martedì 28 luglio 2015

Per fare un tavolo ci vuole il legno...




Il Camap è un collettivo che si occupa di Antipsichiatria, A-psichiatria, No psichiatria o psichiatria critica. Chiamatela come volete, ma la nostra idea è che le persone non dovrebbero essere private della loro libertà per un motivo “medico” (vedi la voce T.S.O.), da ciò deriva che il nostro obiettivo finale è l’abolizione della coercizione psichiatrica. Punto.

Ovviamente parliamo di un risultato che, se mai un giorno arriverà, sarà solo dopo dure battaglie e un lungo cammino. Cammino già da tempo segnato da difficoltà, molto spesso create proprio dalle stesse persone da cui ti aspetteresti un po’ più di comprensione, tuttalpiù indifferenza, ma sicuramente non diffidenza e “controllo”.

Sono volutamente vaga e non voglio fare nomi di individui o associazioni che sin dall’apertura del blog hanno costantemente cercato il famoso “pelo nell’uovo”. Non è assolutamente per paura o per evitare di creare possibili nemici: sinceramente non ce ne frega niente. Evito di puntare il dito contro chi “osserva” il nostro lavoro principalmente per due motivi. Il primo è che le critiche ricevute al nostro operato provengono a 360 gradi da vari ambienti politici, sociali, medici, senza distinzioni di classe o di orientamento politico. Sia chiaro: le critiche sono sempre ben accette se orientate alla crescita e al miglioramento, non al rifiuto, alla messa in ridicolo o alla ricerca di potenziali nemici da stanare. Il secondo motivo per cui non desidero nominare chi ci mette i bastoni tra le ruote è che non vale la pena fare pubblicità a chi nella vita non sa fare altro che criticare gli altri, opporsi, rifiutare. Critica, opposizione e rifiuto sono valori solo ed esclusivamente nel momento in cui vengono affiancati da alternative concrete, proposte e impegno.

Dal mio punto di vista vale ben poco chi ha delle ottime idee, ma non fa nulla per metterle in pratica. Allo stesso modo chi attacca un servizio ai cittadini (di QUALUNQUE estrazione politica, sociale o religiosa),  quale è diventato il Camap in questi anni, dovrebbe almeno porre in atto un’alternativa di un qualche tipo.

Forse non risponderemo istantaneamente alle mail (questa potrebbe essere una critica valida!), ma il nostro impegno per essere concretamente d’aiuto nei confronti di chi subisce prevaricazioni da parte della scienza psichiatrica è costante. Abbiamo da poco aperto una linea telefonica di supporto, teniamo serate informative per chiunque voglia ascoltare la nostra  esperienza, pubblichiamo ogni 3 o 4 giorni post informativi, scientifici, artistici o di svago per aumentare la consapevolezza delle persone. Ci sarebbe molto altro, ma non voglio continuare su questa linea.

Concludendo voglio solo ricordare che tutto ciò che facciamo è GRATIS, che non abbiamo alcuna affiliazione politica e che non collaboriamo con nessuna istituzione. Tutto ciò non ci ha impedito di aiutare molte persone, concretamente…

P.S. Se qualcuno si chiedesse (polemicamente) quali sono i dati effettivi dell’aiuto dato dal Camap, sono terribilmente spiacente ma noi non facciamo raccolte statistiche: non abbiamo committenti a cui dover quantificare il nostro lavoro. Un vero peccato per gli amanti dei numeri.

Veronika

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