Raccogliamo
la denuncia di un padre che chiede giustizia per sua figlia. Ci
sembra importante raccontare questa storia di abusi che va avanti da
troppo tempo. È necessario attenzionare maggiormente ciò che
avviene all’interno di alcune strutture psichiatriche private
convenzionate che in Italia sono più di 3.500, spesso veri e propri
luoghi di reclusione in cui è difficile entrare e verificare quali
pratiche e terapie vengano attuate.
Ci
preme sottolineare inoltre come il ruolo degli Amministratori di
Sostegno diventa sempre più invasivo e determinante per la vita di
persone vittime della psichiatria che di fatto non hanno commesso
alcun reato. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e sua
figlia sui vostri canali e sui vostri siti, di inoltrarla il più
possibile nella speranza che altri si uniscono alla sua battaglia per
la liberazione di Alice.
Collettivo
Antipsichiatrico Antonino Artaud
Racconto
la mia storia e quella di mia figlia nella speranza che possiate
aiutarmi a tirar fuori mia figlia da una situazione di oppressione
fisica e psicologica che è costretta a subire da tre anni a questa
parte a causa di malasanità e mal gestione della sua condizione da
parte delle istituzioni.
Attraverso
le vie legali non sono riuscito a cambiare la condizione di mia
figlia. Il caso ha anche una valenza più generale, perché ritengo
che possano esserci anche tante altre persone in questa situazione.
Il
mio nome è Antonio Di Vita, sono residente a Montevarchi (AR) e mia
figlia si chiama Alice Di Vita e ha 26 anni.
Tre
anni fa Alice a seguito di un presunto arresto cardiaco fu ricoverata
nel Reparto di Rianimazione di Careggi a Firenze. Dopo circa dieci
giorni di coma indotto le viene eseguita una tracheotomia e le viene
applicata una cannula a scopo precauzionale. Dopo gli esami
strumentali (RM,TC e ECC) ripetuti ad otto giorni di distanza, le
condizioni di Alice sono definite “incredibilmente ottime”.
Nessuna conseguenza cerebrale, nessuna conseguenza motoria e
psico-reattiva. I responsabili del Reparto di Terapia Intensiva danno
disposizione al trasferimento di mia figlia da Careggi di Firenze al
reparto di Riabilitazione dell’Ospedale del Valdarno (Alice era
residente a Montevarchi). La prognosi indicata è di circa dieci
giorni. Affermano anche che la cannula della tracheotomia dovrebbe
essere rimossa entro tre giorni.
Inaspettatamente,
per ragioni non chiare, Alice è invece trasferita all’Istituto Don
Gnocchi di Firenze, dove rimarrà per più di un anno subendo le pene
dell’inferno. Legata al letto o alla sedia, imbottita di
psicofarmaci, con infezioni e piaghe causati degli escrementi non
rimossi adeguatamente e frequenti attacchi di panico. La cannula
della tracheotomia non viene rimossa e genera aderenze alle corde
vocali, paralizzandole e granulomi all’interno della trachea (di
natura incerta, benigna o maligna). Da subito, a mia insaputa, viene
nominato un amministratore di sostegno (ADS) nella persona del
fratellastro. A seguito di mia opposizione l’ ADS viene sostituito
da un’avvocatessa la quale però si disinteressa totalmente di mia
figlia. Avendo constatato di persona la mal gestione e le atrocità
subite da mia figlia ho presentato diversi esposti alla Procura della
Repubblica di Firenze. L’ADS, probabilmente spinto dall’Istituto
Don Gnocchi stesso, presenta due istanze per trasferire Alice in
altri istituti, prima Villa Le Terme dove la maggioranza dei degenti
sono in stato vegetativo, e poi un altro nel quale avrebbe dovuto
passare tutta la vita . Io richiedo al giudice di trasferire mia
figlia in una struttura pubblica specializzata in
otorinolaringoiatria e di sostituire l’ADS con la mia persona. Il
giudice non acconsente che sia io ad occuparmi di mia figlia ma
sostituisce la l’ADS con un altro avvocato.
Il
nuovo ADS fa trasferire Alice dal Don Gnocchi all’Ospedale del
Valdarno in un reparto chiamato Modica, dove viene scoperto che le
diagnosi del Don Gnocchi non sono corrette o sono addirittura false.
Viene verificato che, a dispetto di quanto affermato dal Don Gnocchi,
Alice può deglutire e può essere alimentata in modo naturale e non
più attraverso Peg allo stomaco. Si predispone un piano di recupero
psico-fisico attraverso fisioterapia e riduzione/eliminazione degli
psicofarmaci somministrati dal Don Gnocchi. Mia figlia ha da subito
un grande recupero di forza e vitalità, anche espressiva. Riprende a
camminare da sola, sente i bisogni fisiologici e tutto sembra
finalmente andare per il meglio. Addirittura sembra che debba essere
dimessa, ritornare a casa con me (essendo residenti nella stessa
abitazione di Montevarchi) e proseguire la fisioterapia come paziente
esterna. Mi viene detto che con venti sedute di tre ore e mezzo di
riabilitazione. Alice
recupererebbe completamente la postura e la tonicità muscolare. Però
questo apparente lieto fine della storia viene bruscamente cambiato
dal fatto che l’ADS per motivi non chiari predispone il
trasferimento di Alice in un'altra struttura, stavolta privata,
l’Istituto Agazzi di Arezzo. Perché?
Alice
entra nell’Istituto Agazzi il 2 ottobre 2018. Fin dalle prime
settimane mia figlia regredisce, sia fisicamente che mentalmente. Non
sente più i bisogni fisiologici e non ricorda più le cose recenti.
Da questi fatti e dalla sua espressione mi accorgo presto che le
stanno dando di nuovo psicofarmaci. Probabilmente gli stessi del Don
Gnocchi. Alice perde di vitalità ed autonomia di giorno in giorno
mostrandosi sempre stanca e assente. Io ho faccio presente questa
situazione all’ADS il quale non mostra alcun interesse al riguardo.
Faccio notare che il principale problema di mia figlia, la rimozione
della cannula della tracheotomia, non è stato minimamente
affrontato. Richiedo e sollecito di far visitare mia figlia in centri
specializzati per questa patologia, alcuni di essi da me stesso
contattati e disponibili a visitare Alice. L’ADS mi risponde
testualmente così “Decido io, dove, come e quando far visitare
Alice”. Il problema che l’ADS non si pone è il fatto che in
quelle condizioni Alice è sempre ad alto rischio di arresto
respiratorio, come è poi avvenuto per almeno tre volte. L’ADS non
ha provveduto neanche a far visitare mia figlia dal Reparto Otorino
di Arezzo dove da anni ci sono eccellenti risultati per questo tipo
di patologie. Perché???
A
seguito dei rifiuti e dell’arroganza mostrata dall’ADS e a causa
del continuo peggioramento di mia figlia scrivo al giudice tutelare
facendo presente quanto accade e richiedendo espressamente di
provvedere per far visitare mia figlia da medici e strutture
competenti in materia a cominciare da ospedali di terzo livello dove
ci sono reparti specializzati. Verbalmente la giudice dispone per
queste visite e l’ADS fa ricoverare Alice a Volterra dove è
sottoposta a broncoscopia (inutile perché già fatta e già a
conoscenza della diagnosi). Da Volterra Alice è trasferita ad Empoli
per visita, dove viene espresso timore nel sottoporre mia figlia ad
operazione, ma si afferma anche che la cosa si potrebbe risolvere con
multipli interventi in sette -otto mesi.
Io
ricontatto quei centri specializzati per problemi alle corde vocali
con i quali avevo già discusso, i quali mi richiedono prima di tutto
la stessa cosa. “Sua figlia è capace di deglutire?” Alla mia
risposta affermativa, a seguito di accertamento diagnostico in mio
possesso che ho letto telefonicamente a loro, dicono che l’intervento
operatorio sarebbe molto più semplice e rapido di quanto invece era
stato affermato dall’Ospedale di Empoli. Mi chiedo perché Alice
non viene fatta visitare in uno di questi centri specializzati, a
partire proprio dall’Ospedale di Arezzo. Alice da Volterra è di
nuovo riportata all’Istituto Agazzi dove nel mese di febbraio va
incontro a due arresti respiratori con ricoveri immediati al Pronto
Soccorso di Arezzo e con ripetute ostruzioni della cannula dovuti al
muco (meccanismo di difesa per rigetto naturale della cannula). A
seguito di questi eventi e del fatto che Alice è in pratica
parcheggiata in questo istituto senza essere curata per il suo
principale problema faccio un ulteriore esposto attraverso la Guardia
Di Finanza di San Giovanni Valdarno nel 2019.
A
inizio maggio 2019, ho richiesto tramite istanza al giudice tutelare
di Arezzo di autorizzare la nomina di un CTP (Consulente Tecnico Di
Parte) e la revoca dell’ ADS, in più di prendere atto della
volontà di Alice di essere collocata presso la mia abitazione. In
subordine chiedevo di poter disporre di nuove perizie mediche su
Alice in merito alla possibile rimozione della canula. Ulteriore
istanza è stata presentata con simili richieste il 6 febbraio 2020.
Il
fatto principale è che a mia figlia viene negato il diritto alla
cura. Come tutti i cittadini di uno stato democratico mia figlia ha
il diritto di essere visitata non da uno, ma da quattro, cinque,
dieci venti specialisti per cercare di risolvere il suo problema. Mi
chiedo anche come può una persona recuperare da un problema se si
tiene internata in un istituto, privata della propria libertà, delle
amicizie, degli affetti e di tutti gli stimoli positivi che si hanno
quando ci possiamo muovere nella natura e nei colori delle stagioni.
Neanche se fosse una criminale pericolosa avrebbe un trattamento
simile.
Richiedo
gentilmente a Voi un aiuto per salvare la vita di mia figlia, in
quanto ritengo che in pratica si tratti di una morte annunciata, e
per portare alla luce questi fatti gravissimi che potrebbero accadere
a chiunque di noi in un paese che si ritiene democratico, civile e di
diritto. Vi ringrazio sentitamente.
Nell’attesa
di un vostro interessamento, cordiali saluti
Antonio
Di Vita
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