sabato 29 settembre 2018

PRESENTAZIONI in ITALIA di “INDAGINE SU UN’EPIDEMIA ” con ROBERT WHITAKER

fonte: https://artaudpisa.noblogs.org/

CALENDARIO INIZIATIVE/PRESENTAZIONI in ITALIA di “INDAGINE SU UN’EPIDEMIA ” con ROBERT WHITAKER
“Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci” di Robert Whitaker edizioni Giovanni Fioriti

Venerdì  12/10/2018   Presentazione del libro a Torino organizza il collettivo Antipsichiatrico Mastrogiovanni c/o Radio Blackout in via Cecchi 21 alle ore 21per info:antipsichiatriatorino@inventati.org

 Sabato   13/10/2018     Presentazione del libro a Firenze organizza il Collettivo Antispichiatrico Antonin Artaud c/o il CSA NexT Emerson in via di Bellagio alle ore 18 per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

 Domenica  14/10/2018  Presentazione del libro a Modena c/o la Scintilla in Strada Attiraglio 66 alle ore 17 per info: lascintilla@autoproduzioni.net

 Lunedì   15/10/2018      Presentazione del libro a Pisa all’Università c/o l’aula magna della Facoltà di Scienze Politiche in via Serafini 3 alle ore 16:30 organizza il Collettivo Antispichiatrico Antonin Artaud per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

Martedì  16/10/2018     Presentazione del libro a Roma c/o sala ovale – casa del parco, Parco delle Energie in via Prenestina 175 alle ore 18:30 Organizza il collettivo antipsichiatrico SenzaNumero  per info: senzanumero@autistici.org

domenica 23 settembre 2018

Le vittime dei taser di cui non si parla


Nancy Schrock sapeva che la situazione stava precipitando. Suo marito era in cortile in uno stato di estrema agitazione, lanciava sedie per aria e urlava contro i demoni. La donna ha chiamato la polizia. “Bisogna portarlo in ospedale”, ha detto al centralinista del 911. Erano le 22.24 di un giovedì del giugno del 2012. “Sta male, molto male”. Tom Schrock aveva lottato contro la depressione e problemi legati all’abuso di droghe per tutti i 35 anni del loro matrimonio. Dopo la morte del loro primo figlio per un’overdose di eroina, tre anni prima, le crisi erano diventate più violente. La polizia era stata chiamata a casa degli Schrock, che vivono a Ontario, vicino a Los Angeles, almeno una decina di volte. Di solito gli agenti portavano Tom in ospedale, dove veniva curato e rimandato a casa dopo 72 ore.
Ma non questa volta.
Alla chiamata hanno risposto tre agenti, allertati per “disturbo della quiete pubblica da parte di un uomo disarmato con problemi mentali”. Nancy li ha fatti entrare dal retro. L’agente Santiago Mota ha impugnato il taser. Appena i poliziotti sono usciti in cortile, Tom gli si è avvicinato a passo svelto, con le braccia abbassate e i pugni chiusi. Gli agenti gli hanno intimato di fermarsi, ma Tom continuava ad avanzare borbottando: “Fuori di qui”.
Mota ha sparato con il taser.
Tom si è piegato e ha indietreggiato. Mota si è avvicinato, gli ha appoggiato la pistola elettrica sul petto e l’ha azionata di nuovo. Tom, 57 anni, è crollato rantolando e ha perso i sensi. Non ha mai ripreso conoscenza. “Ho chiamato la polizia per chiedere aiuto”, dice Nancy. “Non per farlo uccidere”.
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Il medico legale della contea di San Bernardino ha spiegato che la morte di Tom Schrock era attribuibile a vari fattori, in particolare all’interruzione del flusso di ossigeno al cervello causata da un arresto cardiaco innescato “dall’intervento delle forze dell’ordine”. La prima tra le cause che hanno contribuito al decesso è stata l’uso del taser.
Gli Schrock hanno fatto causa al dipartimento di polizia di Ontario e all’azienda che produce la pistola elettrica, Taser International, sostenendo che l’arma fosse intrinsecamente pericolosa e accusando il dipartimento di non aver adeguatamente formato gli agenti sui rischi legati all’uso del taser su persone affette da disturbi mentali. L’amministrazione comunale ha accettato di pagare 500mila dollari. Il caso contro Taser è stato chiuso a giugno del 2017: le due parti non hanno voluto rivelare se sia stato pagato un risarcimento.
Più di mille morti
In tutti gli Stati Uniti migliaia di corpi di polizia hanno adottato il taser. E i casi simili a quello di Schrock sono sempre più frequenti: un colpo di taser, una morte accidentale, una richiesta di risarcimento. Ma dietro a ogni caso si nasconde una realtà più complessa ed è nato un dibattito sull’uso di queste armi.
Negli Stati Uniti la Reuters ha documentato 1.042 casi di persone colpite a morte con un taser dalla polizia, in gran parte avvenuti dopo l’inizio degli anni duemila. Molte vittime appartengono a gruppi di persone vulnerabili. Un quarto delle vittime soffriva di crisi psicotiche, come Schrock, o disturbi neurologici. In nove casi su dieci la vittima era disarmata.
Più di cento incidenti mortali sono cominciati con una richiesta d’aiuto al 911 durante un’emergenza medica. In molti casi non è possibile stabilire con precisione quale sia stato il ruolo del taser. Ma ci sono oltre quattrocento eventi dei quali la documentazione presentata in tribunale fornisce un resoconto abbastanza dettagliato. In un quarto di questi casi i poliziotti hanno usato solo il taser. Negli altri casi sono state impiegate altre forme di coercizione.
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La gran parte dei ricercatori indipendenti che hanno studiato le pistole elettriche concordano sul fatto che, quando i taser sono usati in modo appropriato, le morti sono rare. Ma è altrettanto vero che calcolare la probabilità di morire a causa di una scarica elettrica del taser è praticamente impossibile perché non ci sono dati ufficiali sull’uso di quest’arma e i decessi hanno spesso più di una causa.
Sullo sfondo di questa incertezza generale, Taser International ripete da anni che le sue armi non sono quasi mai la causa di morte. L’azienda sostiene che le vittime delle pistole elettriche sono state 24: 18 persone sono morte per traumi alla testa o al collo nella caduta successiva al colpo e sei per le fiamme innescate dall’arco elettrico dell’arma. Secondo l’azienda, nessuno è mai morto per l’effetto diretto della potente scarica elettrica sul cuore o su altre parti del corpo.
Alcuni documenti ufficiali, però, raccontano una storia diversa.
Reuters ha potuto consultare le autopsie di 712 delle 1.005 vittime censite. In 153 casi, oltre un quinto, il taser è indicato come causa o come fattore che ha contribuito alla morte. Le altre autopsie citano una combinazione di problemi di salute, in particolare di cuore, di abuso di droghe e traumi di vario genere.
Taser International ha raggiunto il successo grazie a una precisa strategia di marketing
Il taser è considerato un dispositivo utile a garantire la sicurezza degli agenti. Circa il 90 per cento dei 18mila diversi corpi di polizia degli Stati Uniti lo usa. L’arma spara due dardi collegati alla pistola da cavi sottili. Quando il dardo colpisce il bersaglio, una scarica di corrente a impulsi provoca una paralisi neuromuscolare che concede agli agenti alcuni secondi per immobilizzare il soggetto. La pistola può anche essere premuta contro il corpo, causando dolore intenso.
Studi indipendenti hanno dimostrato che il taser, se usato correttamente, riduce il rischio di infortuni per gli agenti e le persone che li affrontano. Secondo Taser International, le pistole elettriche sono state usate oltre tre milioni di volte sul campo.
Le 1.005 morti identificate da Reuters superano del 44 per cento le 700 riportate da Amnesty international alla fine del 2016, nonostante l’agenzia di stampa abbia usato criteri più rigidi per il conteggio. Secondo Taser International queste cifre forniscono un quadro esagerato dei rischi perché lasciano intendere che la pistola elettrica sia la causa di tutti i decessi, mentre nella maggior parte dei casi i poliziotti hanno usato altre forme di coercizione. I dispositivi, continua l’azienda, hanno salvato migliaia di vite.
Dopo che Reuters ha presentato i risultati della sua ricerca a Taser International, la società ha inviato un promemoria alle forze dell’ordine in cui prende in esame alcuni punti centrali della ricerca definendoli “non nuovi” e promettendo di fornire “informazioni cruciali” per sconfessare le conclusioni di Reuters. Taser International, che ha acquisito la tecnologia della pistola elettrica negli anni novanta, ha cambiato nome nell’aprile del 2017 in Axon Enterprise. Il cambio di nome, spiega l’azienda, sarebbe legato all’espansione della gamma dei prodotti commercializzati.
Messaggi contraddittori
Taser International ha raggiunto un’enorme popolarità grazie a una strategia di marketing ben precisa: convincere i dipartimenti di polizia che, invece di ricorrere ad armi letali o a scontri fisici potenzialmente pericolosi, gli agenti avrebbero potuto neutralizzare soggetti ostili paralizzandoli con la pistola elettrica.
Eppure, come dimostra quest’inchiesta, anche le pistole elettriche possono causare la morte. In molti casi le persone decedute soffrivano di problemi mentali, disturbi emotivi o sindromi convulsive.
Negli Stati Uniti spetta ai dipartimenti di polizia, non al produttore, stabilire in quali casi gli agenti possono usare le pistole elettriche. Ci sono stati, come il Connecticut, che hanno codificato un regolamento generale per l’uso del taser. Alcuni tribunali federali hanno stabilito che il taser può essere impiegato solo su soggetti aggressivi, un’idea condivisa da un numero sempre maggiore di dipartimenti di polizia. Il think tank Police executive research forum mette in guardia contro l’uso del taser su “persone che si trovano in stato di emergenza medica”. Le procedure seguite dalle forze dell’ordine, in ogni caso, sono molto varie.
La stessa azienda produttrice ha inviato messaggi contraddittori riguardo l’uso delle pistole elettriche su soggetti con disturbi mentali, come ha potuto verificare Reuters esaminando i fascicoli legali e le centinaia di pagine di materiale informativo prodotto da Taser International negli ultimi quindici anni.
All’inizio degli anni duemila, quando i taser hanno cominciato a diventare popolari tra le forze di polizia, l’azienda presentava le pistole elettriche come uno strumento efficace e relativamente sicuro per controllare le persone che soffrivano di disturbi mentali o erano sotto l’effetto di droghe o alcol. Nel 2004 Taser International sosteneva che la pistola elettrica “stava diventando rapidamente lo strumento più adatto” a gestire “persone emotivamente disturbate”.
Con il passare degli anni l’azienda ha adottato un atteggiamento più prudente. Nel materiale fornito ai dipartimenti di polizia nel 2013, si consigliava di non colpire “persone ritenute con disturbi mentali”. Nelle raccomandazioni ufficiali per le forze dell’ordine non si citavano casi del genere, ma si sconsigliava l’uso su persone in stato di “agitazione estrema” e dal “comportamento bizzarro”.
I dipartimenti di polizia e i loro avvocati hanno sottolineato che per un agente può risultare impossibile stabilire se un soggetto risponde a questi criteri. Valutare rapidamente lo stato mentale di un individuo “è una delle cose più difficili che un poliziotto possa dover fare”, spiega Eric Carlson, istruttore e consulente del dipartimento di polizia metropolitano di Las Vegas.
I taser non dovrebbero essere usati su gran parte della popolazione
Le ricerche sull’uso del Taser su persone in stato di agitazione mentale e altri individui vulnerabili sono molto limitate. Jena Neuscheler, co-autrice di uno studio sul taser del Criminal justice center della Stanford University, spiega che la carenza di dati è dovuta anche a vincoli etici. “Non sappiamo quale sia l’impatto sulle persone affette da malattie mentali, sotto effetto di droghe, cardiopatiche o potenzialmente in stato di gravidanza”, spiega Neuscheler, “perché non siamo autorizzati a effettuare test su queste persone”.
Lo studio della Stanford University ha dimostrato che i taser non dovrebbero essere usati su gran parte della popolazione e che l’arma è sicura “solo se usata su individui in salute che non sono sotto l’effetto di droga e alcol, non sono in stato di gravidanza e non soffrono di disturbi mentali, a patto che il soggetto riceva una scossa standard della durata di cinque secondi su una delle aree del corpo approvate”.
Limitare l’uso
McAdam Lee Mason sembrava disorientato quand’è uscito barcollando dalla casa in Vermont che condivideva con Theresa Davidonis e i suoi figli. Era il tipico comportamento di Mason quando si stava riprendendo da una crisi convulsiva. Gli agenti della polizia di stato che avevano circondato la casa quel pomeriggio del giugno del 2012 hanno avuto una percezione diversa.
Mason, 39 anni, era un artista che soffriva di crisi convulsive e disturbi mentali dopo aver riportato danni al cervello in un incidente ai tempi del liceo. Gli agenti erano già stati a casa sua poche ore prima, perché Mason aveva chiamato un centro di sostegno dicendo di aver avuto una crisi, di essere infuriato e di voler uccidere se stesso o qualcun altro. Davidonis aveva mandati via i poliziotti, spiegando che Mason era spesso irrazionale e incoerente dopo le crisi. Non era una minaccia e non era armato.
Qualche ora dopo, gli agenti sono tornati per un controllo. Davidonis era uscita e nessuno aveva risposto al campanello. Mentre gli agenti si posizionavano nella proprietà sospettando che Mason si fosse nascosto nel bosco circostante, Davidonis era rientrata. L’agente David Shaffer si era nascosto dietro un albero accanto alla casa, con un fucile d’assalto. Ha visto Mason nel giardino e gli è

domenica 16 settembre 2018

Un'esperienza di antipsichiatria pratica: ''La Cura''

di Giuseppe Bucalo

settembre 2002 - settembre 2018
IO SONO LA CURA
un'esperienza di antipsichiatria pratica

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I primi di settembre dell'anno 2002 viene avviata la comunità di accoglienza a bassa soglia "La Cura", grazie ad un finanziamento regionale ottenuto dall'associazione Penelope. Coordinamento solidarietà sociale che ho
promosso, con altri, nel 1996 e di cui tutt'ora sono il rappresentante legale.
Da anni, dopo le esperienze di autogestione promosse dal Comitato Iniziativa Antipsichiatrica nel paese di Furci Siculo (dove siamo nati), a Catania e, per un periodo, anche nelle città di Palermo e Messina, ci siamo interrogati in merito alla possibilità/necessità di creare "rifugi antipsichiatrici" a supporto dei percorsi individuali di liberazione dalla psichiatria.
Per cultura e vocazione ci siamo sempre orientati per un approccio pratico, ritenendo l'antipsichiatria non un'ideologia o una teoria alternativa alla psichiatria, ma un punto di vista. Una volta assunto (una volta cioè che ci si è liberati dalla necessità di negare l'esperienza dell'altro definendola come malattia o disagio), quello che ci è sempre premuto è praticarlo, renderlo concreto, confrontarci su un piano di realtà con gli altri punti di vista che costituiscono la cultura dominante.
Il comitato iniziativa antipsichiatrica nasce nel 1986. Solo 16 anni dopo ci sentiremo pronti ad affrontare questa avventura.
Le nostre remore non sono mai state "ideologiche". Il Comitato è, credo e a mia memoria, l'unico gruppo antipsichiatrico organizzato in Italia che non è espressione di gruppi politici, collettivi o esperienze di movimento.
Il nucleo originario era costituito da un gruppo di amici, alcuni dei quali, fra i quali io stesso, aveva avuto un'esperienza di tirocinio (in qualità di assistente sociale) presso il manicomio di Messina. Questa esperienza aveva aperto in ognuno di noi una profonda ferita (per alcuni sul versante umano, per altri su quello culturale e politico), spingendoci ad organizzarci per provare a portare fuori da quell'inferno (e dalla sua logica) i nostri concittadini ed evitando di farci mandanti di nuovi internamenti (secondo la procedura del Tso introdotta dalla legge 180).
Le remore all'apertura di "luoghi" erano legate ad una semplice e pratica questione di fondo: il nostro rifiuto della psichiatria è essenzialmente rifiuto della delega a specialisti di questioni che riguardano noi stessi e le nostre relazioni; è rifiuto di qualsiasi concetto di malattia o sofferenza mentale che individui gli utenti psichiatrici come soggetti altri rispetto al resto del genere umano; è rifiuto di qualsiasi concetto di "cura" riferito a qualsiasi azione che intende influire, negare, modificare modi di pensare, essere e fare degli individui.
Partendo dal nostro punto di vista sentivamo che creare un qualsiasi luogo di incontro, accoglienza, ascolto specialistico e riservato agli utenti psichiatrici, rischiava di riproporre, nel negarla, una sorta di diversità ontologica dei matti e la necessità che per loro si pensino e attuino percorsi specifici da parte di persone competenti/sensibili/preparate ad hoc.
Questa constatazione ci ha fatto per anni preferire confrontarci direttamente con le persone nei luoghi in cui vivono insieme a noi, nell'ambito delle nostre relazioni e nelle realtà sociali che condividiamo. Nessuno spazio separato, nessuna attività ad hoc, nessuna rappresentazione teatrale, squadra di calcetto o altra iniziativa collettiva che individui le persone, se non lo vogliono, né lo scelgono, come appartenenti al gruppo dei "malati", "disagiati" o "sofferenti" mentali.
L'esperienza pratica ci ha edotti del fatto che la liberazione dalla psichiatria passa dalla possibilità di utilizzare risorse non solo giuridiche ma anche materiali per separarsi e rendersi autonomi dai contesti sociali e familiari in cui si è inseriti. Abbiamo capito che, fuor di ogni dubbio, la cosiddetta psichiatria delle "buone pratiche" consiste essenzialmente in uno scambio in cui la persona, per usufruire di spazi di libertà e di scelta sempre più ampi, ma anche di possibilità concrete di accoglienza, vitto e reddito, deve accettare il suo status di "paziente" e riconoscere quello di "terapeuti" ai suoi custodi/curatori/amministratori.

giovedì 13 settembre 2018

'Armato di problemi psichici e nudità': colpito col taser...

Momenti di panico stanotte, dopo le 2, nella zona della Fortezza da Basso a Firenze, dove un uomo, un 24enne turco, ha dato in escandescenze ed è stato bloccato dai carabinieri con il taser, la pistola a impulsi elettrici in sperimentazione da una settimana alle forze dell'ordine italiane.

Secondo quanto appreso, l’uomo è stato ritrovato nudo, in un forte stato di agitazione e si sarebbe mostrato aggressivo sia con i passanti che con i militari intervenuti. A quel punto, i carabinieri lo avrebbero colpito con il taser ed il 24enne sarebbe stato colto da un malore.

Trasportato in ambulanza in codice giallo al pronto soccorso di Santa Maria Nuova, il 24enne all'arrivo in ospedale, è stato sottoposto ad alcuni esami, tra cui un elettrocardiogramma e, secondo quanto appreso, si troverebbe al pronto soccorso in osservazione, sorvegliato dalle forze dell'ordine.

E’ la prima volta che la pistola a impulsi elettrici viene usata a Firenze, da quando il taser è in sperimentazione alle forze dell’ordine.

tratto da ilsitodifirenze.it, segnalato da Artaud 

mercoledì 12 settembre 2018

Giornata Contro La Psichiatria, CAMAP a Trento Sab 15/09

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GIORNATA CONTRO LA PSICHIATRIA

"𝑬 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒏𝒄𝒂𝒓𝒄𝒆𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆! 𝑺𝒊 𝒔𝒂 – 𝒆 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒍𝒐 𝒔𝒊 𝒔𝒂 𝒂𝒃𝒃𝒂𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒂 – 𝒄𝒉𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒔𝒑𝒆𝒅𝒂𝒍𝒊, 𝒍𝒖𝒏𝒈𝒊 𝒅𝒂𝒍𝒍’𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒔𝒑𝒆𝒅𝒂𝒍𝒊, 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒑𝒂𝒗𝒆𝒏𝒕𝒆𝒗𝒐𝒍𝒊 𝒑𝒓𝒊𝒈𝒊𝒐𝒏𝒊, 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒊 𝒅𝒆𝒕𝒆𝒏𝒖𝒕𝒊 𝒇𝒐𝒓𝒏𝒊𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒂 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒎𝒂𝒏𝒐𝒅𝒐𝒑𝒆𝒓𝒂 𝒈𝒓𝒂𝒕𝒖𝒊𝒕𝒂 𝒆 𝒖𝒕𝒊𝒍𝒆, 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒍𝒆 𝒔𝒆𝒗𝒊𝒛𝒊𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒈𝒐𝒍𝒂, 𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒗𝒐𝒊 𝒍𝒐 𝒕𝒐𝒍𝒍𝒆𝒓𝒂𝒕𝒆. 𝑳’𝒊𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒍𝒊𝒆𝒏𝒂𝒕𝒊, 𝒔𝒐𝒕𝒕𝒐 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒑𝒆𝒓𝒕𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒈𝒊𝒖𝒔𝒕𝒊𝒛𝒊𝒂, è 𝒑𝒂𝒓𝒂𝒈𝒐𝒏𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒔𝒆𝒓𝒎𝒂, 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒊𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒂𝒍 𝒃𝒂𝒈𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒏𝒂𝒍𝒆."
Antonin Artaud

L'11 giugno 2018 a Genova un ragazzo di vent'anni, Jefferson Tomalà, muore durante un TSO ucciso da un poliziotto. Un mese dopo, l'11 luglio 2018, viene ricoverata con TSO una nigeriana di 19 anni in seguito al suo rifiuto di stare in una struttura protetta per donne della Croce Rossa.
Sono solo due esempi recenti di come la psichiatria sia uno degli strumenti dello Stato per il controllo e la repressione. Molte sono le persone morte in seguito al TSO e alla somministrazione di psicofarmaci e molte sono le persone ricoverate in maniera coercitiva, anche in seguito ad azioni che rientrano nella ormai poco vasta gamma della "normalità", come il cantare canzoni anarchiche in una spiaggia (Franco Mastroianni), inveire a un comizio di Romani Prodi (Luigi Salvi) o semplicemente starsene seduti su una panchina (Andrea Soldi).
Questa giornata vuole essere una giornata di riflessione sulla psichiatria e i suoi strumenti, sulla sua funzione di controllo sociale, su come essa agisce, sugli strumenti che abbiamo per far fronte a essa e sulle nostre possibilità di azione per sovvertire la sua logica e soprattutto quella della "normalità".

Dalle 16.00
Chiacchierata con Craig Lewis, "punk counsellor" dagli USA
A seguire discussione aperta con:
- Collettivo CAMAP di Brescia
- Collettivo AltreMenti di Bologna XM24

Sentitevi liberi/e di portare la vostra esperienza.


Dalle 20.00
Cena vegan a prezzi popolari e concerto punk hardcore con (in ordine sparso):

- CREPA (VR)
https://crepa.bandcamp.com/releases

- AIDS (PN)
https://www.facebook.com/AIDSamiciinseparabilidisempre/
https://www.youtube.com/channel/UCEb-010GNI2ah2HKAYDOo7w

- SUBMEET (MN)
https://www.facebook.com/submeet.band/
https://submeet.bandcamp.com/

- LIR (BZ)

- APEROL NOYZ (VR)

…a fine concerto balli trash fino al mattino con Dj Karota.


SKATEPARK DI TRENTO, via ghiaie.
Rispetta il posto, se vuoi portare la tua distro ricorda il tavolino!

Il ricavato dell'iniziativa andrà in benefit inguaiati con la legge.

NO SESSISTI, NO RAZZISTI, NO FASCI, NO SCASSACAZZI
SI PRESI BENE, SI DISAGIO

domenica 2 settembre 2018

La libertà sospesa

La libertà sospesa / Il Trattamento Sanitario Obbligatorio
Potrebbe succedere a chiunque nel nostro Paese: attraversi in macchina l’isola pedonale, contravvenendo al codice della strada, e invece di essere multato vieni inseguito e arrestato da vigili urbani, carabinieri e guardia costiera sulla spiaggia. Poi, con il TSO, sei rinchiuso nel reparto di psichiatria dell’ospedale della tua zona, sedato, legato, non ti viene dato né da bere, né da mangiare, ai familiari è impedito di visitarti...
Così scrive Giuseppe Galzerano nel suo intervento in questo libro. Galzerano descrive l'esperienza di un suo amico, Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare, morto dopo più di quattro giorni di letto di contenzione cui era stato costretto per un TSO.

Gli Autori