domenica 5 aprile 2015

La follia scorre da sempre nelle nostre vene

Testo scritto in occasione del corteo antipsichiatrico  del 28 marzo 2015 a Reggio Emilia
da "Individualità femministe per la chiusura degli OPG"

Sei pazza!” ci dicono quando non corrispondiamo a quello che ci si aspetta da noi, nel momento in cui rompiamo gli schemi. Quando diciamo NO, quando cerchiamo altre strade rispetto a quelle già tracciate per noi, quando siamo noi stesse... veniamo definite pazze, folli, malate mentali, lunatiche, isteriche.
Se denunciamo un tentato stupro, ci rispondono spesso che ci siamo suggestionate, se urliamo in faccia davanti ad un aggressione verbale ci liquidano come povere pazze, se cantiamo felici per strada, ci guardano con un misto di imbarazzo e pietà.
Se non veniamo viste come brave ragazze, madri responsabili, mogli fedeli, compagne compiacenti e soprattutto quando osiamo arrabbiarci, essere aggressive e violente, siamo considerate matte, “socialmente pericolose”. La società ci vede come esseri pacifici, indifese, incapaci di agire violenza e conflitto, da proteggere controllandoci perché la violenza deve rimanere monopolio di chi comanda, dello Stato, degli uomini, della scienza. È quindi considerato inaudito, folle, incomprensibile che le donne si riapproprino della violenza. Di una donna che reagisce con le mani all'ennesimo insulto, si dice che è un'esagerata, di una madre che uccide il figlio, che è vittima di un raptus, di una donna che sceglie la lotta armata, che non l'ha fatto di sua volontà ma plagiata dal compagno. Il potere ritiene assurde e incomprensibili queste azioni, arrivando al punto di cercarne le ragioni nella deformazione del nostro cervello. Per fare un esempio lo stato tedesco dopo aver ucciso Ulrike Meinhof della Frazione Armata Rossa ha conservato il suo cervello per studiarlo, cercando prove della sua anormalità, in perfetta linea con il passato eugenetico nazista di cui gli psichiatri furono grandi promotori.

Accusarci di follia è uno stratagemma usato dalle istituzioni patriarcali, quali la famiglia, lo stato, la scienza, la chiesa, la scuola per limitare la nostra libertà. Con questo non vogliamo negare che esistano la sofferenza, il disagio o la disperazione, ma non li consideriamo una malattia. Accusarci di essere folli o malate mentali è un modo per incolparci della nostra sofferenza, perché sarebbe il nostro cervello ad avere dei problemi, e non invece la società ad opprimerci e a generare sofferenza.
È lo stesso sistema che prima ti diagnostica una patologia e poi pretende di curarla. Un esempio lampante è l'invenzione della patologia dell'iperattività delle bambine e bambini (ADHD) insieme al rispettivo psicofarmaco “curante” Ritalin, ottimo affare per le multinazionali.

La psichiatria è un mezzo per controllare i nostri corpi e la nostra sessualità. Per quanto riguarda il comportamento sessuale umano esiste una diagnosi psichiatrica praticamente per ogni tipo di pratica e preferenza sessuale che differisca da quella eterosessuale normativa. Oltre a frigidità e isteria, fino a qualche decennio fa essere lesbica era ufficialmente una malattia mentale da curare, poiché in quanto lesbiche sfuggiamo all'unica opzione ammessa per le donne: essere eterosessuali. Ancora oggi, ci sono associazioni religiose e psicologi che propongono “terapie riparative” per “reindirizzare” il comportamento sessuale verso la norma.
L'isteria, che significa malattia dell'utero, è stata inventata nel 1500 dai medici appositamente per patologizzare le donne in quanto portatrici di utero, a detta loro, causa primaria della nostra follia. Con la scusa di curarne le disfunzioni nervose intervenivano, e intervengono, sul controllo dei nostri corpi nelle loro funzioni riproduttive, viste come indispensabili per il corpo sociale e per lo spazio familiare. Per le diverse fasi della fertilità dei nostri corpi la medicina ha inventato e continua a “scoprire” varie patologie psichiche: la sindrome premestruale, la depressione post-parto e quella post-aborto, i disturbi della menopausa. Ma i nostri corpi non sono terreno per le diagnosi che ci vogliono normare ad un modello di salute e produttività funzionale alla famiglia e al mondo del lavoro. Non siamo malate quando abbiamo le mestruazioni, è attività ormonale e solo noi possiamo decidere come gestirle!

Anche il transgenderismo è considerato dalla psichiatria parte dei disturbi mentali legati alla sessualità, definito anche “disturbo dell'identità di genere”. Nonostante le persone trans siano sempre esistite nella storia è negli anni '50 che la transessualità è diventata un disturbo mentale di competenza psichiatrica, che ne definisce la sintomatologia e gli standard di cura. Medici, psichiatri e giudici pretendono di controllare il percorso di transizione, per esempio verificando che si rispecchino tutti i sintomi da loro arbitrariamente decisi, attraverso l'obbligo di rendersi sterili, mostrare di volersi adeguare completamente al sesso scelto, di mirare alla “normalità” e invisibilità sociale. La psichiatrizzazione della transessualità e il controllo operato sul percorso di transizione servono a incanalarla entro schemi rigidi e vorrebbero eliminarne il potenziale trasgressivo e dirompente, ma non potranno toglierci l'autodeterminazione dei nostri corpi!

Accusarci di follia è uno strumento che storicamente viene usato dal patriarcato per screditare i nostri comportamenti, le nostre scelte, le nostre idee, per togliere senso alla nostra ribellione, per imprigionarci e controllarci.
Quelle donne che una volta erano a capo di una rivolta, o erano indipendenti, o avevano il controllo della sessualità e delle capacità riproduttive del proprio corpo, o erano guaritrici, o levatrici, o donne di medicina, o semplicemente ritenute scomode, vennero accusate di stregoneria. Ieri streghe, oggi pazze, quelle donne che sfuggono al controllo e sono considerate “socialmente pericolose” devono venire represse e domate. Con la caccia alle streghe, esse venivano fisicamente eliminate sul rogo, mentre simbolicamente la forza delle loro vite indipendenti veniva distrutta agli occhi della Storia attraverso lo stigma dell'essere strega, invenzione dell'Inquisizione della Chiesa cattolica. La caccia alle streghe termina in Europa intrecciandosi con la nascita dei primi manicomi. Similmente oggi, veniamo attaccate fisicamente con Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO), psicofarmaci, elettroshock e rinchiuse negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) prossimamente REMS (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza); mentre simbolicamente veniamo bollate con lo stigma della malattia mentale, invenzione della psichiatria.

In conclusione possiamo dire che la pazzia è nello sguardo di chi giudica, la malattia mentale nello sguardo degli psichiatri, la “pericolosità sociale” uno strumento di controllo dei tribunali.
Ci opponiamo alla psichiatrizzazione delle nostre vite, dei nostri corpi e dei nostri desideri!
Se essere libere significa essere pazze, allora lo siamo tutte!
No agli OPG, no alle REMS, distruggiamo i manicomi, liberiamoci dalla psichiatria!
Rompiamo le gabbie del patriarcato!

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