sabato 2 febbraio 2013

"Depressione"

C’è stato un tempo – e non erano secoli fa – in cui le persone non si
sentivano la «depressione» nelle ossa, in cui i centri per il controllo delle
malattie non definivano la depressione «il comune raffreddore della malattia
mentale», in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità non sosteneva che
la depressione fosse «la maggiore causa di disabilità … e il quarto fattore che
contribuisce alla spesa globale per le malattie». Può darsi che i medici siano
diventati più bravi a riconoscere la depressione, o che la vita oggi esiga
troppo da noi e che quindi la neurochimica ereditata con la selezione naturale
non basti più. O forse sono il riscaldamento globale, uno stato di guerra
diffuso, il collasso economico mondiale, insomma, queste condizioni
irreversibili, a farci ammalare di preoccupazione. Certo, tutte queste
spiegazioni per l’apparente epidemia di depressione hanno un fondo di verità.
Ma c’è un’altra spiegazione possibile: ogni clima di opinione ha la sua
particolare forma di maltempo. La depressione clinica – l’infelicità fatta
malattia – è la nostra.

Tratto da: "Storia segreta del male oscuro"
di Gary Greenberg, 2010


Veronika

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