Recensione “Fra diagnosi e peccato” di Chiara Gazzola – Estratto
…”L’autrice di formazione antropologica,dimostra attraverso un
approccio storico, sociologico, antrpologico come la diversità sia
considerata indice di irrazionalità e insensatezza, una minaccia al
corretto funzionamento dell’ordine morale e sociale. Sottolinea il
carattere ambiguo, soprattutto nell’ambito della classificazione delle
malattie mentali in psichiatria: l’anomalia, come antitesi di normalità,
è irretita di attributi morali. L’ambito psichiatrico contribuisce ad
alimentare il nostro pregiudizio rispetto a ciò che per noi è
alienazione mentale, follia. Per altre culture, invece, rappresenta
l’esternazione di uno spirito che porta ad agire al di sopra della
volontà delle persone, l’anomalia sociale è interpretata in funzione del
bene della collettività e inserita in un contesto di credenze
condivise”….
…”Per un approccio alla terapia, la fiducia è indispensabile
all’efficacia della cura stessa. Nella voce corale delle testimonianze
raccolte, ricorre la richiesta di ascolto, conforto alla sofferenza. Si
chiede Gazzola: “Quando la relazione tra individui è disturbata da
burocrati, agenti di controllo e giudici o si attua all’interno di
progetti nei quali il poter fare si basa su poteri di forza, può
avviarsi un rapporto di reciprocità?” Le ingiustizie evitabili generano
un dolore spesso impossibile da accettare.”
…”C’è una sottile e discriminatoria linea di confine fra prendersi cura e
gestire l’aiuto, come ben dimostra l’analisi su etnopsichiatria e
flussi migratori……L’assistenzialismo è il volto buono delle istituziioni
totali. L’esclusione viene attuata ogni volta in cui si crea una
categoria o una situazione che susciti scandalo, un risentimento sociale
al quale si abbina una giustificazione “scientifica”. Le aree di studio
dell’etnopsichiatria pongono attenzione ai fattori ambientali e
sociologici, ma giustificano una cura farmacologica chiamando ogni
conflitto con il nome di una patologia. Pertanto si esclude una
soluzione attraverso un approccio culturale e relazional.”
…”Nelle coversazioni riportate a conclusione del saggio – pregevole quella con Giorgio Antonucci – Michela Zucca,
antropologa, commenta: “La condivisione, la solidarietà, la spinta
ideale collettiva aiutano a superare le sofferenze individuali. Se una
persona è coinvolta e impegnata in un progetto riuscirà più facilmente a
non cadere nel malessere: in questo senso la lotta è terapeutica”.
Giorgio Antonucci, medico, in Diario dal manicomio (qui)
scrive: “Non è detto che una persona debba attenersi per forza alla
vita empirica invece che essere fantasiosa, specialmente se il sognare a
occhi aperti le è utile per vivere, e non è detto che debba rispettare i
pregiudizi e le convenzioni della società quando queste le divengono
intollerabili.)
L’articolo completo di Chiara Piccinelli, su Arivista anarchica, 398, maggio 2015
Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione.Chiara Gazzola (qui)
fonte: http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net
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