Riceviamo dal Collettivo Artaud e condividiamo:
Il dott. Fabrizio Cinquini e sua moglie Lucia Pescaglini sono entrambi
stati privati della libertà personale: lui è detenuto nel carcere
“lager” medioevale di san Giorgio di Lucca (di cui continueremo a
chiedere la chiusura per l’indegnità della struttura per tutti e tutte i
reclusi e le recluse), lei agli arresti domiciliari.
Cinquini e la moglie sono accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cannabis.
Conosciamo bene il dottor Cinquini, spesso abbiamo collaborato insieme e
ci siamo informati sull’accaduto. Il risultato è paradossale perché
questa pare essere, a nostro avviso, una vera e propria persecuzione. La
caserma dei carabinieri di Marina di Pietrasanta ha (volutamente?)
“confuso” per cannabis illegale, della canapa regolarmente denunciata e
già inventariata nel precedente provvedimento penale di giugno sempre
nei loro confronti. A questo si aggiunge il sequestro di denaro, di cui
era in possesso perché gli era appena stato dissequestrato nell’ambito
del precedente provvedimento.
I militari dell’Arma si sono introdotti in casa del dottor Cinquini come
se entrassero in casa di un criminale e non di un uomo che esercita la
professione medica con una coerenza ed una abnegazione decisamente
superiori alla media.
Cinquini si trova in carcere per burocrazia e proibizionismo e
l’indagine che nuovamente lo coinvolge toglie risorse a tutti noi,
arricchisce le mafie e tiene un uomo dietro le sbarre per oltre 40
giorni, in attesa di un’analisi che, siamo certi, confermerà trattarsi
di cannabis light perfettamente in regola con l’attuale normativa.
Cinquini in questi anni ha aiutato migliaia di pazienti a reperire
cannabis terapeutica a basso costo, autodenunciandosi, e pagando per
questo, per mostrare a tutti l’assurdità della precedente legge
Fini-Giovanardi sulle droghe (cancellata per incostituzionalità nel
2016).
Cinquini è uno dei massimi esperti di cannabis terapeutica al mondo, in
un’Italia che invece di valorizzare e finanziare il suo lavoro lo
arresta a causa dell’incapacità e dell’arroganza dell’apparato
repressivo, che ritiene questo medico un delinquente perché si ostina a
produrre alcune (poche) piante destinate alla madre malata di Alzheimer e
di amici gravemente ammalati. Quelle che aveva erano peraltro in stadio
vegetativo e quindi prive di THC.
Cinquini è soltanto un medico che ha fatto un giuramento, conosce le
potenzialità dei principi attivi della cannabis e quindi sente il dovere
morale di aiutare chi sta male.
L’Osservatorio antiproibizionista-Canapisa crew e il collettivo
antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, sostengono con forza le
attività del dottor Cinquini e chiedono che possa attendere il processo
(assurdo) al di fuori del carcere lager di san Giorgio. Non avendo
commesso alcun reato ci dovremo far carico tutti noi del risarcimento a
carico dello Stato per l’ennesima e ingiusta detenzione ad opera di
giudici che non conoscono neppure le leggi che dovrebbero far applicare
(in questo caso la 242/16).
Tutta questa confusione, quest’accanimento giudiziario, non a caso si
esprime su un medico che si oppone da sempre alla lobby del mercato
farmaceutico ed ha un approccio medico decisamente contrario all’uso di
psicofarmaci, qualora non sussista un pericolo concreto: un medico che
offre prima di tutto il suo tempo, il suo ottimismo, il suo sorriso, per
motivare le persone a diventare medici di sé stessi e curarsi
attraverso lo stile di vita sano.
Cinquini e la moglie sono il contrario di persone socialmente
pericolose: sono 2 intellettuali che hanno aiutato migliaia di persone
gratuitamente e senza pretendere nulla in cambio.
Come Osservatorio antiproibizionista-Canapisa crew e come collettivo
antipsichiatrico Antonin Artaud, siamo molto preoccupati per la lunga
detenzione di una persona che ha già raccontato in un libro (Dottor
cannabis. La storia di un medico antiproibizionista - Ediz. Dissensi
2016), gli abusi subiti in quella struttura carceraria.
Come Osservatorio antiproibizionista-Canapisa crew e come collettivo
antipsichiatrico Antonin Artaud, troviamo inaccettabile che in attesa
della fine delle ferie dei laboratori forensi si debba accettare che un
uomo per bene e sua moglie siano privati della libertà personale. Il
loro caso dimostra ancora una volta in modo esemplare la stupidità del
proibizionismo.
Come Osservatorio antiproibizionista-Canapisa crew e come collettivo
antipsichiatrico Antonin Artaud, chiediamo alle forze dell’ordine di
occuparsi di quei profili criminali che davvero provocano danni e hanno
un costo per l’intera collettività e di lasciare in pace la famiglia
Cinquini che per l’ennesima volta si trova ristretta senza aver fatto
del male a nessuno.
Fabrizio e Lucia liberi ora!
Osservatorio antiproibizionista-Canapisa crew
www.osservatorioantipro.org
Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud
artaudpisa.blogspot.com
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