Firenze, reparto di psichiatria dell'ospedale Santa Maria Annunziata
Taser usato, ancora una volta, per colpire una persona disarmata e questa volta all'interno di un Spdc e per le consuete 'escandescenze'...Con rabbia e disgusto notiamo come in un reparto nel quale in teoria dovrebbero abbondare le alternative e che dovrebbe essere attrezzato per la 'cura' dei pazienti sia stata richiesta la 'somministrazione' di uno strumento offensivo, potenzialmente mortale. A corollario sono giunti i complimenti ,rituali e calorosi, dei Salvinisti di turno con buona pace di votanti, pennivendoli e politicanti vari.
Ancora una volta vengono sottaciute le modalità e le cause che hanno portato ad usare all'interno di un reparto una pistola elettrica come baluardo per difendere l'istituzione psichiatrica sempre più in prima linea nel colpire/sedare/terminare le persone con mezzi sempre meno leciti e sempre più visibili.
Ormai non ci si preoccupa neanche più di portare lontano dalla vista la morsa repressiva, per il sentire comune è più che sufficiente apprendere che la persona colpita è un 'paziente psichiatrico' e tanto basta per giustificare questo ed altro...
Per noi no.
Per noi non si può e non si deve più morire a causa della 'cura psichiatrica'. Non si può rimanere menomati, colpiti, fulminate, sedate a colpi di dardi elettrici o manovre di contenzione crudeli e medioevali. Non si può e non si deve ricevere trattamenti sanitari contro la propria volontà. Non si può e non si deve ricevere scosse nel cervello con 'terapie ECT' per depersonalizzare. Non si può e non si deve vivere col marchio di persona potenzialmente pericolosa perchè lo decide una pseudo scienza.
Non si può rimanere in silenzio.
Basta soprusi nei reparti ed ovunque.
Persone, pensieri, azioni antipsichiatriche.
CAMAP
https://artaudpisa.noblogs.org/post/2019/05/24/pisa-sab-1-06-presido-contro-lelettroshock/
venerdì 31 maggio 2019
In ricordo di Sabatino Catapano
L'intervento di Sabatino Catapano all'incontro pubblico svoltosi a Reggio Emilia il 27 marzo 2015 per la presentazione della campagna e la prima manifestazione nazionale per la chiusura degli OOP e il superamento del proscioglimento per vizio di mente e del concetto di pericolosità sociale. Con un'incursione di Roberto Greco, pubblicato da Soccorso Viola Taormina
Intervista Collettivo Artaud a radio BlackOut sull’uso del Taser in psichiatria
sotto il link per sentire
l’intervista fatta a radio BlackOut, come collettivo Antipsichiatrico
Antonin Artaud, sul Taser utilizzato contro un uomo ricoverato nel
reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze
il 12 maggio scorso.
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 335 7002669 Via San Lorenzo 38 56100 Pisa
Bello Come una Prigione Che Brucia [20 maggio 2019]Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 335 7002669 Via San Lorenzo 38 56100 Pisa
domenica 26 maggio 2019
Articolo sulla morte di Sabatino Catapano tratto da ''Frecce In Versi''
E’ morto Sabatino Catapano: “Quando la dignità diventa follia”.
Oggi è scomparso un compagno unico, un amico, un vecchio anarchico, uno degli ultimi testimoni viventi dell’inferno dei manicomi. Un poeta raro e un attore nato. Ho conosciuto Sabatino Catapano 10 anni fa. Stava facendo un giro per l’Italia per raccontare, alla sua delicata maniera, il manicomio. Una piccola valle in Liguria aveva (ora non c’è più) un circolo libertario parecchio attivo. Un conoscente mi disse che quella sera, in quella zona remota della liguria, c’era un compagno, della zona di Napoli, che faceva uno spettacolo vestito da Pulcinella. Io gli chiesi di cosa si trattasse, era uno spettacolo comico? Era un artista di strada? Abitavo lontano e volevo capire se poteva interessarmi. La persona a cui avevo indirizzato le domande mi disse: “Parla dei manicomi”. Accesi la macchina e partii subito. Fu così che conobbi uno dei compagni più attivi, in Italia, nella lotta antipsichiatrica. Un vero “matto”, uno che in manicomio ci aveva vissuto. Non ne parlava in modo indiretto o da studi didattici sull’argomento, ci aveva vissuto. Lo spettacolo mi colpì parecchio, Sabatino era bravissimo nel raccontare l’irracontabile. Il vero inferno dell’essere umano. Dopo lo spettacolo ci sedemmo insieme e cominciammo a parlare. Gli dissi che ero rimasto pietrificato da come riuscisse a raccontare, in modo “tranquillo” e ironico, tutto quel dolore. Ero commosso e lui si accorse. Mi chiese come mai ero così interessato alla lotta antipsichiatrica e alla contenzione manicomiale. Gli risposi calmo, erano anni che non ne parlavo, per giunta con uno sconosciuto, ma sentii in lui una persona speciale. Avrebbe compreso. Mi abbracciò. Diventammo amici per sempre. Anche, nell’ipotesi, non ci fossimo visti mai più. Mi ricordava mio padre, un uomo piccolo ma dalla forza del marmo. Ora non c’è più e il movimento antipsichiatrico italiano ha perso un fiore meraviglioso. E l’anarchia una fiaccola indomita.
Sabatino era anche un poeta, di quelli veri. Di quelli che scrivono con il cuore, la pelle ferita.
Ora ci restano le sue poesie:
EPPUR TI AMO
Ho salpato infiniti oceani
ho navigato tutti i mari dell’universo
ho attraccato in questo porto
senza sapere cosa cercavo
Ho incontrato te
col tuo splendore
e ho pensato
di non andare oltre
Credevo di essere arrivato al capolinea
ma all’improvviso
ho visto un nuovo orizzonte
e sono scappato via
Ho tanto bisogno di libertà
di una libertà infinita
Sabatino Catapano
A questo indirizzo potete leggere la sua esperienza (negli anni 60-70) all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. I famigerati OPG. http://www.nopazzia.com/sabatino.html
Cosa dire Sabatino adesso, che la terra ti sia lieve, ma questo lo sai già.
Ciao…
“Buonanotte a tutti
e non ridete
e non sbattete le mani
solo per fare ipocrisia
evviva l’anarchia
che nasce nel cuore”
e non ridete
e non sbattete le mani
solo per fare ipocrisia
evviva l’anarchia
che nasce nel cuore”
Ora ci restano le sue poesie:
EPPUR TI AMO
Ho salpato infiniti oceani
ho navigato tutti i mari dell’universo
ho attraccato in questo porto
senza sapere cosa cercavo
Ho incontrato te
col tuo splendore
e ho pensato
di non andare oltre
Credevo di essere arrivato al capolinea
ma all’improvviso
ho visto un nuovo orizzonte
e sono scappato via
Ho tanto bisogno di libertà
di una libertà infinita
Sabatino Catapano
A questo indirizzo potete leggere la sua esperienza (negli anni 60-70) all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. I famigerati OPG. http://www.nopazzia.com/sabatino.html
Cosa dire Sabatino adesso, che la terra ti sia lieve, ma questo lo sai già.
Ciao…
Presidio contro l'uso dell'elettroshock
SABATO 1 GIUGNO alle ore 16 a PISA
c/o Ingresso Ospedale S. Chiara in Via Paolo Savi angolo via Niccolò Pisano
STOP ELETTROSHOCK!
L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti , non si cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato obsoleto.
Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla scienza?
È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa la sua applicazione?
Basta chiamarla terapia per renderla legittima?
Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento?
Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia, sul finire degli anni novanta, i presidi sanitari dove era possibile praticare l’elettroshock erano nove – sei pubblici e tre privati. Venne presentata una campagna, “Sdoganare l’elettroshock”, dai più illustri psichiatri organicisti aderenti all’AITEC (Associazione Italiana Terapie Elettroconvulsive), che principalmente chiedeva due cose: un aumento dei presidi autorizzati tale che si potesse coprire la richiesta di una struttura ogni milione di abitanti e la promozione di iniziative culturali tese ad una rivalutazione di quella che era la percezione pubblica dell’elettroshock. Fu così che gli apparati politici italiani intervennero in materia predisponendo, per la prima volta, un percorso teorico e normativo che identificasse delle linee guida condivise tra apparati istituzionali pubblici e privati e le richieste della psichiatria.
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nel 2011 le strutture ospedaliere coinvolte, cioè quelle che hanno eseguito almeno una TEC in un anno, erano 91. Nel triennio che va dal 2008 al 2010, 1.406 persone sono state sottoposte a elettroshock. La maggioranza dei trattamenti riguarda le donne, 821 contro 585 uomini, e la fascia d’età va in media dai 40 ai 47 anni. Nel 2008 i pazienti over 75 che hanno subito la TEC erano 21, l’anno dopo 39.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno.
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità.
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO SENZANUMERO – ROMA senzanumero@autistici.org
c/o Ingresso Ospedale S. Chiara in Via Paolo Savi angolo via Niccolò Pisano
STOP ELETTROSHOCK!
L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti , non si cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato obsoleto.
Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla scienza?
È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa la sua applicazione?
Basta chiamarla terapia per renderla legittima?
Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento?
Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia, sul finire degli anni novanta, i presidi sanitari dove era possibile praticare l’elettroshock erano nove – sei pubblici e tre privati. Venne presentata una campagna, “Sdoganare l’elettroshock”, dai più illustri psichiatri organicisti aderenti all’AITEC (Associazione Italiana Terapie Elettroconvulsive), che principalmente chiedeva due cose: un aumento dei presidi autorizzati tale che si potesse coprire la richiesta di una struttura ogni milione di abitanti e la promozione di iniziative culturali tese ad una rivalutazione di quella che era la percezione pubblica dell’elettroshock. Fu così che gli apparati politici italiani intervennero in materia predisponendo, per la prima volta, un percorso teorico e normativo che identificasse delle linee guida condivise tra apparati istituzionali pubblici e privati e le richieste della psichiatria.
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nel 2011 le strutture ospedaliere coinvolte, cioè quelle che hanno eseguito almeno una TEC in un anno, erano 91. Nel triennio che va dal 2008 al 2010, 1.406 persone sono state sottoposte a elettroshock. La maggioranza dei trattamenti riguarda le donne, 821 contro 585 uomini, e la fascia d’età va in media dai 40 ai 47 anni. Nel 2008 i pazienti over 75 che hanno subito la TEC erano 21, l’anno dopo 39.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno.
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità.
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO SENZANUMERO – ROMA senzanumero@autistici.org
sabato 25 maggio 2019
Posti diversi, testimonianze uguali...
Raccogliamo e pubblichiamo due testimonianze giunte dalla Valle Camonica e da Parma, accomunate dall'esito simile:
In settimana a Breno (BS) la psichiatria dell'ospedale di Esine aveva
organizzato un incontro/evento sulla "follia liberata", dove ovviamente
parlavano solo psichiatri e simili, in ricordo della cosiddetta legge
Basaglia. In realtà era una vera e propria promozione della psichiatria
sul territorio in stile convegno di casa pound.
Raccogliamo la testimonianza di una simpatizzante che c'è stata e l'ha definito un flop clamoroso. ''Pochissime persone e alcuni presenti se ne sono andati a metà serata con
commenti del tipo: "Sono loro i pazzi, da questi non mi farei curare
neanche morta"...e non parliamo di anarchici, ma di cittadini della
Breno bene!''
Abbiamo condiviso due testimonianze che ci donano un pò di speranza...
In settimana a Breno (BS) la psichiatria dell'ospedale di Esine aveva
organizzato un incontro/evento sulla "follia liberata", dove ovviamente
parlavano solo psichiatri e simili, in ricordo della cosiddetta legge
Basaglia. In realtà era una vera e propria promozione della psichiatria
sul territorio in stile convegno di casa pound.
Raccogliamo la testimonianza di una simpatizzante che c'è stata e l'ha definito un flop clamoroso. ''Pochissime persone e alcuni presenti se ne sono andati a metà serata con
commenti del tipo: "Sono loro i pazzi, da questi non mi farei curare
neanche morta"...e non parliamo di anarchici, ma di cittadini della
Breno bene!''
''Ti condivido dei racconti di una
conferenza a Parma in cui sono state riportate le esperienze della zona
di Colorno di fine anni '70 :
(Nell'ambito delle iniziative istituzionali per le ricorrenze dell'entrata in vigore della 180)
-Un
60enne montagnino dopo che i parrucconi hanno fatto il loro show ...
declama senza microfono: "io sono entrato in manicomio a 4 anni, figlio
di una degente, ho vissuto l'occupazione, son diventato operatore e poi
abbiamo fatto la fattoria di vigheffio ... voi con i capelli grigi e le
pantofole non vi ricordate quando era fuorilegge dir ste cose ...E avete
scordato che le lotte carcerarie, antipsichiatrica, antifasciste son la
stessa cosa!"
....Boato in sala ...
E
una gnara giovane di 20 anni ... mega tosta ... "nessuno a scuola alle
superiori mi ha raccontato la storia della mia città e
sull'antipsichiatria...Magari la psichiatrizzazione e anni di terapia me
li sarei gestiti meglio!" Lì boato dopo trenta secondi e poi tutti ad
abbracciarla ... sguardo d'acciaio verso la direttrice dell'Asl.-''
Abbiamo condiviso due testimonianze che ci donano un pò di speranza...
Far parlare la psichiatria di sè stessa è il migliore aiuto che si possa
dare per screditarla!
giovedì 23 maggio 2019
Ciao Sabatino...
Apprendiamo con tristezza che è venuto a mancare Sabatino Capatano.
Abbiamo avuto la fortuna ed il piacere di conoscerlo e di sicuro la sua storia , la sua forza, le sue lotte ed i suoi messaggi non saranno mai dimenticati
Nei prossimi giorni pubblicheremo articoli sulla sua vita trascorsa tra mille difficoltà, senza mai piegarsi.
Ci mancherà.
Camap . Collettivo Antipsichiatrico Camuno
Abbiamo avuto la fortuna ed il piacere di conoscerlo e di sicuro la sua storia , la sua forza, le sue lotte ed i suoi messaggi non saranno mai dimenticati
Nei prossimi giorni pubblicheremo articoli sulla sua vita trascorsa tra mille difficoltà, senza mai piegarsi.
Ci mancherà.
Camap . Collettivo Antipsichiatrico Camuno
domenica 19 maggio 2019
NO ALL’USO DEL TASER NEI REPARTI PSICHIATRICI! NO AL TASER! NO AI TSO CON LE SCOSSE ELETTRICHE!!!
A Firenze nel reparto di psichiatria dell'ospedale Santa Maria
Annunziata è stato utilizzato il Taser per sedare un uomo per poi
ricoverarlo in TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). L'utilizzo
della pistola elettrica è stato effettuato dai carabinieri, infatti, una
pattuglia è intervenuta nell'ospedale poiché era stato segnalato un
soggetto in forte stato di agitazione.
Ci chiediamo come è sia stato possibile ricorrere all'utilizzo del Taser in un reparto psichiatrico.
È il secondo utilizzo a Firenze, a due persone già conosciute dai servizi psichiatrici.
Infatti, la pistola elettrica è stata usata la prima volta in Italia il 12 settembre 2018 sempre a Firenze e sempre dai carabinieri per fermare un giovane musicista turco di 24 anni disarmato in stato di agitazione. Il ragazzo, in seguito al fermo, è stato ricoverato in TSO presso il reparto di psichiatria dell’Ospedale S. Maria Nuova.
Quando non arriveranno il medico o l’infermiere a contenere arriveranno i Taser?
Il fatto che l’uso della pistola elettrica in Italia venga fatto su più di una persona in stato di agitazione è perfettamente in linea con le intenzioni dell'azienda produttrice dell'arma, Taser International, ora AXON, che già nel 2004 riteneva la pistola elettrica “lo strumento più adatto a gestire persone emotivamente disturbate”.
Il Taser è considerato un dispositivo utile a garantire la sicurezza degli agenti. L’arma spara due dardi collegati alla pistola da cavi sottili. Quando il dardo colpisce il bersaglio, una scarica di corrente elettrica a impulsi provoca una paralisi neuromuscolare che concede agli agenti alcuni secondi per immobilizzare il soggetto. La pistola può anche essere premuta contro il corpo, causando dolore intenso. Le pistole in dotazione ai carabinieri non hanno bisogno di essere ricaricate e quindi possono sparare due colpi, ossia quatto dardi.
Dal 5 settembre 2018 in Italia il Taser è in fase di sperimentazione in dodici città italiane. La dotazione del Taser viene giustificata dalla non mortalità dell'arma, nonostante venga considerata dall'ONU uno strumento di tortura. Il Governo Italiano per mantenere la sicurezza dei cittadini, piuttosto che ridurre i casi di applicazione della violenza, preferisce dare alle forze dell'ordine la possibilità di sparare di più facendo meno vittime. Il Ministro dell'Interno Salvini, nel DDL Sicurezza ha inserito l'estensione dell'arma anche ai vigili urbani e alla Polizia ferroviaria oltre che alle altre forze di Polizia.
Nella ricerca “Shock tactics” della Reuters, su 1005 casi di morte legati all’uso del Taser, ben 257 vengono ricondotti all'uso dell'arma su soggetti con “disturbi psichiatrici e malattie mentali”; mentre in 153 casi il Taser è indicato come causa o come fattore che ha contribuito alla morte.
Ci preoccupa e allarma molto il fatto che si cominci ad usare il Taser su persone in difficoltà, in stato di agitazione o di crisi, per poi ricoverarle nei reparti psichiatrici. Ad oggi il TSO è un metodo coercitivo che obbliga il soggetto ad un trattamento farmacologico pesante e sradica la persona dal proprio ambiente sociale, rinchiudendola in un reparto psichiatrico, ignorando la complessità delle relazioni umane e sociali e molto spesso ledendone i diritti.
Noi ci opponiamo a tutto ciò! Il superamento delle crisi individuali passa attraverso un percorso comunitario e non attraverso l’utilizzo di metodi repressivi e/o coercitivi che risultano dannosi alla dignità dell'individuo. Ci chiediamo perché non venga attribuito alla rete sociale il giusto valore.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud - antipsichiatriapisa@inventati.org artaudpisa.noblogs.org 335 7002669 via San Lorenzo 38 56100 Pisa
Ci chiediamo come è sia stato possibile ricorrere all'utilizzo del Taser in un reparto psichiatrico.
È il secondo utilizzo a Firenze, a due persone già conosciute dai servizi psichiatrici.
Infatti, la pistola elettrica è stata usata la prima volta in Italia il 12 settembre 2018 sempre a Firenze e sempre dai carabinieri per fermare un giovane musicista turco di 24 anni disarmato in stato di agitazione. Il ragazzo, in seguito al fermo, è stato ricoverato in TSO presso il reparto di psichiatria dell’Ospedale S. Maria Nuova.
Quando non arriveranno il medico o l’infermiere a contenere arriveranno i Taser?
Il fatto che l’uso della pistola elettrica in Italia venga fatto su più di una persona in stato di agitazione è perfettamente in linea con le intenzioni dell'azienda produttrice dell'arma, Taser International, ora AXON, che già nel 2004 riteneva la pistola elettrica “lo strumento più adatto a gestire persone emotivamente disturbate”.
Il Taser è considerato un dispositivo utile a garantire la sicurezza degli agenti. L’arma spara due dardi collegati alla pistola da cavi sottili. Quando il dardo colpisce il bersaglio, una scarica di corrente elettrica a impulsi provoca una paralisi neuromuscolare che concede agli agenti alcuni secondi per immobilizzare il soggetto. La pistola può anche essere premuta contro il corpo, causando dolore intenso. Le pistole in dotazione ai carabinieri non hanno bisogno di essere ricaricate e quindi possono sparare due colpi, ossia quatto dardi.
Dal 5 settembre 2018 in Italia il Taser è in fase di sperimentazione in dodici città italiane. La dotazione del Taser viene giustificata dalla non mortalità dell'arma, nonostante venga considerata dall'ONU uno strumento di tortura. Il Governo Italiano per mantenere la sicurezza dei cittadini, piuttosto che ridurre i casi di applicazione della violenza, preferisce dare alle forze dell'ordine la possibilità di sparare di più facendo meno vittime. Il Ministro dell'Interno Salvini, nel DDL Sicurezza ha inserito l'estensione dell'arma anche ai vigili urbani e alla Polizia ferroviaria oltre che alle altre forze di Polizia.
Nella ricerca “Shock tactics” della Reuters, su 1005 casi di morte legati all’uso del Taser, ben 257 vengono ricondotti all'uso dell'arma su soggetti con “disturbi psichiatrici e malattie mentali”; mentre in 153 casi il Taser è indicato come causa o come fattore che ha contribuito alla morte.
Ci preoccupa e allarma molto il fatto che si cominci ad usare il Taser su persone in difficoltà, in stato di agitazione o di crisi, per poi ricoverarle nei reparti psichiatrici. Ad oggi il TSO è un metodo coercitivo che obbliga il soggetto ad un trattamento farmacologico pesante e sradica la persona dal proprio ambiente sociale, rinchiudendola in un reparto psichiatrico, ignorando la complessità delle relazioni umane e sociali e molto spesso ledendone i diritti.
Noi ci opponiamo a tutto ciò! Il superamento delle crisi individuali passa attraverso un percorso comunitario e non attraverso l’utilizzo di metodi repressivi e/o coercitivi che risultano dannosi alla dignità dell'individuo. Ci chiediamo perché non venga attribuito alla rete sociale il giusto valore.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud - antipsichiatriapisa@inventati.org artaudpisa.noblogs.org 335 7002669 via San Lorenzo 38 56100 Pisa
martedì 14 maggio 2019
Taser usato direttamente in reparto...
Taser usato, ancora una volta, per colpire una persona disarmata e questa volta all'interno di un Spdc e per le consuete 'escandescenze'...Con rabbia e disgusto notiamo come in un reparto nel quale in teoria dovrebbero abbondare le alternative e che dovrebbe essere attrezzato per la 'cura' dei pazienti sia stata richiesta la 'somministrazione' di uno strumento offensivo, potenzialmente mortale. Ovviamente sono giunti subito i calorosi complimenti di Salvini...
https://firenze.repubblica.it/cronaca/2019/05/12/news/firenze_taser_su_paziente_psichiatrico_salvini_strumento_prezioso_-226081082/
https://firenze.repubblica.it/cronaca/2019/05/12/news/firenze_taser_su_paziente_psichiatrico_salvini_strumento_prezioso_-226081082/
domenica 12 maggio 2019
Venerdì 17 Maggio – Presentazione SENZANUMERO – Giornale Periodico Antipsichiatrico
Venerdì 17 maggio, dalle 19:00
Presentazione del periodico senzanumero.Si parlerà di nuove forme di contenzione come il T.A.S.E.R. e di vecchie forme come l’elettroshock, accomunate dall’elettricità che ne consente la violenta azione repressiva.
A seguire aperitivo, giochi e musica * benefit a sostegno del collettivo senzanumero.
venerdì 10 maggio 2019
Pisa: sab 1 e dom 2 giugno: APPELLO PRESIDIO NO ELETTROSHOCK+ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
La psichiatria è un’istituzione medica
basata su falsi assunti (anche scientifici) e funzionale al controllo
sociale. Sostenuta da potenti lobby del farmaco che vedono aumentare i
loro profitti, la psichiatria sta facendo grandi passi nell’affermazione
di se stessa all’interno della società.
Il Manuale Diagnostico e Statistico (DSM), giunto alla quinta edizione, annovera ormai più di trecento diagnosi psichiatriche e definisce sempre più i confini tra ciò che è normale e ciò che non lo è, psichiatrizzando un numero sempre più alto di persone considerate “inadeguate”.
A scuola il “disagio” comportamentale invece di essere valutato come un campanello d’allarme nella relazione adulto-bambino, viene incasellato come un problema mentale del bambino; dispensando così l’educatore o l’insegnante dal modificare l’approccio educativo, e delegando il problema ad un neuropsichiatra attraverso diagnosi stigmatizzanti di deficit di attenzione, sin dai primissimi anni d’infanzia.
Le pratiche psichiatriche (uso massiccio di farmaci e minacce di trattamenti sanitari obbligatori) dilagano anche all’interno dei luoghi di reclusione, siano essi galere o CPR (Centri Per il Rimpatrio).
È sempre più diffuso l’utilizzo di psicofarmaci introdotti nel mercato come innovativi, innocui e adatti a tutte le fasce di età ma con innumerevoli effetti collaterali. Questi, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi, contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generando fenomeni di dipendenza ed assuefazione, del tutto pari -se non superiori- a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti. Presi per lungo tempo possono portare a danni neurologici gravi che potrebbero provocare disabilità permanenti.
Siamo certamente testimoni di un passaggio che vede una recrudescenza di concetti e pratiche che si pensavano superate.
In assenza di un’assunzione collettiva e di base del benessere di tutti, la delega alle istituzioni si rafforza. Le politiche securitarie la fanno da padrone. Tutto è concesso, pur di rispondere ad un bisogno di “tranquillità” indotto da campagne mediatiche fondate sulla paura.
Recentemente anche in Italia è iniziata la sperimentazione del taser, la pistola che sembra un giocattolo, ma che in realtà è uno strumento pericolosissimo (ne sono prova le numerose morti causate dal suo utilizzo negli Stati Uniti) e di una violenza sofisticata. I primi a farne da cavia in Italia, e non ci sorprende, sono state due persone con presunte diagnosi psichiatriche. Quando il taser colpisce non lascia tracce sanguinolente, non turba il nostro immaginario ma immobilizza attraverso scariche elettriche che paralizzano i muscoli.
Ed è proprio l’elettricità che torna in auge nella “cura” di chi viene diagnosticato “malato di mente”. Da qualche anno, la cosiddetta comunità scientifica, ha riaperto il dibattito sulle scariche elettriche al cervello. Stiamo parlando del tristemente famoso elettroshock, che molti di noi pensavano fosse un trattamento superato. Così non è.
Oggi viene somministrato con l’uso dell’anestesia (onde evitare reazioni di opposizione) ed ha cambiato nome in TEC (terapia elettro-convulsiva).
Ad oggi in America duecentomila persone ogni anno sono sottoposte a questo trattamento, mentre in Italia circa trecento! Ciò, nonostante le conoscenze sugli effetti biochimici dell’uso dell’ elettricità non siano conosciuti. Si sa qualcosa in più sugli effetti collaterali, invece.
L’elettroshock provoca un notevole stress per il sistema cardiocircolatorio, con un aumento relativo dei rischi di infarto ed ha un effetto devastante sulla memoria provocandone una perdita permanente in un intervallo che va dal 29% al 55% dei casi.
D’altronde la perdita della memoria è stato proprio uno degli obiettivi dell’elettroshock, sin dalla sua scoperta che risale ad 80 anni fa. Infatti, gli stessi inventori, gli italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, lo definivano «metodo dell’annichilimento» basato sulla quasi totale amnesia per i pazienti più refrattari attraverso ripetuti elettroshock. L’elettroshock fu sperimentato su un 40enne senza fissa dimora; un escluso, un anomalo, qualcuno da normalizzare.
Uno dei luoghi in cui l’elettroshock viene praticato è l’Ospedale Santa Chiara a Pisa.
Per questo saremo lì davanti, in un presidio di contro-informazione e di denuncia di quella pratica come di altre, tutte orientate alla costruzione di un futuro che si vorrebbe fatto di persone annichilite e ammansite, non oppositive e quindi facili da gestire. Un futuro in cui non è previsto il riconoscimento di alcun valore alla peculiarità dei singoli; ora più che mai riteniamo necessario unire le nostre forze per contrastare questa deriva uniformante.
Invitiamo tutti/e a partecipare ai seguenti appuntamenti:
-PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
SABATO 1 GIUGNO alle ore 16 c/o Ingresso Ospedale S. Chiara in Via Paolo Savi angolo via Niccolò Pisano
-ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
DOMENICA 2 GIUGNO alle ore 10:30 c/o Spazio Antagonista Newroz in via garibaldi 72
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO SENZANUMERO – ROMA senzanumero@autistici.org
CAMAP sarà presente con materiale informativo.
Il Manuale Diagnostico e Statistico (DSM), giunto alla quinta edizione, annovera ormai più di trecento diagnosi psichiatriche e definisce sempre più i confini tra ciò che è normale e ciò che non lo è, psichiatrizzando un numero sempre più alto di persone considerate “inadeguate”.
A scuola il “disagio” comportamentale invece di essere valutato come un campanello d’allarme nella relazione adulto-bambino, viene incasellato come un problema mentale del bambino; dispensando così l’educatore o l’insegnante dal modificare l’approccio educativo, e delegando il problema ad un neuropsichiatra attraverso diagnosi stigmatizzanti di deficit di attenzione, sin dai primissimi anni d’infanzia.
Le pratiche psichiatriche (uso massiccio di farmaci e minacce di trattamenti sanitari obbligatori) dilagano anche all’interno dei luoghi di reclusione, siano essi galere o CPR (Centri Per il Rimpatrio).
È sempre più diffuso l’utilizzo di psicofarmaci introdotti nel mercato come innovativi, innocui e adatti a tutte le fasce di età ma con innumerevoli effetti collaterali. Questi, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi, contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generando fenomeni di dipendenza ed assuefazione, del tutto pari -se non superiori- a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti. Presi per lungo tempo possono portare a danni neurologici gravi che potrebbero provocare disabilità permanenti.
Siamo certamente testimoni di un passaggio che vede una recrudescenza di concetti e pratiche che si pensavano superate.
In assenza di un’assunzione collettiva e di base del benessere di tutti, la delega alle istituzioni si rafforza. Le politiche securitarie la fanno da padrone. Tutto è concesso, pur di rispondere ad un bisogno di “tranquillità” indotto da campagne mediatiche fondate sulla paura.
Recentemente anche in Italia è iniziata la sperimentazione del taser, la pistola che sembra un giocattolo, ma che in realtà è uno strumento pericolosissimo (ne sono prova le numerose morti causate dal suo utilizzo negli Stati Uniti) e di una violenza sofisticata. I primi a farne da cavia in Italia, e non ci sorprende, sono state due persone con presunte diagnosi psichiatriche. Quando il taser colpisce non lascia tracce sanguinolente, non turba il nostro immaginario ma immobilizza attraverso scariche elettriche che paralizzano i muscoli.
Ed è proprio l’elettricità che torna in auge nella “cura” di chi viene diagnosticato “malato di mente”. Da qualche anno, la cosiddetta comunità scientifica, ha riaperto il dibattito sulle scariche elettriche al cervello. Stiamo parlando del tristemente famoso elettroshock, che molti di noi pensavano fosse un trattamento superato. Così non è.
Oggi viene somministrato con l’uso dell’anestesia (onde evitare reazioni di opposizione) ed ha cambiato nome in TEC (terapia elettro-convulsiva).
Ad oggi in America duecentomila persone ogni anno sono sottoposte a questo trattamento, mentre in Italia circa trecento! Ciò, nonostante le conoscenze sugli effetti biochimici dell’uso dell’ elettricità non siano conosciuti. Si sa qualcosa in più sugli effetti collaterali, invece.
L’elettroshock provoca un notevole stress per il sistema cardiocircolatorio, con un aumento relativo dei rischi di infarto ed ha un effetto devastante sulla memoria provocandone una perdita permanente in un intervallo che va dal 29% al 55% dei casi.
D’altronde la perdita della memoria è stato proprio uno degli obiettivi dell’elettroshock, sin dalla sua scoperta che risale ad 80 anni fa. Infatti, gli stessi inventori, gli italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, lo definivano «metodo dell’annichilimento» basato sulla quasi totale amnesia per i pazienti più refrattari attraverso ripetuti elettroshock. L’elettroshock fu sperimentato su un 40enne senza fissa dimora; un escluso, un anomalo, qualcuno da normalizzare.
Uno dei luoghi in cui l’elettroshock viene praticato è l’Ospedale Santa Chiara a Pisa.
Per questo saremo lì davanti, in un presidio di contro-informazione e di denuncia di quella pratica come di altre, tutte orientate alla costruzione di un futuro che si vorrebbe fatto di persone annichilite e ammansite, non oppositive e quindi facili da gestire. Un futuro in cui non è previsto il riconoscimento di alcun valore alla peculiarità dei singoli; ora più che mai riteniamo necessario unire le nostre forze per contrastare questa deriva uniformante.
Invitiamo tutti/e a partecipare ai seguenti appuntamenti:
-PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
SABATO 1 GIUGNO alle ore 16 c/o Ingresso Ospedale S. Chiara in Via Paolo Savi angolo via Niccolò Pisano
-ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
DOMENICA 2 GIUGNO alle ore 10:30 c/o Spazio Antagonista Newroz in via garibaldi 72
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO SENZANUMERO – ROMA senzanumero@autistici.org
CAMAP sarà presente con materiale informativo.
domenica 5 maggio 2019
Torino - Domenica 12 Maggio
LIBRINCONTRO a Torino
alle ore 16 ci sarà la presentazione del libro
"Divieto d’infanzia. Psichiatria, controllo, profitto"
di Chiara Gazzola e Sebastiano Ortu, BFS, Pisa 2018 (nuova edizione
aggiornata)
LIBRINCONTRO
Tre giorni di libri, presentazioni, workshop, dibattiti, concerti a
Torino
https://librincontro.noblogs.org/programma/
alle ore 16 ci sarà la presentazione del libro
"Divieto d’infanzia. Psichiatria, controllo, profitto"
di Chiara Gazzola e Sebastiano Ortu, BFS, Pisa 2018 (nuova edizione
aggiornata)
LIBRINCONTRO
Tre giorni di libri, presentazioni, workshop, dibattiti, concerti a
Torino
https://librincontro.noblogs.org/programma/
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