domenica 24 maggio 2015

Anoressia: TSO e alimentazione forzata

TSO e alimentazione forzata (proposta di legge Moretto), crudeltà pericolose e inutili. Parla Fabiola De Clerq:


  Mentre l’attrice americana Rachel Farrock lancia su Youtube il suo drammatico appello perché qualcuno l’aiuti, anche economicamente, a curare l’anoressia che l’ha ridotta uno scheletro di appena venti chili, in Italia la parlamentare Sara Moretto del Pd firma una proposta di legge per autorizzare il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) con alimentazione forzata per le anoressiche che rifiutino anche occasionalmente i trattamenti medici.
Proposta “securitaristica” e autoritaria che fa molto discutere: “obbligare a mangiare”, anche con un sondino, non è mai stata ritenuta una strada per curare l’anoressia nervosa.
Fabiola De Clerq è stata anoressica ed è fondatrice e presidente di Aba, associazione per lo Studio e la Ricerca su anoressia, bulimia, obesità e disturbi alimentari nata nel 2002 a Milano e che assiste circa 700 anoressiche ogni mese. Come valuta la proposta?
“Molto pericolosa” dice. “Non ho mai creduto alla riabilitazione alimentare. Il disturbo dell’alimentazione è il sintomo di un disagio profondo. Si deve lavorare sulle ragioni del disagio, non sul sintomo, che va visto come una specie di autoterapia”.
Essere costretta al cibo forse è la peggior forma di tortura per un’anoressica: ma servirebbe?
“A peggiorare le cose. Dopo il trattamento obbligatorio la paziente potrebbe “vendicarsi” con comportamenti autolesionistici, fino al suicidio”.

venerdì 22 maggio 2015

" SE NON CONOSCI LA MIA STORIA NON GIUDICARE LA MIA VITA "

Questa è la mia storia o parte dì essa: certamente quella che più mi ha segnato, quella che più cicatrici nell'anima mi ha lasciato.
Partecipando alla manifestazione tenutasi a Reggio Emilia il 28 aprile 2015 contro gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e, "cercando" di rimanere "nell'ombra" a tratti piangendo sotto gli occhiali sperando di non essere notato neppure dagli "addetti ai lavori", mi sono accorto di ciò da cui eravamo circondati, cioé dalla paura, dall'indifferenza del pregiudizio da cui tanto mi son tenuto nascosto in questi ultimi anni: molte volte tante persone mi hanno chiesto di portarla alla luce come esempio.
Ma dove trovavo il coraggio quando alcune affermando di combattere stigma e pregiudizio ne avevano nei miei stessi confronti?
Mi accorsi che vi sono UOMINI e DONNE che non hanno paura di metterci la faccia e di aprirsi addirittura con entusiasmo e ironia come Sabatino Catapano, autore del libro IL SOPRAVVISSUTO che mi riprometto di leggere appena possibile perché tale mi considero a differenza di quegli UOMINI e quelle DONNE che nel SADISMO nell'INDIFFERENZA ci sono MORTI mi impegno da ora a non più nascondermi iniziando ad uscire allo scoperto con la sola speranza che l'esperienza da me vissuta possa aiutare anche una sola persona, possa aprire anche un solo cuore.
Un pensiero vá allo scomparso
*Compagno Roma (Raffaele).


*Un abbraccio va a:
Giorgio Pompa (ora Associazione dalle Ande agli Appennini).
*A Loly per la sua presenza e protezione.
Membri dell'ex Telefono Viola di Milano. Anche quí con la speranza che qualcuno possa raccoglierne l'eredità e abbia le forze di riaprirlo.

Ultimi ma non ultimi tutti/e i componenti di:
*Rete Antipsichiatrica;
*Collettivo Rapa Viola Milano;
*Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, autori del libro ELETTROSHOCK;
*Collettivo Universitario Bicocca;
*a chiunque si trovi in difficoltà e a chi si batte contro questa forma di tortura chiamata psichiatria.
Marcello Riva.

Dalle Ande agli Appennini
L’EVASIONE DI SAN VALENTINO:
LA GRANDE FUGA DAL SANT’ANNA DI MARCELLO RIVA
La veridica storia dell’evasione di Marcello RIVA dal reparto psichiatrico dell’Ospedale
Sant’Anna di Como, avvenuta il 14 febbraio del 2002 quando si trovava nel regime di carcerazione
psichiatrica del Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Prologo
Pag. 2
Atto Primo – L’incarceramento psichiatrico
Pag. 2
Atto Secondo - L’evasione
Pag. 3
Atto Terzo - Il finale dell’evasione
Pag. 6
Atto Quarto - L’evasione di Marcello RIVA come è stata raccontata dalla psichiatria del Sant’Anna
Pag. 6
Epilogo
Pag. 8
Novembre 2014
2
PROLOGO
Oggi, piovoso giorno di novembre, Marcello è contento. Assieme a lui, infatti, e insieme a Zeus
(l’attento e solerte bastardo bianco dalle grandi orecchie da licaone) e insieme a Isa (l’irruente e
spensierata figlia nera di Lampoon, l’amatissima cagna ‘american staffordshire’ mancata nel mese
di luglio) da qualche giorno nel loro camper è arrivata a vivere anche Diana, una bellissima cucciola
grigia di 1 mese e 15 giorni, figlia di un’altra figlia dell’indimenticabile Lampoon.
Dodici anni fa, nel giorno di San Valentino, Marcello è stato protagonista di una sensazionale
evasione dalla carcerazione psichiatrica nell’SPDC dell’Ospedale Sant’Anna di Como.

mercoledì 20 maggio 2015

Il disturbo parafiliaco


Premetto di non conoscere la validità del sito in questione.
Su psychiatryonline.it ho trovato questo interessante articolo su come il DSM V distingue i "disturbi sessuali". Ovviamente, più che diradare le nubi della mia ignoranza, ha moltiplicato i miei dubbi.
Leggendo l'articolo in questione si evince come per la task force che ha redatto la nuova edizione del manuale diagnostico, una persona possa soffrire di un disturbo parafiliaco solo se il suo comportamento provoca disagio psichico. Ad esempio, se un uomo decide di travestirsi da donna e ne prova piacere, per il DSM rientra nella normalità; se invece un uomo si traveste e ne prova disagio, allora è malato.
Come al solito non sono necessari esami strumentali: allo psichiatra basta il suo stesso giudizio per discriminare chi è malato da chi non lo è e di conseguenza proporre "la cura" adatta.
Con buona pace di chi continua a richiedere un minimo di scientificità.

Veronika

Le parafilie secondo il DSM V
di Stefano Sanzovo, Carlo Rosso
del 7 gennaio 2014

Facendo seguito al nostro post del 5 dicembre, riprendiamo il discorso sulla nuova classificazione dei disturbi sessuali secondo il DSM 5. In questo secondo ed ultimo intervento, ci occuperemo di parafilie e faremo un accenno al “disturbo di identità di genere” che , come vedremo, non sarà più chiamato così.
Nelle scorse edizioni del DSM i disturbi parafilici venivano spesso mal interpretati come qualsiasi comportamento sessuale inusuale. Nel DSM 5 il work group asserisce per la prima volta in maniera decisa che  “molte persone con desideri sessuali atipici non hanno un disturbo mentale”.
Qual è allora il confine tra normalità e patologia? Anche qui il DSM 5 cerca di sgombrare i dubbi. Per essere diagnosticato con un disturbo parafilico, il DSM 5 richiede che persone con questo interesse lo vivano con personale angoscia, non derivante semplicemente dalla disapprovazione sociale; o abbiano un desiderio o comportamento sessuale che comporti  un disagio psichico, delle ferite o la morte di un’altra persona; o un desiderio per comportamenti sessuali che coinvolgano altre persone incapaci di dare un valido consenso  o coinvolte a loro insaputa.
Per rimarcare ulteriormente il confine tra un desiderio sessuale atipico e un disturbo mentale, il gruppo di lavoro ha ridefinito per esempio il “Masochismo Sessuale” dal DSM IV in “Disturbo da masochismo sessuale”.
Il capitolo sulle parafilie comprende otto condizioni: il disturbo esibizionistico, il disturbo feticistico, il disturbo frotteuristico,  il disturbo pedofilico, il disturbo da masochismo sessuale, il disturbo da sadismo sessuale, il disturbo da travestitismo, e il disturbo voyeuristico.
Un’  importante differenza dal DSM IV R riguarda il disturbo da travestitismo, che identifica persone che sono sessualmente eccitate dal vestirsi come il sesso opposto, ma che provano a causa di questo comportamento significativo disagio nella loro vita sociale o lavorativa. Il DSM IV limitava questo comportamento agli uomini eterosessuali: il DSM 5 non ha restrizioni, aprendo questa diagnosi alle donne o agli uomini omosessuali. A una prima critica secondo la quale questo cambiamento avrebbe allargato le persone interessate alla diagnosi, il gruppo di lavoro ha sottolineato che per entrare nella categoria gli individui devono provare notevole disagio a causa del loro comportamento.
Per quanto riguarda il disturbo di pedofilia, la cosa più rilevante da notare rispetto al DSM IV è che… non c’è stata revisione. Sebbene ci sia stata una discussione accesa nel gruppo di lavoro,  i criteri diagnostici sono rimasti gli stessi. Solo il nome è stato cambiato da “pedofilia” a “disturbo pedofilico” per accordarsi con la definizione degli altri disturbi.
Due parole, infine, sul “disturbo di identità di genere” che diventa “disforia di genere”. Il DSM 5 sottolinea come la non conformità di genere non sia un disturbo mentale; il disturbo nasce se c’è significativo disagio associato alla condizione. Inoltre, sostituire il termine “disturbo” con “disforia” non solo lo rende più appropriato e familiare, ma allontana la connotazione che il paziente sia “disturbato”. Infine, il disturbo di disforia di genere ha un suo proprio capitolo nella nuova classificazione, separato sia dalle disfunzioni sessuali che dalle parafilie.

sabato 9 maggio 2015

LA CRITICA PSICHIATRICA

La lettura delle opere di Foucault e di Szasz viene qui proposta per aprire una riflessione sulla teoria
e soprattutto sulla pratica psichiatrica. L’attenzione è posta sulla critica delle basi epistemologiche
di questa scienza, che a differenza delle altre branche della medicina opera in assenza di riscontri
biologici nella maggior parte delle sue diagnosi, e sulle istituzioni psichiatriche. Di queste ultime –
luoghi come i manicomi e gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari o dispositivi come il Trattamento
Sanitario Obbligatorio e la contenzione farmacologica – viene messo in evidenza il carattere
meramente coercitivo, a partire dal “grande internamento” analizzato da Foucault. Si considera
inoltre il ruolo della psichiatria, come denunciato da Szasz, nella tendenza a patologizzare l’intera
gamma dei comportamenti umani a scopi di controllo sociale. A fronte di queste analisi, l’Autore
prospetta una visione olistica del problema della malattia mentale, promuovendo all’interno della
psichiatria un dialogo che apra ad una concezione bioetica dell’individuo.

La prefazione del libro è a cura di Daniele e Irene del Collettivo Antipsichiatrico Camuno.

Per qualsiasi informazione potete contattare l'autore all'indirizzo mail gabrielecrimella@yahoo.it oppure direttamente il CAMAP.