martedì 31 marzo 2020

RACCONTACI LA TUA ESPERIENZA DI QUESTI GIORNI


Chi in questi gironi non si è sentito solo/a, privato/a della propria libertà e dei propri affetti?  Tuttavia è proprio in questa condizione che collettivamente abbiamo perso ogni connessione con l’altro/con gli altri. L’emergenza pesa come una cappa di fumo che ci isola nella nostra esperienza personale di dolore e preoccupazione, nascondendo quello che succede al di fuori delle quattro mura in cui ci troviamo ad affrontare questi fatti preoccupanti.
Come collettivo antipsichiatrico siamo preoccupati per l’aumento dei TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), del possibile aumento del consumo di psicofarmaci e per le persone che sono obbligate ad andare ai CIM (Centri Igiene Mentale) solamente a prendere la terapia; ci segnalano infatti che in questi giorni i CIM si limitano alla sola distribuzione di psicofarmaci. Un altro fattore di preoccupazione è l’aumento di conflittualità familiare dovuto alla convivenza forzata; ci auguriamo che questa non sfoci in un ulteriore aumento della medicalizzazione.
Mai come oggi c’è l’esigenza di utilizzare tutti i canali possibili per ricostruire i legami tra le persone, in particolar modo con chi vive situazioni di difficoltà e trova minor sostegno a causa della mancanza di momenti di incontro in questo momento emergenziale. Pur nell’impossibilità di muoverci fisicamente, come collettivo abbiamo deciso di offrire il nostro supporto in quello che da sempre facciamo: raccogliere il grido di chi vuole raccontare la propria sofferenza e vuole condividere le proprie difficoltà nel modo più diretto possibile.
RACCONTACI LA TUA ESPERIENZA DI QUESTI GIORNI
Puoi farlo condividendo storie, pensieri, eventi, o quant’altro ti sembra adatto a esprimere la tua esperienza.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

Mettiti in contatto con noi tramite i seguenti canali:
pagina fb: antipsichiatria Antonin Artaud
sito: artaudpisa.noblogs.org 
email: antipsichiatriapisa@inventati.org
telefono: 335 7002669

domenica 22 marzo 2020

Torino, aumento dei casi di TSO


Riportiamo questo articolo di Mole24.it. Come spesso accade in questi casi ci dissociamo da un certo tipo di linguaggio utilizzato nell'articolo e da una serie di conclusioni tipiche dei media mainstream. La nostra volontà è solo quella di riportare i fatti  ed i dati. Purtroppo, ancora una volta, ci tocca registrare che le persone più fragili sono sempre le prime a subire la repressione più di tutte e tutti.


A Torino sono in aumento i casi di Tso (trattamento sanitario obbligatorio), il comandante dei vigili Bezzon lancia l’allarme. Una decina di interventi solo ieri

Iniziano a palesarsi le conseguenze della quarantena forzata determinata dall’emergenza Coronavirus. Giorno dopo giorno si inaspriscono le misure di contenimento del virus e il contagio non accenna a rallentare. L’ultimo provvedimento riguarda la chiusura di parchi e giardini e il divieto di fare jogging (se non per sgranchirsi le gambe da soli rigorosamente sotto casa). Una misura ampiamente voluta dal presidente della Regione Alberto Cirio, che anzi non si accontenta e chiede di più.
Sul versante opposto si schiera Chiara Appendino, che avrebbe preferito meno divieti e più controlli. La Sindaca di Torino, infatti, si dice timorosa di ulteriori ripercussioni psicologiche su una popolazione già molto provata. “Bisogna pensare a tutta quelle persone che stanno vivendo momenti di solitudine e costrizioni impattanti per la gestione dei nuclei familiari, – afferma Appendino – come quelle famiglie di quattro o cinque persone che vivono in 30 metri quadri”.

A Torino aumentano i casi di aggressività e scattano i Tso

Timori confermati da un evidente aumento dei casi di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) effettuati dai vigili di Torino. Parliamo di tutti quei ricoveri forzati di pazienti che riscontrano problemi psichiatrici e che sono potenzialmente pericolosi per se stessi e per la comunità.

mercoledì 18 marzo 2020

Shock the Gay Away: svelati i segreti della prima terapia di avversione gay

Nell’articolo di "J. Scot, Shock the gay away: secrets of early gay aversion therapy revealed, Huffpost blogs, 28/06/2013", trovate il link sotto, si parla di un opuscolo che pubblicizza apparecchi per dare scosse elettriche per la “terapia d’avversione”, al fine di trasformare i pazienti omosessuali in eterosessuali attraverso il “condizionamento” pavloviano. Incredibilmente l’attrezzatura viene proposta anche per l’uso domestico e per l’auto-somministrazione al di fuori del diretto controllo medico.

 Traduzione con Google Translate dell'articolo

Segnalazione del Collettivo Artaud

domenica 15 marzo 2020

Thomas Szasz “La mia follia mi ha salvato”

fonte:http://kalashnikov-collective.blogspot.com
Thomas Szasz “La mia follia mi ha salvato”. La follia e il matrimonio di Virginia Woolf (2006) - Die Irren Offensive. Il testamento psichiatrico.
[Pep] Thomas Szasz è uno dei massimi maestri del pensiero libertario contemporaneo. Liberale libertario, anti-proibizionista, anti- psichiatrico, assertore del diritto al suicidio (ma contrario alle sue forme medicalizzate, quali eutanasia e suicidio assistito), pioniere della lotta contro lo Stato Terapeutico, Thomas Szasz è noto soprattutto per la sua polemica epistemologica contro l'impianto (pseudo)scientifico della psichiatria.
Nato nel 1920 a Budapest (da cui fuggì per sottrarsi alle perscuzioni anti-semite di Hitler) e docente di psichiatria nel 1956 a New York, già negli anni Cinquanta aveva formulato le prime corrosive critiche alle basi scientifiche e giuridiche della psichiatria, culminate nel 1961 con la prima edizione del classico “Il mito della malattia mentale”, oggetto di vani tentativi censori da parte degli apparati medico-legali: a Szasz va il merito di aver individuato e disaminato con chiarezza il nesso derivativo tra l'odierna società e quelle teocratiche. Secondo Szasz è proprio l'odierno Stato Terapeutico ad aver sostituito quello teocratico: fondandosi su di un'abusiva valorizzazione etica della salute, con la correlata svalorizzazione della malattia, e su di un'obiettivazione del loro valore tale da deprivarlo di leggibilità soggettiva. In tal senso proprio la pratica della psichiatria, denunciata da Szasz come attività pseudo-medica, risulta giocare su trattamenti “sanitari” (tipicamente quelli coattivi, radicalmente delegittimati da Szasz) che si fondano sulla recisa disgiunzione tra la percezione soggettiva di malattia del paziente (generalmente ambigua, assente o nettamente rigettata da quest'ultimo) e la sua sussistenza al puro livello dell'oggettività diagnostica posta in essere nosograficamente e giuridicamente dal potere medico. In tal senso la psichiatria rivela il cruciale scopo di evidenziare la malattia come disvalore rilevabile al livello della piena oggettività, sottraendola alla valutabilità e gestibilità soggettiva individuale: esercitando la medesima funzione che nelle società cristiane era assegnata all'Inquisizione, nel suo rapporto con la stregoneria e il satanismo quali disvalori di evidenza oggettiva, come dimostra la modalità stessa delle prassi di indagine inquisitoriali (dall'accusa di stregoneria per sentito dire, all'unilaterale fraintendimento semantico e concettuale delle confessioni, fino alla ricerca del “marchio di Satana” sul corpo della strega: tutte strategie superstiziose passate, camuffandosi, alla psichiatria).
Il volume di Thomas Szasz di cui il Kalashnikov Collective Headquarter presenta alcuni capitoli, è la rilettura della vicenda di Virginia Woolf, scrittrice e pensatrice femminista riconosciuta dal marito e poi diagnosticata “malata di mente”. Szasz mostra come la presunta “malattia mentale” sia in realtà un fatto sociale, da intendersi come assegnazione e assunzione attoriale di un determinato ruolo: in particolare nel caso di Virginia Woolf è il ruolo di genio folle ad esserle stato attribuito, permettendole (anche) di utilizzarlo a proprio vantaggio. E' proprio la disamina critica della mitologia psichiatrica della genialità folle, costituita da due termini ( genio e follia) ugualmente insussistenti e mistificatori, nel presentarsi ingannevolmente come descrizioni, essendo in realtà arbitrarie valutazioni (e ingiunzioni) morali (apologetiche nel caso del genio e denigratorie nel caso della follia). Di qui la ribaltabilità e l'intersecabilità di un termine nell'altro: è proprio a questo livello che Szasz può agevolmente smascherare la radice (non esattamente scientifica!) di questa mitologia psichiatrica, che di fatto pericolosamente suggerisce che la sofferenza, quanto più possibile acuta, sia condizione necessaria per accedere alla creatività. Tale radice è la figura di Gesù Cristo, con la sua corona di spine e la sua implacabile logica autolesionistica (recentemente riportata al plauso delle platee internazionali dal film di Mel Gibson) a dimostrazione del fatto che la psichiatria è riducibile a null'altro che un nuovo ( e, forse, disgraziatamente non ultimo) cristianesimo. Al riguardo ci piace, in conclusione, citare le ironiche parole di Thomas Szasz: «Chi è devoto in senso religioso non dubita che esistano i miracoli e i santi: si chiede soltanto se di un certo evento insolito o di una certa persona insolita si possa dire che si tratta di un miracolo o di un santo. Succede oggi la stessa cosa con chi è devoto in senso psichiatrico: non dubita che esistano le malattie mentali e le persone folli, si chiede soltanto se una certa persona insolita possa considerarsi un caso di malattia mentale o una persona malata di mente. La persona psichiatricamente illuminata sa che esiste la condizione medica chiamata “follia”, così come la persona religiosamente illuminata sa che esiste la condizione spirituale chiamata “santità”

Segnaliamo che la nostra selezione (oltre a contenere il primo capitolo del volume e l'appendice seconda su genio e follia, corredati dalla prefazione di Szasz e dall'introduzione della filosofa del linguaggio Susan Petrilli) include un modello commentato del testamento psichiatrico (da N. Manicardi, Italiani da slegare, Koinè Edizioni), messo a punto dal gruppo antipsichiatrico tedesco Die Irren Offensive, ispirandosi ad un'idea dello stesso Szasz: uno strumento di autodifesa legale nei confronti degli interventi psichiatrici coattivi, che può contrastare il totalitarismo terapeutico della psichiatria.

>>> Download
Thomas Szasz - "La mia follia mi ha salvato" + ... [ITA] in .pdf (36 mb.)

venerdì 6 marzo 2020

LAB di ASCOLTO PROFONDO: riprende venerdì 6/03

Riprende il gruppo di ascolto profondo c/o la sede del collettivo Artaud in via S. Lorenzo 38 a Pisa. Per info: 338/2251723 (Anna).
Chi è interessato può iscriversi a questo indirizzo: antipsichiatriapisa@inventati.org
Il primo incontro è fissato per venerdì 6 marzo 2020 c/o la sede del collettivo Artaud

 L’ascolto profondo è nato nella seconda metà degli anni ottanta dall’esperienza terapeutica
dello psichiatra e psicoterapeuta americano Jerome Liss come espressione del “Self-help” terapeutico a suo tempo da lui sperimentato nelle comunità antipsichiatriche inglesi e si
è diffuso ben presto in ventidue paesi del mondo.
Il metodo” biosistemico” a cui fa riferimento questo tipo di ascolto ci viene delineato così
da J. Liss: “Nel sistema-uomo io posso agire, pensare o pulsare, lasciando indipendenti
questi tre sistemi, ma quando essi si saranno incontrati, io entrerò in una nuova dimensione: un’emozione”. Se aggiungiamo all’attività di pensiero ed esplorazione del significato anche l’aspetto viscerale e muscolare delle emozioni, arriviamo a “pensare con il nostro corpo” come nella pratica Zen. A differenza della psicanalisi che individua nella terapia il momento di recupero individuale o della psichiatria che  grazie ai due aspetti psicoterapeutico e psicofarmacologico costruisce il suo anello di Saturno intorno al “paziente”, la Biosistemica  pone l’auto-aiuto come metodo non-invasivo di auto-superamento  e soluzione dei conflitti, esplorazione profonda di sé ed esternazione di nuove prospettive di cambiamento. Con il gruppo come catalizzatore “attivo” il soggetto protagonista delle proprie emozioni sperimenterà via via nuove capacità relazionali e comunicative utilizzando varie tecniche: la vitalizzazione guidata della curva energetica, la comunicazione ecologica, l’apprendimento attivo, l’utilizzo della parola-chiave, il role-playing, l’identificazione verbale e non-verbale. Le mappe di pensiero e gli input di facilitazione della conduttrice, insieme alla “sospensione del giudizio” nel rispetto reciproco, contribuiranno alla costruzione di una nuova critica costruttiva e conoscitiva della comunicazione di gruppo e intraindividuale.