Testo scritto in occasione del corteo antipsichiatrico del 28 marzo 2015 a Reggio Emilia
da "Individualità femministe per la chiusura degli OPG"
“Sei
pazza!” ci dicono quando non corrispondiamo a quello che ci si
aspetta da noi, nel momento in cui rompiamo gli schemi. Quando
diciamo NO, quando cerchiamo altre strade rispetto a quelle già
tracciate per noi, quando siamo noi stesse... veniamo definite pazze,
folli, malate mentali, lunatiche, isteriche.
Se
denunciamo un tentato stupro, ci rispondono spesso che ci siamo
suggestionate, se urliamo in faccia davanti ad un aggressione verbale
ci liquidano come povere pazze, se cantiamo felici per strada, ci
guardano con un misto di imbarazzo e pietà.
Se
non veniamo viste come brave ragazze, madri responsabili, mogli
fedeli, compagne compiacenti e soprattutto quando osiamo arrabbiarci,
essere aggressive e violente, siamo considerate matte, “socialmente
pericolose”. La società ci vede come esseri pacifici, indifese,
incapaci di agire violenza e
conflitto, da proteggere controllandoci
perché la violenza deve rimanere monopolio di chi comanda,
dello Stato, degli uomini, della scienza. È quindi considerato
inaudito, folle, incomprensibile che le donne si riapproprino della
violenza. Di una donna che reagisce con le mani all'ennesimo insulto,
si dice che è un'esagerata, di una madre che uccide il figlio, che è
vittima di un raptus, di una donna che sceglie la lotta
armata, che non l'ha fatto di sua volontà ma plagiata dal compagno.
Il potere ritiene assurde e incomprensibili queste azioni, arrivando
al punto di cercarne le ragioni nella deformazione del nostro
cervello. Per fare un esempio lo stato tedesco dopo aver ucciso
Ulrike Meinhof della Frazione Armata Rossa ha conservato il suo
cervello per studiarlo, cercando prove della sua anormalità, in
perfetta linea con il passato eugenetico nazista di cui gli
psichiatri furono grandi promotori.
Accusarci
di follia è uno stratagemma usato dalle istituzioni patriarcali,
quali la famiglia, lo stato, la scienza, la chiesa, la scuola per
limitare la nostra libertà. Con questo non vogliamo negare che
esistano la sofferenza, il disagio o la disperazione, ma non li
consideriamo una malattia. Accusarci di essere folli o malate
mentali è un modo per incolparci della nostra sofferenza, perché
sarebbe il nostro cervello ad avere dei problemi, e non invece la
società ad opprimerci e a generare
sofferenza.
È
lo stesso sistema che prima ti diagnostica una patologia e poi
pretende di curarla. Un esempio lampante è l'invenzione della
patologia dell'iperattività delle bambine e bambini (ADHD) insieme
al rispettivo psicofarmaco “curante” Ritalin, ottimo affare per
le multinazionali.
La
psichiatria è un mezzo per controllare i nostri corpi e la nostra
sessualità. Per quanto riguarda il comportamento sessuale umano
esiste una diagnosi psichiatrica praticamente per ogni tipo di
pratica e preferenza sessuale che differisca da quella eterosessuale
normativa. Oltre a frigidità e isteria, fino a qualche decennio fa
essere lesbica era ufficialmente una malattia mentale da curare,
poiché in quanto lesbiche sfuggiamo all'unica opzione ammessa per le
donne: essere eterosessuali. Ancora oggi, ci sono associazioni
religiose e psicologi che propongono “terapie riparative” per
“reindirizzare” il comportamento sessuale verso la norma.
L'isteria,
che significa malattia dell'utero, è stata inventata nel 1500 dai
medici appositamente per patologizzare le donne in quanto portatrici
di utero, a detta loro, causa primaria della nostra follia. Con la
scusa di curarne le disfunzioni nervose intervenivano, e
intervengono, sul controllo dei nostri corpi nelle loro funzioni
riproduttive, viste come indispensabili per il corpo sociale e per lo
spazio familiare. Per le diverse fasi della fertilità dei nostri
corpi la medicina ha inventato e continua a “scoprire” varie
patologie psichiche: la sindrome premestruale, la depressione
post-parto e quella post-aborto, i disturbi della menopausa. Ma i
nostri corpi non sono terreno per le diagnosi che ci vogliono normare
ad un modello di salute e produttività funzionale alla famiglia e al
mondo del lavoro. Non siamo malate quando abbiamo le mestruazioni, è
attività ormonale e solo noi possiamo decidere come gestirle!
Anche
il transgenderismo è considerato dalla psichiatria parte dei
disturbi mentali legati alla sessualità, definito anche “disturbo
dell'identità di genere”. Nonostante le persone trans siano sempre
esistite nella storia è negli anni '50 che la transessualità è
diventata un disturbo mentale di competenza psichiatrica, che ne
definisce la sintomatologia e gli standard di cura. Medici,
psichiatri e giudici pretendono di controllare il percorso di
transizione, per esempio verificando che si rispecchino tutti i
sintomi da loro arbitrariamente decisi, attraverso l'obbligo di
rendersi sterili, mostrare di volersi adeguare completamente al sesso
scelto, di mirare alla “normalità” e invisibilità sociale. La
psichiatrizzazione della transessualità e il controllo operato sul
percorso di transizione servono a incanalarla entro schemi rigidi e
vorrebbero eliminarne il potenziale trasgressivo e dirompente, ma non
potranno toglierci l'autodeterminazione dei nostri corpi!
Accusarci
di follia è uno strumento che storicamente viene usato dal
patriarcato per screditare i nostri comportamenti, le nostre scelte,
le nostre idee, per togliere senso alla nostra ribellione, per
imprigionarci e controllarci.
Quelle
donne che una volta erano a capo di una rivolta, o erano
indipendenti, o avevano il controllo della sessualità e delle
capacità riproduttive del proprio corpo, o erano guaritrici, o
levatrici, o donne di medicina, o semplicemente ritenute scomode,
vennero accusate di stregoneria. Ieri streghe, oggi pazze, quelle
donne che sfuggono al controllo e sono considerate “socialmente
pericolose” devono venire represse e domate. Con la caccia alle
streghe, esse venivano fisicamente eliminate sul rogo, mentre
simbolicamente la forza delle loro vite indipendenti veniva distrutta
agli occhi della Storia attraverso lo stigma dell'essere strega,
invenzione dell'Inquisizione della Chiesa cattolica. La caccia alle
streghe termina in Europa intrecciandosi con la nascita dei primi
manicomi. Similmente oggi, veniamo attaccate fisicamente con
Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO), psicofarmaci, elettroshock e
rinchiuse negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) prossimamente
REMS (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza); mentre
simbolicamente veniamo bollate con lo stigma della malattia mentale,
invenzione della psichiatria.
In
conclusione possiamo dire che la pazzia è nello sguardo di chi
giudica, la malattia mentale nello sguardo degli psichiatri, la
“pericolosità sociale” uno strumento di controllo dei tribunali.
Ci
opponiamo alla psichiatrizzazione delle nostre vite, dei nostri corpi
e dei nostri desideri!
Se
essere libere significa essere pazze, allora lo siamo tutte!
No
agli OPG, no alle REMS, distruggiamo i manicomi, liberiamoci dalla
psichiatria!
Rompiamo
le gabbie del patriarcato!
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