di Giorgio Antonucci
Streghe ieri e streghe oggi
Molti filosofi della scienza tra cui Max Weber e più di recente K. R.
Popper hanno studiato con attenzione la differenza tra i giudizi di fatto e
i giudizi di valore.
I primi sono scientifici, i secondi no.
Ad esempio: se un neurologo con apposite indagini e strumenti ed esami stabilisce le diagnosi di tumore cerebrale questo è un giudizio di fatto, dunque è una constatazione scientifica.
Invece se uno psichiatra afferma che una donna che ha molti rapporti sessuali è una ninfomane questo è un giudizio di valore, dunque non ha nulla di scientifico.
Comunque anche al di fuori del campo ristretto della psichiatria tutta la psicologia contemporanea che può soltanto tentare interpretazioni ipotetiche sul comportamento dell'uomo è viziata dal pregiudizio sociale della distinzione tra normale e anormale.
Si può dire pertanto parafrasando un titolo famoso del filosofo tedesco Emanuele Kant che i prolegomeni ad ogni psicologia del futuro che voglia sia pure in modo problematico presentarsi come conoscenza devono ancora essere scritti.
Fiodor Dostoevskij, che non a caso annota nei suoi Diari "Vasto è l'uomo, troppo vasto, io lo farei più ristretto", è il maggior conoscitore della psicologia umana tra tutti i moderni, proprio perché non fa distinzione tra normale ed anormale. Così Nikolàj Stavrògin si può dire, usando il linguaggio degli scultori, che è un personaggio a tutto tondo, cioè un individuo che porta dentro di sé senza limiti tutte le contraddizioni della nostra civiltà.
Mi riferisco ora per fare un esempio attuale alla famosa vicenda, probabilmente ancora non conclusa e certamente in sospeso, del così detto Mostro di Firenze.
I vari interpreti dell'avvenimento, siano essi giornalisti scrittori e registi oppure psicologi psichiatri o antropologi, rinunciano a raggiungere ipotesi attendibili sull'autore o sugli autori di questi omicidi nel momento in cui, invece di approfondire tutte le possibili motivazioni, e tutti i possibili conflitti tra individuo e società nella nostra cultura, si rifugiano nel pregiudizio della follia.
D'altra parte sono molti in ogni epoca i modi di fabbricare il letto di Procuste per nascondersi la larghezza e la profondità dei problemi.
"Il mantello delle streghe" potrebbe sembrare ormai soltanto una curiosità storica, però nelle metropoli moderne, in periodo post-industriale, come ad esempio ora a Torino, ritorna la negromanzia, e tornano attuali gli esorcismi. Tra l'altro, di recente, la stampa ha portato notizia che una donna, che aveva la giovane figlia in condizioni di disagio psicologico, per paura degli psichiatri, ha preferito chiedere aiuto a un esorcista.
Si sa che nei conventi, nel passato ma a volte anche ora, entravano ed entrano persone non per loro scelta, ma costrette da vari interessi.
Anche Manzoni, come è noto, fu attratto dallo studio psicologico della storia di una donna costretta alla rinuncia e alla castità contro le proprie inclinazioni.
Nel libro "Magistrati e streghe", di Robert Mandrou si può leggere come ancora nel Seicento la maggioranza degli uomini di cultura affrontava il problema a livello teorico, e come i sacerdoti intervenivano.
Allora il disagio di essere oppressi e di non potersi esprimere secondo le proprie necessità e le proprie passioni era interpretato prevalentemente in modo mistico: la vittima era una strega.
Dopo, pian piano finirà per prevalere l'interpretazione clinica: la vittima diventerà una malata. Insomma, in un modo o nell'altro, non si vogliono vedere le cose come sono. Thomas S. Szasz ironizza intelligentemente sul fatto che quasi tutti gli psichiatri hanno considerato le streghe come malate di mente, senza dir nulla sugli inquisitori.
I primi sono scientifici, i secondi no.
Ad esempio: se un neurologo con apposite indagini e strumenti ed esami stabilisce le diagnosi di tumore cerebrale questo è un giudizio di fatto, dunque è una constatazione scientifica.
Invece se uno psichiatra afferma che una donna che ha molti rapporti sessuali è una ninfomane questo è un giudizio di valore, dunque non ha nulla di scientifico.
Comunque anche al di fuori del campo ristretto della psichiatria tutta la psicologia contemporanea che può soltanto tentare interpretazioni ipotetiche sul comportamento dell'uomo è viziata dal pregiudizio sociale della distinzione tra normale e anormale.
Si può dire pertanto parafrasando un titolo famoso del filosofo tedesco Emanuele Kant che i prolegomeni ad ogni psicologia del futuro che voglia sia pure in modo problematico presentarsi come conoscenza devono ancora essere scritti.
Fiodor Dostoevskij, che non a caso annota nei suoi Diari "Vasto è l'uomo, troppo vasto, io lo farei più ristretto", è il maggior conoscitore della psicologia umana tra tutti i moderni, proprio perché non fa distinzione tra normale ed anormale. Così Nikolàj Stavrògin si può dire, usando il linguaggio degli scultori, che è un personaggio a tutto tondo, cioè un individuo che porta dentro di sé senza limiti tutte le contraddizioni della nostra civiltà.
Mi riferisco ora per fare un esempio attuale alla famosa vicenda, probabilmente ancora non conclusa e certamente in sospeso, del così detto Mostro di Firenze.
I vari interpreti dell'avvenimento, siano essi giornalisti scrittori e registi oppure psicologi psichiatri o antropologi, rinunciano a raggiungere ipotesi attendibili sull'autore o sugli autori di questi omicidi nel momento in cui, invece di approfondire tutte le possibili motivazioni, e tutti i possibili conflitti tra individuo e società nella nostra cultura, si rifugiano nel pregiudizio della follia.
D'altra parte sono molti in ogni epoca i modi di fabbricare il letto di Procuste per nascondersi la larghezza e la profondità dei problemi.
"Il mantello delle streghe" potrebbe sembrare ormai soltanto una curiosità storica, però nelle metropoli moderne, in periodo post-industriale, come ad esempio ora a Torino, ritorna la negromanzia, e tornano attuali gli esorcismi. Tra l'altro, di recente, la stampa ha portato notizia che una donna, che aveva la giovane figlia in condizioni di disagio psicologico, per paura degli psichiatri, ha preferito chiedere aiuto a un esorcista.
Si sa che nei conventi, nel passato ma a volte anche ora, entravano ed entrano persone non per loro scelta, ma costrette da vari interessi.
Anche Manzoni, come è noto, fu attratto dallo studio psicologico della storia di una donna costretta alla rinuncia e alla castità contro le proprie inclinazioni.
Nel libro "Magistrati e streghe", di Robert Mandrou si può leggere come ancora nel Seicento la maggioranza degli uomini di cultura affrontava il problema a livello teorico, e come i sacerdoti intervenivano.
Allora il disagio di essere oppressi e di non potersi esprimere secondo le proprie necessità e le proprie passioni era interpretato prevalentemente in modo mistico: la vittima era una strega.
Dopo, pian piano finirà per prevalere l'interpretazione clinica: la vittima diventerà una malata. Insomma, in un modo o nell'altro, non si vogliono vedere le cose come sono. Thomas S. Szasz ironizza intelligentemente sul fatto che quasi tutti gli psichiatri hanno considerato le streghe come malate di mente, senza dir nulla sugli inquisitori.
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