domenica 24 novembre 2019

PISA: Venerdì 6 Dicembre


Presso lo Spazio Antagonista NEWROZ in via garibaldi 72 alle ore 18
“ESCLUSI”
Presentazione dell’Agenda Scarceranda 2020 e del libro “ESCLUSI DAL CONSORZIO SOCIALE” con:
  • Salvatore Ricciardi, redazione RadioOndaRossa (ROMA)e autore del libro
  • Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (PISA)

giovedì 21 novembre 2019

Intervista alla madre di Elena Casetto

Riceviamo e pubblichiamo l'intervista alla mamma di Elena Casetto, morta bruciata mentre era legata al letto nel reparto di psichiatria all'ospedale Papa GiovanniXXIII. Articolo tratto da un quotidiano. 

Morta a 19 anni nell'incendio: "In ospedale mia figlia stava male, voglio la verità"

«Mia figlia aveva una grandissima voglia di vivere. Se è successo che abbia voluto togliersi la vita, e non lo credo assolutamente, è stato perché soffriva troppo. Oppure c’è stato qualcosa che l’ha fatta desistere dalla vita. Qualcosa lì dentro, in ospedale. Non fuori». A tre mesi esatti dalla morte di sua figlia, ha deciso di parlare, di sfogare rabbia, dolore, domande. Lo fa in esclusiva con “Il Giorno”. Indiaxé Bahia Souza Venet, origini brasiliane, “mamma India” la chiamava sua figlia. Elena Casetto, 19 anni di Osio Sopra, nella Bergamasca, è morta a 19 anni in un incendio nel reparto di psichiatra dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, mentre era legata a un letto di contenzione. Era il 13 agosto.
Signora, è stato scritto che sua figlia aveva tentato due volte il suicidio: la prima l’8 agosto, da un ponte nella zona di Osio e la seconda la mattina del 13 agosto. Dopo questo episodio era stato deciso di contenerla...
«Mia figlia non ha mai cercato di uccidersi né in Italia né prima, quando viveva a Bahia, in Brasile. In quei giorni era nervosa per vari motivi. Con il suo amore per gli animali, voleva adottare un gatto che girava per il condominio. Il pomeriggio dell’8 agosto sono rincasata e l’ho trovata con il gatto. Dovevamo partire per l’Olanda. “Portalo fuori”, le ho ordinato. È uscita di corsa con il gatto. Verso le sei o le sette mi hanno chiamato i carabinieri che mia figlia era per strada e voleva buttarsi da un ponte. Sono sicura che fosse solo una ripicca per il gatto».
E viene ricoverata a Brescia...
«Lì era pulita, ben tenuta, allegra. Faceva il trucco alle altre ragazze ricoverate. La dottoressa mi ha detto che le davano delle pastiglie perché aveva degli sbalzi di umore».
L’8 agosto viene trasferita al Papa Giovanni di Bergamo.
«Elena mi diceva che lei e le altre si sentivano trascurate. Volevo parlare con qualcuno, ma non trovavo nessuno. Il pomeriggio dell’11 agosto sono entrata nella sua stanza. Vomitava, sbavava, aveva gli occhi chiusi e non mi riconosceva. La sua compagna di camera mi ha riferito che un altro ricoverato, un uomo, l’aveva malmenata e fatta cadere. Dopo l’avevano sedata. Era stordita. La chiamavo, le davo dei buffetti sulle guance, ma non rispondeva. Saranno passati venti minuti, mezz’ora. Ha allungato le braccia e ha incominciato a dire cose strane, sembrava delirasse. È riuscita a farmi capire che la trattavano male, che voleva andare a casa. Io e uno del personale l’abbiamo messa su una sedia e rotelle e portata in un’altra ala del reparto, dove ho visto persone che sembravano zombie».
Arriviamo al 12 agosto, il giorno prima della morte di Elena.
«Stava un po’ meglio. Mi ha detto che non le avevano fatto la flebo come avevo chiesto il giorno prima. Aveva vomitato. Non riusciva a mangiare il menu del reparto, come il pesce, che non le era mai piaciuto. Le avevo portato pizza, acqua, succhi, frutta. Nelle mie visite mi ero accorta che puzzava. Voleva fare la doccia il pomeriggio, le avevano risposto che si poteva di mattina. Comunque, sedata com’era, non avrebbe potuta farla né la mattina né il pomeriggio. L’ho portata al bar. Ha preso un gelato. Al momento di risalire, ho avuto l’istinto di fuggire con mia figlia. Non mi perdono di non averlo fatto. La sera le ho mandato un messaggio in Whatsapp per dirle di stare tranquilla. Ha risposto “Viu, viu”, “Sì, sì’ in un dialetto di Bahia”».
Signora, che cosa chiede?
«Voglio verità e giustizia. Giustizia e verità. L’unica cosa che m’interessa è che ho lasciato mia figlia viva e avrei voluto riaverla a casa viva. Elena non era malata di mente. Doveva essere portata a casa e non in ospedale senza il mio consenso. Oppure avvisarmi. Hanno sbagliato dal primo momento».

mercoledì 20 novembre 2019

Montecchio Maggiore (VI) - Circolo Mesa - Incontro con Camap

Serata Antipsichiatrica

Giovedì 21 novembre - Ore 21.00
Discussione antipsichiatrica
con il Collettivo Antipsichiatrico Camuno (CAMAP)

"(..)sequestrare un individuo, considerarlo malato e curarlo contro la sua volontà è sbagliato. In questo senso intendiamo l'antipsichiatria. Non si tratta di essere "contro" i farmaci o "contro" gli psichiatri. Ciò che rifiutiamo, contestiamo e combattiamo nel limite delle nostre possibilità è l'abuso di potere con cui uno stato può decidere di curare uno dei suoi cittadini, contro la sua volontà".

Circolo Mesa, Via L. Da Vinci, 50, 36075 Montecchio Maggiore, Vicenza

sabato 16 novembre 2019

Felicemente pubblichiamo...

COMUNICATO sulla SENTENZA del Processo a due compagni del Collettivo Artaud

I due compagni del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud finiti sotto processo poiché ingiustamente accusati di violenza privata nei confronti di una persona che si era rivolta allo sportello di ascolto, sono stati assolti perché il fatto non sussiste. La nostra battaglia, per la difesa della libertà delle persone all’interno e all’esterno dell’istituzione psichiatrica, andrà avanti e continueremo a lottare contro tutte quelle forme coercitive della psichiatria come la contenzione meccanica, il TSO (trattamento sanitario obbligatorio), per l’immediata chiusura delle REMS (Residenze Esecuzione Misure di Sicurezza) e per l’abolizione dell’Elettroshock. Ringraziamo tutti i compagni e le compagne che ci hanno supportato, sostenuto e dato solidarietà in questi anni.

Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.orgwww.artaudpisa.noblogs.org/ 3357002669

venerdì 8 novembre 2019

Intervista su morte Elena Casetto e contenzione

Intervista Collettivo Artaud su Radio Blackout:
Riprendendo l’orribile morte di Elena Casetto, ritrovata carbonizzata mentre era immobilizzata a un letto dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Approfondiamo con Alberto del Collettivo Antipsichiatrico “Antonin Artaud” gli abusi della contenzione psichiatrica e il ruolo della coercizione e della patologizzazione come tecniche e strategie di gestione degli individui sofferenti e di deresponsabilizzazione della società.

https://radioblackout.org/podcast/polpen-at-the-power-contenzione-tdna-a-processo/

domenica 3 novembre 2019

Padiglione N°6

fonte: https://educattivi.noblogs.org

L’opuscolo intermittente di inform(A)zione e riflessione anti-istituzionale
(in onore al celebre racconto di Cechov, Reparto N°6 – o Corsia N°6)
 
Seguendo l’esempio di compagnx che ci ispirano e incoraggiano proviamo ad uscire con il numero 0 di un opuscolo intermittente che vuole raccogliere periodicamente le lotte, le riflessioni, i saperi, le letture e le testimonianze che ci attraversano, per il bisogno che abbiamo di socializzare analisi e avvenimenti che in qualche modo plasmano i nostri discorsi in quanto assemblea, per poter arrivare a compagnx, scetticx delle pratiche istituzionali, voci, teste disparate, per la possibilità di fare rete e di avvicinarci tra di noi.
Quanto più i saperi sono resi accessibili tanto più le risposte possono essere efficaci, come educ(A)ttivx è questo quello che ci anima.
Si tratta di resistere alle istituzioni totali ancora presenti oggi, da cui siamo pervasi.
A muoverci è la certezza che vi sia, in questa creazione di reti di informazione e controinformazione, un legame che si tesse tra chi scrive, chi legge, chi ha in mano il cartaceo,  chi gli lancia uno sguardo distratto, chi sente una necessità risvegliarsi. Ruoli tutti intercambiabili per tessiture fluide. Stampiamo opuscoli/creiamo periodici/raccontiamo ciò che abbiamo intorno per esserci più vicinx.
L’opuscolo sarà diffuso liberamente e gratuitamente

PADIGLIONE N°6 SCARICA E DIFFONDI

Letture, testimonianze, lotte, inform(A)zione, iniziative
Inform(A)zione e riflessione anti-istituzionale
“CRIMINI DI PACE,
RICERCHE SUGLI INTELLETTUALI E SUI TECNICI COME
ADDETTI ALL’ OPPRESSIONE”
Attuale più che mai, un invito ai tecnici del consenso alla ribellione, una disamina molto chiara al discorso anti-istituzionale che ci muove.
“SALUTE/MALATTIA
LE PAROLE DELLA MEDICINA”
Per contestualizzare la fabbrica della cura e relativizzare il concetto di “salute”.
“LA VITA QUOTIDIANA COME STORIA, SENZA PAURA E SENZA PSICHIATRIA”
Per l’esperienza concreta e la testimonianza così significativa e attuale dell’ATP, per la ricchezza che ha portato a tuttu noi conoscere il collettivo Bernardoni, per mutuare processi di consapevolezza, autogestione e solidarietà.
 
“DISCOLA,
DESCOLARIZZARE ANCORA LA SOCIETÀ ‘
Compagnx sovversivx che coraggiosamente riattualizzano le riflessioni di Illich sul paradigma scolastico offrendo una cornice  all’alienazione istituzionale attuale.
E ADESSO PARLIAMO NOI
TERAPIA AL BISOGNO PER I PREGIUDIZI
Un’esperienza originale di contaminazione e messa in discussione dove finalmente “l’utente” si ribella e riprende parola, racconti autobiografici, voci che si spogliano dai loro “abiti” e delle categorie per tornare al racconto autobiografico e alla propria umanità.
L’opuscolo prosegue con la testimonianza di una compagna operatrice in una struttura residenziale.
STORIA DI M.
Storia di un diritto negato, l’istituzione che espropria e annichilisce.
Segue la lotta di Jacopo:
LIBERATE JACOPO
Storia di un diritto negato, storia almeno di un diritto rivendicato. L’incredibile lotta di un educatore fiorentino contro  l’istituzionalizzazione e medicalizzazione dei bisogni e l’esproprio dei diritti delle persone vulnerabili.
COBAS SCUOLA DENUNCIA:
OSSESSIONE DIAGNOSTICA
La denuncia di Cobas Scuola alla medicalizzazione dell’infanzia e alla burocratizzazione dell’insegnamento.
Seguono poi le iniziative:
IL PRESIDIO, NO ELETTROSHOCK – NO ABUSI E MORTI NEI REPARTI!
Accanto ai compagni del collettivo Anonin Artaud , del collettivo Camap, del collettivo SenzaNumero e alla rete No Psichiatria, contro gli abusi nei reparti psichiatrici, contro la pratica dell’elettroshock e nel ricordo di Elena Casetto, morta bruciata a Bergamo legata al letto a 19 anni lo scorso agosto.
LABORATORIO DI TEATRO POPOLARE
L’iniziativa del Laboratorio Popolare di Teatro del Teatro Popolare di Bologna, compagnia Teatrale che fa politica attraverso il teatro offrendo la possibilità, a chiunque voglia, di avvicinarsi gratuitamente alla recitazione e alla drammaturgia.