Questa sedia non è una semplice sedia. E' piuttosto un testimone incolpevole di un genocidio.
Appoggiati alla sua spalliera, ticchettando sui suoi braccioli, sedicenti medici della mente hanno espresso le loro sentenze/diagnosi su migliaia di esseri umani in-volontari, rei di lesa realtà.
Ha accolto la loro arroganza e la loro cecità, ascoltato i loro ordini di sterminio, i loro giudizi sommari e tutta l'incomprensione e l'indifferenza di cui essere umano è capace.
E' rimasta muta e nuda di fronte ad ogni ordine di contenzione, di elettroshock, di coma insulinico ... muta e nuda di fronte alle lacrime di chi implorava di uscire e alla penna di chi decretava la fine di tutto.
Ritrovata semidistrutta in un manicomio in disuso, abbandonata lì come tutte le altre umane (e non umane) cose che non servono più alla causa scientifica della psichiatria (come i lobotomizzati ridotti a larve o gli internati rinchiusi nei cronicari), oggi questa sedia riprende vita e si affranca dal suo passato.
Da oggi testimonierà solo la rivolta, la passione, il rifiuto di ogni psichiatria, di ogni dittatura della coscienza, di ogni lesa umanità.
Sarà la mia compagna di viaggio, per gli anni a venire (per quelli, pochi o molti che siano, che restano), nella lotta per liberarsi della/dalla psichiatria.
Riscriveremo insieme la storia della follia (e anche quella della psichiatria) in lingua rovescia: libereremo l'esperienza e troveremo antitodi efficaci al veleno psichiatrico; scioglieremo i nodi delle fasce di contenzione e renderemo innocui gli infermieri; parleremo il linguaggio libero della follia e libereremo i dottori dalla missione di fare il nostro bene.
Faremo da noi stessi ...
E quando saremo stanchi e confusi, gireremo in tondo fino a portare il tempo indietro a quel cortile del manicomio di Messina, dove Giovanni sta ancora aspettandomi con le mani legate dietro la schiena ... e stavolta, senza esitazione alcuna, saprò cosa fare ...
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