mercoledì 27 ottobre 2021

Poesia 27/10/21

 Le odiate sirene rompono il silenzio
Mentre sbuffo  
Guardo in stazione passivo/statico i freddi schermi.
Molto spesso difficile trovare un senso
Per i deboli arduo sedare il tormento
Fumare compulsivo
Posacenere colmi
Assenso?
Vorrei annegare i timori nel assenzio
Odore di dimesso
Afflitto/in guerra depresso.
Padre,figlio e cronaca nera
Abusi su minori
Sempre in testa la chiesa
Sbarre invisibili
L' inferno in alcune famiglie la sera...
Chi muore?
Forse tua madre?
Forse un signore?
Forse per spaccio?
Forse per malattia mentale?
Forse perché criminale?
Forse perché troppo normale?
Forse perché schiavo a lavorare?
Forse perché costretto a scappare e migrare?...
Chi muore?
Tutti i minuti/tutte le ore
Il panico si illumina
Ogni mattina alle prime ore...
Chi muore?
Quali deboli?
Siete voi...
Governi, leggi, repressioni, farmaci...
Per imbrogliare la vostra paura,
Non ammettete di odiarvi,
Invidiosi e incapaci
Di essere felici
Cali di Serotonina
Alcol di pregio e Cocaina.
Tristi
Potenti
Benpensanti...
Assilati dai fantasmi,
Dilaniati dalle colpe,
Umiliati dai vostri orgasmi,
Divorati dai vermi
Sbranati dai matti.
Sulle vittime piangono
Le suore...
La nostra Lotta
Contro tutto
Il nostro amore...
Insiste
Solidale
Continua
Non muore.
Credo che essere buoni
Non sia un limite...
Tremare non è essere fragili...
La vita non è attendere
Come in posta il crepare.
Ho la piena certezza
Che il sincero ardore
E la passione più trasparente
Sono quello che conta
Le ferite parlano
I ricordi sbiadiscono
Gli anni si buttano
Le mani diventano acqua
Un abbraccio corretto col sudore,
L' Essere umano
Un capolavoro di sensi
Un romanzo d' orrore.

Ang. 27/10/21

venerdì 15 ottobre 2021

BASTA MORIRE DI CONTENZIONE!! ABOLIAMO LA CONTENZIONE!!

 BASTA MORIRE DI CONTENZIONE!! ABOLIAMO LA CONTENZIONE!!

Sono ancora scarse le informazioni riguardanti la morte della persona, originaria della Val di Cornia, ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Livorno deceduta a inizio aprile di quest’anno dopo essere stato legata al letto per oltre una settimana. Le generalità non sono ancora state rese pubbliche. Non sappiamo se è stata fatta un’autopsia e se c’è un indagine della magistratura in corso. Non sappiamo quante contenzioni vengono fatte nel reparto di Livorno.

Di sicuro nei reparti psichiatrici italiani si continua a morire di contenzione meccanica, sia in regime di degenza che durante le procedure di TSO.

Il 13 agosto del 2019, nel reparto psichiatrico dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è  morta durante un incendio Elena Casetto, 19 anni, bruciata viva nel letto al quale era legata: la contenzione non le ha permesso di fuggire. A oggi per quel terribile evento sono indagati solo i due addetti della ditta che aveva in appalto il servizio antincendio dell’ospedale.
Un episodio simile era accaduto nel Manicomio Giudiziario di Pozzuoli nel 1974, quando Antonia Bernardini morì per le ustioni riportate dopo l'incendio che l'aveva avvolta nel letto di contenzione al quale era stata legata ininterrottamente per 43 giorni.
Il 4 agosto del 2009 Francesco Mastrogiovanni è morto per edema polmonare dopo 87 ore consecutive di contenzione nel reparto di psichiatria dell’Ospedale di Vallo della Lucania, provincia di Salerno. Era stato ricoverato in TSO, trattamento sanitario obbligatorio, senza rispettare le procedure previste dalla legge; sedato e legato con fascette ai polsi e alle caviglie, è rimasto senza mangiare, senza bere e senza nessuno che si preoccupasse di lui fino alla morte.

Nel caso Mastrogiovanni la Corte di Cassazione ha definito l’uso della contenzione meccanica un presidio restrittivo della libertà personale che non ha né una finalità curativa né produce l’effetto di migliorare le condizioni di salute del paziente. La contenzione non è un atto medico e non ha alcuna valenza terapeutica: è un evento violento e dannoso per la salute mentale e fisica di chi la subisce; offende la dignità delle persone e compromette gravemente la relazione terapeutica.

Purtroppo contenzione meccanica e farmacologica sono praticate diffusamente anche nelle strutture che ospitano persone anziane e/o non autosufficienti. In nessun caso la carenza di personale e di strutture può giustificare il ricorso a pratiche coercitive. Anche la logica dei “motivi di sicurezza”, dello “stato di necessità” o delle “persone aggressive” a cui sovente si fa appello nei reparti, deve essere respinta poiché fondata sul pregiudizio ancora diffuso della potenziale pericolosità della “pazzia”. Molti ritengono, per atteggiamento culturale o per formazione, che sia giustificabile sottoporre persone diagnosticate come “malate mentali” a mezzi coercitivi, che sia nell’ordine delle cose e corrisponda al loro stesso interesse. Chi condivide questa opinione non considera adeguatamente, sia in termini esistenziali che giuridici, il valore imprescindibile della libertà della persona, tanto più rilevante quanto più attinente a libertà minime, elementari e naturali, come la libertà di movimento.

Oltre al ricorso alla contenzione meccanica e farmacologica, continua ancora oggi a prevalere nei servizi psichiatrici un atteggiamento custodialistico e l’impiego sistematico di pratiche e dispositivi manicomiali: obbligo di cura, porte chiuse, grate alle finestre, sequestro dei beni personali, limitazione e controllo delle telefonate e di altre relazioni e abitudini.
Sappiamo inoltre, di numerose esperienze in Italia e all’estero dove viene evitata la contenzione. In solo 15 reparti italiani su 320 viene praticata la terapia no restraint, la contenzione è stata abolita e le porte sono aperte.
Sappiamo che questi dispositivi sono strutturali ai luoghi di reclusione e abbandono, ma ribadiamo la necessità di proibire, senza alcuna eccezione, la contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, assistenziali, penitenziarie italiane e in tutti i luoghi di reclusione.
Continueremo a lottare con forza contro ogni dispositivo manicomiale e coercitivo (obbligo di cura, trattamento sanitario obbligatorio, uso dell’elettroshock, contenzione meccanica, farmacologica e ambientale, ecc) e per il superamento e l’abolizione di ogni pratica lesiva della libertà personale.


BASTA MORIRE DI CONTENZIONE !! STOP ALLA CONTENZIONE!!

Sabato 6 Novembre:
- PRESIDIO CONTRO LA CONTENZIONE piazza Damiano Chiesa davanti l’Ospedale nel pomeriggio dalle ore 16
-  alle ore 20 PIZZATA + MUSICA  all’ Ex Caserma Occupata in via Adriana 16

Domenica 7 novembre:
- ore 10 all’ Ex Caserma Occupata inizio assemblea antipsichiatrica
- ore 13 Pranzo a cura di Cucina IppoOasi
nel pom proseguimento assemblea

lunedì 4 ottobre 2021

articolo sul Il Tirreno sul processo per la morte di Mattia seguito dalla Stella Maris (struttura psichiatrica in provincia di Pisa)

https://necrologie.iltirreno.gelocal.it/news/129964

Morto soffocato, chiesta condanna a un anno e mezzo
Per la direttrice sanitaria della Stella Maris la pm ha concluso la sua requisitoria invocando una sentenza di non luogo a procedere

Una richiesta di proscioglimento e una di condanna con la condizionale.

È l’esito della requisitoria del pm Flavia Alemi davanti al gup Giuseppe Laghezza nei confronti delle due imputate per omicidio colposo in relazione alla morte di Mattia Giordani, il 26enne calcesano soffocato da un boccone mentre cenava con i genitori. Era il 27 marzo 2018.

La morte del giovane, uscito dalla Stella Maris dove era seguito da tempo, sarebbe da mettere in relazione ai farmaci di cui Mattia faceva uso. Per la dottoressa Giovanna Sorrentino, 60 anni, di Sesto Fiorentino, difesa dall’avvocato Francesco Maldonado, è stata invocata una condanna a un anno e mezzo con la sospensione condizionale, mentre per Graziella Bertini, 63 anni, di Volterra, assistita dagli avvocati Enrico Marzaduri e Adele Boris, la pm ha concluso per il non luogo a procedere.

Parti civili l’associazione Telefono Viola rappresentata dall’avvocato Gioacchino Di Palma e i genitori di Mattia, assistiti dallo studio legale Capria. Dopo la drammatica morte di Mattia in un primo tempo nessuno aveva messo in relazione la tragedia con i farmaci somministrati al 26enne che in quel periodo era assistito nel centro di Montalto di Fauglia della Stella Maris. Solo in un secondo momento i genitori scoprirono che era stato sedato con più farmaci. Proprio questi medicinali, secondo l’accusa, già in precedenza gli avevano causato gravi crisi respiratorie. Dalla cartella clinica del centro di Fauglia era emerso che altre volte Mattia aveva rischiato di morire soffocato durante i pasti. La dottoressa Bertini è la direttrice sanitaria della residenza sanitaria per disabili di Montalto, gestita dalla Stella Maris, mentre la dottoressa Sorrentino, neuropsichiatra, risponde del reato come medico specialista di riferimento della struttura. Sentenza a ottobre.