sabato 23 gennaio 2021

Campania. Rems, Tso e carcere: quando la libertà personale è limitata

di Damiano Aliprandi

fonte: http://www.ristretti.org


 

Presentato ieri a Napol il dossier curato da Samuele Ciambriello, garante campano dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Non solo carcere, ma anche un monitoraggio sul Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso) e le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems). D'altronde non a caso parliamo del garante delle persone private della libertà. Quindi non solo i detenuti, ma tutte quelle persone che di fatto subiscono una limitazione della libertà. In questo caso parliamo dell'attività svolta da Samuele Ciambriello, garante della regione Campania.

Ieri mattina si è tenuto a Napoli, nella sala Multimediale del Consiglio Regionale, isola F13, la presentazione di questo importante lavoro presieduto dal Garante Samuele Ciambriello, dalla vicepresidente del Consiglio Regionale, Valeria Ciarambino e dalla presidente della Commissione Regionale Cultura e Politiche Sociali, Bruna Fiola.

La pubblicazione si inserisce in un percorso di studio e approfondimento sui temi più attuali della realtà carceraria e dei luoghi in cui vi è la privazione della libertà personale, in cui l'Ufficio del Garante è impegnato e che ha visto, finora, la produzione di opuscoli e quaderni su Covid e carcere, il tema dei suicidi, dell'affettività e della tutela dei minori. All'evento ha partecipato anche Fedele Maurano, Direttore Dipartimento Salute Mentale, Asl Na1centro, Raffaele Liardo, Direttore Rems Calvi Risorta, Giuseppe Ortano, Associazione psichiatria democratica e Emanuela Ianniciello, Cooperativa Articolo 1.

Come spiega il Garante Ciambriello nella sua introduzione al dossier, in questo suo complesso lavoro di mappatura, per la prima volta affrontato sull'intero territorio regionale, ha chiesto di accompagnarlo all'Associazione "Psichiatria Democratica", per quel che concerne il mandato istituzionale di monitoraggio della situazione sanitaria, ed alla Cooperativa "Articolo 1", per effettuare visite e approfondimenti per le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Tale pubblicazione, che anticipa i dati raccolti nel 2020 che andranno a costituire la relazione annuale prossima, rileva importanti notizie riguardanti le due aree sopracitate al tempo dell'emergenza Covid-19.

Area sanitaria esterna - Il garante Ciambriello sottolinea che con il termine Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso) si intendono una serie di interventi sanitari che possono essere applicati in caso di motivata necessità ed urgenza e qualora sussista il rifiuto al trattamento da parte del soggetto che deve ricevere assistenza.

"Nello specifico, al 20/12/2020, - osserva nella sua introduzione al dossier il garante campano - l'offerta di posti letto nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura della Regione Campania ha subìto, causa pandemia, una contrazione di circa il 15%, passando da 140 a 120 posti. Dal 19/10/2020 l'ospedale San Giovanni Bosco (Na) è stato riconvertito in presidio Covid ed i locali del Spdc destinati ad altro impiego; presso l'Ospedale del Mare (Na) i due reparti sono stati fusi in un unico Servizio dotato al momento di 16 posti letto; presso l'Asl di Salerno, invece, nessun cambiamento è stato rilevato con l'arrivo del Covid e nessuna riduzione dell'offerta". Sulla spinta delle Linee Guida Nazionali, i 7 Dipartimenti di Salute Mentale presenti sul territorio campano hanno proposto o convalidato Protocolli di Intesa con i rispettivi Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc) riguardanti Percorsi Assistenziali degli utenti Sars-CoV-2 con problematiche emotive cognitive e comportamentali. Alla luce del rapporto posti letto/popolazione residente, che viene considerata ottimale sulla base di un posto ogni 10.000 abitanti, secondo Ciambriello "è possibile affermare che l'attuale offerta del Servizio Sanitario Nazionale è assolutamente inadeguata alle necessità della popolazione, e che l'attuale situazione sanitaria non ha fatto che amplificare una carenza preesistente".

Le Rems e i detenuti in lista d'attesa - Per quanto riguarda invece la situazione delle residenze per le misure di sicurezza campane, le due Rems definitive (San Nicola Baronia e Calvi Risorta), con altre due in regime temporaneo (Mondragone e Vairano Patenora), attualmente ospitano 44 persone. Nota estremamente positiva è che nel periodo che va da marzo 2020 ad oggi, nelle 4 strutture campane nessuno degli ospiti è stato contagiato. Gli unici contagi si sono registrati ad Avellino dove uno screening di massa, effettuato alla fine del mese di settembre u.s., ha permesso l'isolamento delle 6 unità del personale risultate positive e tutte attualmente negativizzate.

Dei 44 posti letto totali attualmente occupati nelle 4 Rems, nel periodo in questione, nel dossier redatto dall'ufficio del garante regionale emerge che ci sono stati trasferimenti sia in entrata (per cui è stata seguita la procedura prevista dal sistema centrale del previo tampone), che in uscita attraverso una sostituzione della misura custodiale. La preoccupazione di Ciambriello è rivolta ai detenuti in attesa di collocamento nelle Rems che sono 19: di questi ultimi, 18 provengono da Istituti Penitenziari della regione Campania (10 ristretti nelle Articolazioni Mentali e 3 nei reparti comuni, 5 attendono il fine pena) e 1 proveniente dalla regione Lazio, dalla Casa Circondariale di Regina Coeli.

Mentre sono 10 le persone in attesa di un posto in Rems che provengono dalle proprie residenze poiché sottoposti al regime degli arresti domiciliari. Sul tema generale della salute mentale, in carcere e nell'area penale esterna, Samuele Ciambriello organizzerà quest'anno un momento seminariale con più attori: Sanità pubblica, Operatori penitenziari, Terzo Settore, Volontariato, esponenti politici, con l'intento di promuovere le buone prassi e ridurre le criticità emerse dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

sabato 9 gennaio 2021

Elena è morta una seconda volta

di Giovanna Del Giudice, portavoce Campagna nazionale …e tu slegalo subito 

È passato un anno e mezzo dalla morte di Elena Casetto. Il 13 agosto 2019, nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, Elena, 19 anni, che scriveva poesie, che sognava di studiare a Londra, che chiedeva aiuto per il suo dolore, è morta carbonizzata in un letto, sola, legata mani e piedi, in una stanza chiusa a chiave.Nei giorni scorsi, si sono concluse le indagini preliminari, istruite dal Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Bergamo dott.a Letizia Ruggeri, con il rinvio a giudizio di due addetti della squadra anticendio dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXII, dipendenti da una impresa appaltatrice del pronto intervento antincendio. Agli atti si legge che i due uomini vengono indagati del reato di cui all’art.113, 449 c.p., perché cagionavano per colpa l’incendio della stanza di degenza n.4 T7 017, nonché degli arredi e degli impianti in esso presenti. [...] Con la conseguenza che il giorno 13 agosto 2029 presso il reparto di Psichiatria menzionato, dopo che il personale aveva provveduto a mettere in essere le procedure di contenzione nei confronti della paziente CASETTO Elena, costei dava fuoco al letto e a se stessa con un accendino, facendo attivare l’impianto rilevazione fumi e l’allarme e antincendio.” E altresì gli stessi sono indagati per il reato di cui all’art.113, 589 c.p., in quanto “cagionavano per colpa la morte di CASETTO Elena. [...] A causa dell’inadeguato (imperito e negligente) intervento degli Addetti Anticendio, l’incendio si propagava oltre al letto sul quale era contenuta CASETTO Elena, a tutta la stanza, agli arredi, ai serramenti e al soffitto cagionando il decesso della predetta paziente in seguito all’arresto cardio respiratorio dovuto all’inflazione dei fumi e vapori bollenti e allo shock termico.”Sconcertante come le indagini preliminari si siano concluse portando a giudizio l’ultimo anello, il più debole, di una catena di responsabilità che hanno portato alla morte di Elena. In qualche modo legittimando tutti i passaggi precedenti. Quello che sappiamo su questo tragico evento è poco, appreso dalle notizie di stampa, dalle dichiarazioni dell’Azienda ospedaliera di Bergamo e dal rapporto del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. Ma pure apre squarci impressionanti. Sappiamo che “La paziente deceduta era stata bloccata pochi istanti prima dell’incendio, a causa di un forte stato di agitazione, dall’équipe del reparto.” Nello specifico: la “paziente” era stata legata mani e piedi, fissata al letto con una fascia