http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/asylums.pdf
Erving Goffman
Erving Goffman è nato in
Canada nel 1922 ed è scomparso nel 1982. Si laureò all’Università di
Toronto, quindi passò a Chicago dove si addottorò in filosofia. Negli
anni ’70, dopo aver assunto il ruolo di osservatore scientifico
all’Istituto Nazionale di salute mentale a Bethesda MD, e aver preso
parte a un Comitato per lo studio sulla detenzione, avviò le ricerche
che lo portarono alla stesura della sua opera uscita con immediato e
notevole impatto nel 1961, con il titolo di Asylum: saggi sulla condizione sociale dei malati di mente e altri pazienti. Il libro è composto da quattro saggi, originariamente scritti separati. Il primo, Sulle caratteristiche delle istituzioni totali, è un’indagine sulla vita degli internati e sui rapporti tra questi e lo staff. Il secondo, La carriera morale del malato mentale, analizza gli effetti dell’istituzionalizzazione sulla vita sociale delle persone soggette a questo fenomeno. Il terzo, La vita sotterranea di un’istituzione pubblica,
analizza il rapporto tra l’internato e l’istituzione e in particolare
su come l’internato cerchi di costruirsi uno spazio autonomo. L’ultimo
saggio, Il modello medico e il ricovero psichiatrico, è incentrato sul ruolo dello staff medico negli ospedali psichiatrici.
Come viene spiegato nella prefazione, nel
1955 Goffman si trasferisce nel manicomio di St. Elizabeth a Washington
con lo scopo di apprendere qualcosa sul mondo dell’internato e su come
il malato mentale viva soggettivamente la propria vita. Qui ci resta
diciotto mesi, in incognito, prende appunti, frequenta ambulatori,
corsie, stanze, aree comuni, scantinati, cucine, magazzini.
L’originalità della ricerca sta innanzitutto nella metodologia di
analisi adottata, basata sull’osservazione attenta, molto vicina con la
partecipazione alla vita dei soggetti osservati. L’autore s’interessa in
particolare della relazione che c’è tra psichiatra e malato nella quale
vede un rapporto di potere come governatore e governato e la prima
causa della demolizione del sé dell’internato che si trova soggetto a
questo potere. Goffman realizza una descrizione impressionante di «ciò
che veramente succede» in un’istituzione totale, al di là delle
retoriche scientifiche, terapeutiche o morali con cui chi detiene il
potere nell’istituzione giustifica le pratiche di degradazione degli
esseri umani. Facendo ciò capiamo come Asylum sia un’opera che
richiama inevitabilmente i movimenti di critica e di riforma delle
istituzioni psichiatriche negli anni Sessanta e Settanta e come l’autore
si collochi dalla parte dei degenti psichiatrici. Goffman quindi
rifiutando di dare per scontate le ragioni dello staff medico, si pone
dal punto di vista degli ospiti di queste istituzioni, scoprendo la
disumanità e l’inutilità della cura.
Il volume rende inoltre pubblico il concetto di istituzione totale,
di cui Goffman è stato il primo a parlare. Secondo le parole riportate
dal sociologo canadese nella premessa del suo libro, «un’istituzione
totale può essere definita come il luogo di residenza e di lavoro di
gruppi di persone che – tagliate fuori dalla società per un
considerevole periodo di tempo – si trovano a dividere una situazione
comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e
formalmente amministrato». L’idea da cui parte lo studioso americano è
che normalmente nella vita moderna gli uomini tendono a dormire,
lavorare, frequentare persone, divertirsi in luoghi diversi sotto
differenti autorità; l’istituzione totale unifica invece in un medesimo
luogo e sotto un’unica autorità tutte queste attività quotidiane,
abolendo quella che noi identifichiamo con la libertà individuale.
Nessun commento:
Posta un commento