giovedì 26 dicembre 2013

Opg...

2007...
Giustizia: Antigone; in visita all’Opg di Napoli, un vero inferno
PDF Stampa E-mail
 
 
 
 
Resti di cibo in terra, odore di urina nelle stanze e lungo i corridoi. Questa è la descrizione dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli fatta dal presidente dell’associazione Antigone del capoluogo campano, Dario Stefano Dell’Aquila, in visita, con gli altri componenti dell’osservatorio nazionale sulla detenzione, agli Opg di Napoli e Aversa, per avviare il quarto rapporto nazionale sulla condizione della detenzione. "Malgrado lo sforzo degli operatori penitenziari e delle direzioni delle strutture - sottolinea Dell’Aquila - la situazione è molto grave, in particolare nella struttura di Sant’Eframo a Napoli".
In Campania ci sono 2 dei 6 Opg del Paese, 320 i detenuti e gli internati ad Aversa, 105 a Napoli. Secondo il presidente dell’associazione Antigone "sarebbe più onesto chiamarli manicomi giudiziari e andrebbero subito chiusi". Altro problema sollevato dai componenti dell’osservatorio sulla detenzione è quello degli internati in regime di proroga della misura di sicurezza (detenuti che hanno scontato la pena, ma vengono tenuti negli Opg perché non ci sono alternative): le Asl di residenza non possono occuparsene e, anche al termine della detenzione, restano negli Opg.
È il caso di C.C., 58 anni, in ospedale da 20. È stato colpito da ictus durante la sua permanenza ad Aversa, non c’è parere negativo all’uscita, ma non esiste un’altra struttura di accoglienza diversa dagli Opg. "L’Asl di appartenenza dovrebbe prendersene cura e non lo fa - spiega Dell’Aquila - mentre l’Asl territoriale non accetta cittadini appartenenti ad altra azienda sanitaria". L’associazione Antigone conta 150 persone nell’Opg di Aversa in regime di proroga della misura di sicurezza e aggiunge che alcuni casi sono incompatibili con la detenzione. La soluzione? Regionalizzare le strutture.
"La chiusura e il superamento delle strutture e l’immediata presa a carico, da parte servizi sociali e socio sanitari, degli internati per i quali è cessata pericolosità sociale - aggiunge il presidente napoletano di Antigone - Bisogna superare il modello manicomiale e creare strutture residenziali per 15 persone, come in Gran Bretagna, in ogni regione.
I pazienti e i detenuti devono rimanere nella regione di appartenenza". L’Opg di Napoli ha solo 4 educatori, addirittura 3 in quello di Aversa. "Gli internati sono in completo abbandono, nonostante la coscienziosa attività di infermieri e operatori sociali. La responsabilità è delle istituzioni e del sistema sanitario che non si fanno carico del problema", conclude Dario Stefano Dell’Aquila.
2012...
Casa Circondariale di Napoli “Poggio
reale”
Collocato al centro della Città, il carcere venne costruito nel 1908 ed è strutturato secondo un modello detentivo risalente a fine ‘800: i reparti sono disposti su tre piani con celle lungo un ballatoio, aperto al centro, con una rete che sostituisce il soffitto. È composto da ben dodici
padiglioni e al suo interno è presente un centro clinico.
Si tratta di gran lunga del carcere più grande d’Italia, ed uno dei più grandi e malandati d’Europa.
Dai dati ufficiali, risulta una presenza effettiva di 2.600 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a 1.347 unità, con un tasso di affollamento quindi del 162%.
Gli stranieri sono 319 (circa il 12% del totale). In base ai dati forniti dall’amministrazione, la media dei detenuti per cella ammonta a 5, con punte di 10 -12 detenuti per cella. A fronte di tale affollamento sono solo 5 i Magistrati di Sorveglianza assegnati all’Istituto. 19 sono gli educatori realmente in servizio. Gli agenti di Polizia Penitenziaria ammontano a 650 unità (a fronte
di una pianta organica pari a 940 agenti), mentre la Direzione dell’Istituto non sembra soffrire di carenza di organico con 5
Vicedirettori a tempo pieno e uno distaccato (la pianta organica prevede solo 3 Vicedirettori).
Solo 200 detenuti sono ammessi al lavoro: in una Regione cronicamente caratterizzata da elevati livelli di disoccupazione, la prospettiva lavorativa di un detenuto è ancor più difficile. Vi è una sola cucina per tutto l’istituto penitenziario. La Regione non finanzia più corsi di formazione professionale, mentre si tengono regolarmente attività scolastiche: scuole elementari con 225 iscritti di cui 116 effettivi e le scuole medie con 86 iscritti e 20 ammessi agli esami.
Quanto ai trattamenti extramurari, i numeri non svolgono un’incisiva funzione deflattiva con 116 detenuti in affidamento in prova, 101 detenzioni domiciliari e 116 detenzioni ex legge 1999/2010.
A parte i pochi padiglioni ristrutturati nel corso degli ultimi anni, a Poggioreale manca la doccia in cella come richiesto dal Regolamento di attuazione dell’Ordinamento penitenzi
ario (D.p.r.
230/2000) e le docce sono esterne, il che rende le condizioni detentive nel corso dell’estate ancor più difficili. Il sole è così forte che i detenuti per refrigerarsi coprono le
finestre con asciugamani bagnati.

2014?????
tratto da www.osservatorioantigone.it 

Nessun commento: