mercoledì 21 ottobre 2020

PISA giovedì 29/10 “CICATRICI” al Caracol 2 PERFORMANCE POETICHE con Guido Celli e Elisabetta Cipolli

 

https://artaudpisa.noblogs.org/

 

Circolo Arci CARACOL in via Carlo Cattaneo 64

dalle ore 21 il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presenta

CICATRICI

perfomance poetica

“SCEMA (Poema)” di Elisabetta Cipolli  

“Scema, tenta di ripercorrere la storia, anche sonora, proprio di questa parola largamente usata, tentando di approfondire il ruolo svolto dal linguaggio nei processi di esclusione e di stigmatizzazione sociale.”

“I DUE LATI DELLA STESSA CICATRICE” di Guido Celli

In nido alla famiglia avviene la prima ferita che un figlio dovrà ricucirsi dentro, nascendosi ancora, ripetutamente, dall’utero delle proprie risorse.

ATTO I  ERA SOLO UN RAGAZZO [Sensibili alle foglie, Roma 2019]Il rapporto violento fra padre e figlio. Per una pedagogia dei padri.

ATTO II  MADRE MATERNO [Sensibili alle foglie, Roma 2020] Il materno indegno del figlio. Benedizione immeritata. Cosa resta della madre nel cuore avvoltoio di ciò che nasce.

il numero dei partecipanti è limitato a causa della normativa Anti-Covid quindi è necessaria e consigliata la prenotazione.

domenica 11 ottobre 2020

E’ ufficiale e lo dicono (finalmente) gli stessi psichiatri: gli antidepressivi provocano dipendenza

 

Fonte: http://mad-in-italy.com

Segnalazione: Collettivo Artaud 

In Inghilterra, il Royal College of Psychiatry pubblica l’opuscolo informativo degli Antidepressivi riportando i rischi legati alla sospensione dei farmaci e le linee guida per una loro dismissione sicura.

Le informazioni su di esso riportate sono in contrasto con quelle comunemente date da molti psichiatri, che sottovalutano la dipendenza generata dai farmaci e confondono le crisi di astinenza con le ricadute.

 

James Davies, psicologo inglese co-fondatore del Council for Evidence-based Psychiatry (CEP UK) e segretario del All-Party Parliamentary Group for Prescriptions Drug Dependence annuncia oggi che il Royal College of Psychiatry pubblica il nuovo opuscolo informativo per i pazienti, intitolato “Stopping Antidepressants”.

L’ opuscolo informativo sui farmaci antidepressivi, frutto di anni di lavoro di ricercatori, attivisti e delle comunità delle persone danneggiate dagli antidepressivi, è in contrasto con le descrizioni degli effetti di dismissione provocati degli antidepressivi visti come esperienza relativamente positiva per la maggior delle persone, data fino a poco tempo fa.

Il nuovo opuscolo informativo segue le linee guida NICE aggiornate, riconoscendo che mentre i sintomi di astinenza, quando si dismettono gli antidepressivi, possono essere lievi e relativamente di breve durata per alcuni, per molti altri possono essere gravi e protratti, per settimane, mesi o oltre.

L’opuscolo informativo riconosce anche che non è possibile prima dell’uso prevedere chi andrà incontro a gravi effetti di sospensione, pertanto tutti devono essere informati, prima di iniziare il trattamento, che potrebbero avere tali sintomi.

La comunicazione di questo rischio attraverso il Consenso informato è molto importante, in quanto la percentuale di persone che sperimentano diversi gradi di sintomi è alta, riguardando da un terzo alla metà delle persone che assumono antidepressivi.

Il nuovo opuscolo informativo indica anche che l’astinenza provocata dalla sospensione del farmaco può essere confusa con una ricaduta, soprattutto perché le reazioni di astinenza (come aumento dell’ansia o depressione) possono rispecchiare le stesse esperienze che hanno portato molte persone ad accettare una prescrizione di antidepressivi.

L’opuscolo informativo offre alcuni suggerimenti utili per distinguere l’astinenza da una ricaduta, ma soprattutto riconosce che questi non costituiscono scienza esatta, il che, sostiene Davies, implica che i medici devono ascoltare e rispettare le opinioni dei loro pazienti riguardo il significato dei sintomi che sperimentano durante la sospensione.

Nel nuovo opuscolo informativo la depressione non viene più descritta come la causa di uno squilibrio chimico che gli antidepressivi in qualche modo correggono (modello organicista o bio-medico, ndr).

Riconosce più cautamente, invece, che gli antidepressivi provocano un aumento dei livelli di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e la noradrenalina e che il cervello si adatta lentamente, nel tempo, ai nuovi livelli.

La conseguenza di ciò è che se un antidepressivo viene sospeso rapidamente, il cervello avrà bisogno di tempo per adattarsi alla sua assenza. Questo periodo di riadattamento, si suppone, è ciò che determina la reazione da sospensione.

L’opuscolo informativo, quindi, suggerisce che la sospensione del farmaco deve avvenire in modo molto graduale e ad un ritmo in linea con i bisogni e le esperienze della persona, cosa che gli attivisti chiedono da molto tempo. Offre, inoltre alcuni protocolli generici di sospensione come guida iniziale.

Le informazioni contenute nel nuovo opuscolo informativo riguardo ai potenziali rischi legati alla sospensione degli antidepressivi contrastano significativamente con quelle date da molti psichiatri dell’establishment fino a un paio di anni fa.

Davies ritiene che questo importante risultato sia anche il frutto dell’impegno dei membri del CEP, attraverso la loro ricerca e le pubblicazioni pertinenti, l’avvio della recente revisione della Public Health England sulla dipendenza da farmaci da prescrizione e la loro sospensione, e il lavoro come esperti consulenti sulla revisione, la collaborazione con il NICE nell’ottenere aggiornate le linee guida per la sospensione e il feedback dato al Royal College per quanto riguarda le questioni spinose relative alla sospensione degli antidepressivi più in generale.

Infine, continua Davies, una grossa parte del merito va soprattutto agli utenti dei servizi psichiatrici, agli enti di beneficenza per la sospensione degli psicofarmaci, ai membri dei forum di supporto on-line, ai membri delle comunità dei danneggiati da farmaci che si sono battuti con coraggio su questo tema e “A loro va la nostra più grande gratitudine e per loro dobbiamo tutti continuare la lotta per un adeguato sostegno e supporto nazionale per la sospensione degli psicofarmaci”.

qui articolo originale CEPUK

Carceri e pandemia: riduzione del sovraffollamento ma anche nuovi disagi psichiatrici

fonte: http://www.ristretti.org

di Monia Sangermano


 

"Il sovraffollamento degli Istituti Penitenziari è decisamente migliorato: si è passati dal 20,3% al 6,6%, per l'assenza di arresti nel periodo del lockdown". La pandemia di Covid-19 ha colpito anche le carceri, provocando diversi effetti. Fortunatamente i casi di Covid-19 sono stati sporadici e non particolarmente critici.

"Dopo le proteste iniziali e gli inevitabili timori che le carceri divenissero una polveriera, le norme previste dal Dpcm dell'8 marzo per gli istituti penitenziari hanno consentito di limitare i contagi: i casi sintomatici dei nuovi ingressi sono stati posti in isolamento; i colloqui si sono tenuti in modalità telematica; sono stati limitati i permessi e la libertà vigilata" evidenzia il Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico SIMSPe - Società Italiana di Medicina e Sanità nei Penitenziari - Tuttavia, con questa seconda ondata il virus si è diffuso in diversi ambiti, ben oltre ospedali e RSA che erano stati i principali incubatori del virus in primavera: di conseguenza, adesso qualsiasi nuovo detenuto va in un'area di quarantena e viene sottoposto a tutti i consueti protocolli, secondo un filtro analogo ai triage degli ospedali".

"Tra le conseguenze della pandemia emergono anche dati positivi - aggiunge il Prof. Babudieri - Il tema cronico del sovraffollamento, che costituiva una minaccia proprio per una potenziale diffusione del Covid, è invece andato incontro a un notevole miglioramento: si è passati dal 20,3% al 6,6%, poiché non vi è stato il normale turn over dovuto all'assenza di arresti nel periodo del lockdown. Più precisamente, al 31 gennaio 2020 nei 190 istituti penitenziari italiani vi era una capienza di 50692 (dati ufficiali del Ministero della Giustizia) e 60.971 detenuti presenti, con un surplus quindi di 10.279, pari al 20,3%.

Adesso a fronte di una capienza di 50.574 posti letto, i detenuti effettivi sono 53921, con un sovraffollamento sceso a 3347, ossia il 6,6%, mostrando dunque un calo radicale. Questo però deve imporci controlli sempre più accurati, perché la popolazione ristretta è praticamente tutta suscettibile al Coronavirus ed in più in questo ambito sappiamo come sia cronicamente elevata la circolazione di altri virus, in particolare epatici come HCV. Ne consegue che in questa nuova fase dell'epidemia Covid divenga mandatoria l'esecuzione dei test combinati Hcv/Covid nei 190 Istituti Penitenziari Italiani".

Il Covid-19 ha evidenziato, accanto alla pandemia, un'altra emergenza sanitaria: quella della salute mentale. Depressione, ansia e disturbi del sonno, durante e dopo il lockdown, hanno accompagnato e stanno riguardando più del 41% degli italiani. Le persone rinchiuse nelle carceri costituiscono soggetti particolarmente vulnerabili: secondo dati noti, circa il 50% dei detenuti era già affetto da questo tipo di disagi prima della diffusione del virus. Erano frequenti dipendenza da sostanze psicoattive, disturbi nevrotici e reazioni di adattamento, disturbi alcol correlati, disturbi affettivi psicotici, disturbi della personalità e del comportamento, disturbi depressivi non psicotici, disturbi mentali organici senili e presenili, disturbi da spettro schizofrenico.

"Il problema psichiatrico o quantomeno quello del disagio mentale è diventato una delle questioni più gravi del sistema penitenziario italiano - sottolinea il Presidente Simspe Luciano Lucanìa - In sede congressuale abbiamo avuto un confronto su questo tema delicato con i contributi di accademici, direttori di penitenziari, medici specialisti che lavorano alla psichiatria territoriale e operatori attivi nel sistema penitenziario stesso.

È evidente come la pandemia di Covid e soprattutto i primi mesi abbiano reso queste problematiche ancora più evidenti. Nelle ultime settimane la situazione è diventata ancora più complessa. Non esistono soluzioni pronte e preconfezionate, ma noi di Simspe crediamo che sia necessario per gli operatori, per la comunità carceraria, per i decisori politici, far presente limiti, problemi, prospettive e chiedere soluzioni. Da una parte si devono integrare i servizi del territorio e i servizi del carcere; dall'altra serve un sistema carcerario che sia in grado di affrontare autonomamente questo tipo di problemi".

Il ruolo dell'infermiere nell'ambito penitenziario è centrale, sebbene spesso non venga messo a fuoco a sufficienza. In virtù del Decreto 739 del 1994, l'infermiere è colui che si occupare dei servizi assistenziali. Tuttavia, rappresenta una figura chiave perché è insignito di una responsabilità che va oltre quella sanitaria, poiché coinvolge la sicurezza personale di tutti coloro che lavorano in carcere. Da una parte, infatti, lavora in equipe con i medici; dall'altra, ha rapporti anche con altre figure, come gli educatori, toccando così anche gli aspetti sociali oltre a quelle sanitari.

"Come gruppo infermieristico di Simspe stiamo sviluppando diverse ricerche che permettano di valorizzare la figura dell'infermiere e di ottimizzarne il contributo - evidenzia Luca Amedeo Meani, Vice Presidente Simspe - Uno studio riguarda l'azione del Covid sull'operatività dell'infermiere: il Moral Distress (Disagio Morale) degli infermieri era preoccupante e si è aggravato in questi mesi. I dati emersi mostrano un livello molto elevato rispetto ai parametri mediani di valutazione e spesso coinvolgono ragazzi che avevano solo tre o quattro anni di esperienza in servizio.

Da qualche settimana stiamo integrando lo studio con item che riguardano il Covid. In secondo luogo, stiamo portando avanti anche un'analisi che riguarda la gestione Rischio Clinico, che permette di determinare in modo scientifico quali potrebbero essere le misure correttive per abbassare i rischi da un livello potenzialmente elevato a uno standard accettabile. Questo lavoro del Gruppo infermieristico Simspe è iniziato prima della pandemia e ha aiutato molto nella prevenzione del Covid: l'assenza di casi gravi e il mancato diffondersi della pandemia in questi ambienti è stato anche grazie a questo sistema di prevenzione e di analisi del rischio".

domenica 4 ottobre 2020

“CONVERSAZIONI CON UN RIVOLUZIONARIO. AUTOBIOGRAFIA di MAURO DAMIANI” a cura di MAURO DAMIANI e GIULIA SPALLA

https://artaudpisa.noblogs.org/files/2020/09/cop-conversazioni.jpg 

CONVERSAZIONI CON UN RIVOLUZIONARIO

AUTOBIOGRAFIA DI MAURO DAMIANI di MAURO DAMIANI e GIULIA SPALLA

PREFAZIONE DEL COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD

EDIZIONI SENSIBILI ALLE FOGLIE

Giulia e Mauro si sono conosciuti quindici anni fa. Li ha uniti per lungo tempo un percorso dipsicoterapia e una profonda passione per la politica. Non si sono mai persi di vista e, recentemente,quando Mauro ha provato il desiderio di raccogliere la sua storia, ha trovato in Giulia la possibilitàdi realizzarlo. È iniziato un percorso durato alcuni anni, in cui i due si sono ritrovati per parlare,ascoltare, ridere, piangere e commuoversi insieme. Mauro desiderava raccontare al mondo le suesofferenze, il rapporto con lo stigma della malattia mentale, la paura, la solitudine, i fantasmi di unavita. Ma voleva parlare anche dei successi, delle amicizie, degli amori, dei percorsi di sostegnointrapresi per uscire dal dolore. E lo ha fatto senza vergogna, innamorandosi di quello che è stato,della capacità di cambiare, di quel Mauro fragile e forte al tempo stesso, che ha saputo con dolcezzae autenticità attraversare la sua vita e risollevarsi.

GIULIA SPALLA, psicoterapeuta, esperta in metodologie autobiografiche. Da alcuni anni dedica lasua professionalità alla scrittura autobiografica in svariati contesti.

MAURO DAMIANI, geometra; ha lavorato come portiere di un presidio sanitario, adesso è inpensione. Si dedica alle sue passioni: la lettura, la musica e la militanza nel movimento politico.

Il COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD, nato nel 2005 a Pisa, si proponecome un gruppo sociale che, costruendo occasioni di confronto e di dialogo, vuole sostenere lepersone maggiormente colpite dal pregiudizio psichiatrico. Nel 2014, per queste edizioni, hapubblicato Elettroshock.

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