Ciò che potete ammirare in questa foto è il famoso lettino
dove Freud analizzava i suoi pazienti. In realtà è una foto di una foto,
scattata durante un viaggio a Vienna. L’appartamento/museo del padre della
psicoanalisi è una struttura piuttosto anonima, con pochi cimeli e molte foto
appese alle pareti. Ovviamente per gli psicologi è comunque una sorta di Mecca,
di luogo sacro intriso di ricordi.
Anche io, devo ammettere, ho subito il fascino di quel
luogo. Oggi mi chiedo però quanti e soprattutto quali passi avanti hanno fatto
gli psicologi. Innanzitutto per chiarire che non esiste una sola psicologia,
anzi: spesso e volentieri gli specialisti di orientamenti differenti mal si
sopportano. Non è un mistero per il mondo accademico l’odio che intercorre tra
i terapeuti sistemici e quelli di orientamento cognitivista, giusto per fare un
esempio. Abitualmente la scienza psicologica è vittima di fraintendimenti, se
non di vere e proprie confusioni, dettate soprattutto da una mancanza di
informazione (non è un mistero che spesso “l’uomo comune” confonda psichiatra e
psicologo).
Se esiste un errore, se le persone non comprendono la
differenza che intercorre tra gli “specialisti della mente”, non credo però
derivi solo da una cattiva informazione. Il problema, a mio avviso, è causato
proprio dagli stessi psicologi, chiusi nella loro torre d’avorio e interessati
più alla carriera che alla soluzione dei problemi.
La critica psichiatrica è merce decisamente rara, spesso
relegata agli ambienti definiti “antagonisti”. Ma la critica psicologica è un
frutto ancor più proibito. Forse perché hanno meno potere decisionale (lo
psicologo non può effettivamente somministrare farmaci oppure obbligare una
persona a subire un ricovero coatto), sembra però evidente che chi fa parte di
questa categoria spesso eviti accuratamente di mettere in discussione i propri
fondamenti epistemologici.
Torniamo ora al lettino di Freud. Il padre della psicanalisi
ha sicuramente portato un notevole avanzamento scientifico ed è innegabile l’influenza
avuta sull’occidente, ma il mito dello studio privato e del cliente a pagamento
è uno scomodo fardello da cui lo psicoterapeuta medio non riesce a sganciarsi.
Questa è a mio avviso la prima fondamentale critica da cui partire: la
psicologia non può ambire solo alla terapia dei pazienti, barricandosi in
quattro mura più o meno accoglienti. C’è altro e non si trova negli studi
medici.
Una vera evoluzione della psicologia dovrebbe portare la dottrina
stessa a staccarsi dal continuo desiderio di essere riconosciuta come
disciplina medica. Lo psicologo fa un lavoro diverso dal cardiologo o dallo
psichiatra stesso: parlare con le persone e condurle verso un cambiamento in
grado di migliorare la loro vita non ha lo stesso valore di prescrivere l’insulina
ai malati di diabete. Attenzione però, non parlo di meglio o peggio, non mi
riferisco ad un fantomatico prestigio, ad una classifica di chi è più utile e
chi meno. Il pensiero che cerco di esprimere si riferisce al costante desiderio
della psicologia di essere equiparata ad una scienza medica (la psichiatria è considerata
scienza medica e conosciamo i risultati di questa scelta).
E’ in mezzo alla gente che abbiamo bisogno di psicologi, non
per categorizzare o medicalizzare, ma per essere vero supporto dove c’è
realmente bisogno. Tanto più lampante in tempo di crisi, i pazienti privati con
la mano al portafoglio non possono essere l’unico target. Bisogna sporcarsi le
mani e smettere di cercare posto sicuro e facili guadagni, ormai un vero e
proprio miraggio. Questo potrebbe fare la differenza con la psichiatria e dare
finalmente dignità ad una professione che, sfortunatamente, ancora rincorre il
mito della medicina, senza comprendere che la sua vera forza è fra la gente.
Veronika
Veronika
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