Esistono diversi modi per approcciarsi alla questione
psichiatrica. Allo stesso modo, possono esistere divergenti punti di vista su
ciò che può essere chiamata coercizione psichiatrica, ma che spesso diventa
sinonimo di violenza e sopruso. Gli “occhiali” con cui guardare un certo
problema spesso ci spingono a vedere solo determinate sfaccettature, quando un
cambio di lenti può portare la persona a riesaminare certe questioni secondo
una nuova ottica. L’avanzamento scientifico e il miglioramento delle condizioni
di vita dei cittadini di solito avvengono perché un singolo individuo o un
gruppo di persone mettono in dubbio ciò che fino ad allora veniva considerato
il paradigma ufficiale. La storia è piena di esempi. E’ come se tutto scorresse
tranquillamente, finché una rivoluzione arriva a sconvolgere la dottrina
vigente e l’approccio ad una determinata materia cambia radicalmente. A questo
punto le strade percorribili sono due: abbracciare il nuovo paradigma o
trincerarsi a salvaguardia di quello vecchio. Non è una scelta scontata e
spesso prendere delle decisioni equivale a lottare e sacrificarsi per la
propria idea.
Questa breve premessa vuole introdurre alcune precisazioni
su come il CAMAP vede la questione OPG e su alcune necessarie distinzioni con
il movimento “Stop OPG”. Tali puntualizzazioni si rendono necessarie per
evitare una generica confusione (che qualcuno ha già fatto purtroppo) sugli
obiettivi dell’Antipsichiatria in Italia e sull’attività di “Stop OPG”, che non
può essere assimilata assolutamente alla nostra concezione di Antipsichiatria.
Innanzitutto il CAMAP non ha nessuna affiliazione politica e
non nasce dalla costola di partiti politici, associazioni o altre strutture
previste dalla legislazione italiana. Noi siamo un collettivo senza cariche e
senza rapporti di alcun tipo con le istituzioni. Parliamo direttamente con le
persone interessate al nostro punto di vista e cerchiamo di offrire un aiuto a
chi ne ha bisogno, tramite i nostri mezzi (Blog, Sportello d’Ascolto, Serate
Informative, Concerti Benefit…), del tutto gratuiti e autofinanziati. Non
abbiamo bisogno di essere riconosciuti da nessuno come “ente” o “associazione”
di alcun tipo proprio perché non desideriamo convalidare il punto di vista
della repubblica italiana sulla scienza psichiatrica. In particolare,
battendoci contro i sistemi coercitivi utilizzati dallo stato per dominare i
suoi cittadini, ricondurli ad una presunta “normalità”, addomesticarli a ciò
che è giusto e ciò che è sbagliato, noi rifiutiamo questo paradigma di
pensiero. Conseguenza di tale posizione è il nostro rifiuto a qualsiasi
collaborazione che si basi sull’accettazione della coercizione, di qualsiasi
tipo essa sia. Crediamo fortemente che la lotta a certe forme di fascismo non
possa prevedere come punto di partenza la loro accettazione nel tentativo di
cambiare le cose dall’interno del sistema. In particolare, noi non siamo d’accordo
nel voler trasformare gli OPG in altre strutture, fossero anche più “democratiche”,
“aperte” o con la piscina e la musicoterapia. Noi siamo favorevoli solo ad una
chiusura di tali strutture e a una revisione dell’intero impianto teorico che
sostiene il concetto di salute e malattia mentale.
Per questi motivi vogliamo sottolineare ancora una volta la
nostra distinzione da un’associazione come “Stop OPG”, che si batte si per la
chiusura di tali strutture, ma in un’ottica di accettazione del sistema vigente
e della legge italiana. “Stop OPG” è sostenuta da varie associazioni, enti e
sindacati (ad esempio la CGIL) e affonda le sue radici in premesse che non ci trovano
assolutamente concordi, prima fra tutte il consenso all’utilizzo di termini
come malattia e salute mentale.
Concludendo, la nostra visione del problema psichiatrico è
diametralmente opposta, ma ciò spero non possa impedire comunque un dialogo
sulla questione. Era necessario però stabilire alcuni “paletti” in grado di chiarire quella che è l’impostazione del CAMAP (e della rete
Antipsichiatrica in generale) e le posizioni di “Stop OPG”.
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