mercoledì 4 gennaio 2017

Si ribella al TSO ed aggredisce l'equipe

MORS TUA VITA MEA
Qualche mese dopo la morte di Andrea Soldi. l'ennesimo "TSO programmato" e concordato con i familiari del soggetto designato, presenta un epilogo a parti invertite.
Antonio Cassotta, allertato dalla presenza non richiesta degli operatori psichiatrici alla sua porta, afferra un coltello e colpisce la psichiatra e uno dei due infermieri presenti.
Scatta l'accusa di tentato omicidio e Antonio viene tratto in arresto e condotto in carcere.
Se avessimo anche una pur minima percezione di cosa significhi subire delle cure psichiatriche coatte, probabilmente non avremmo alcuna difficoltà nel vedere nell'azione di Antonio più che un tentativo di omicidio, un "eccesso di legittima difesa".
Pur non venendo meno né la rilevanza penale, né la condanna morale di questo comportamento, esso, visto sotto questa luce, apparirebbe immediatamente intelligibile e offrirebbe elementi per capire la natura del trattamento sanitario obbligatorio e le radici della violenza in psichiatria.
Se si vuole essere onesti bisogna dire che la violenza (agita/subita) è elemento intrinseco alla pratica psichiatrica. L'obbligo alle cure per gli utenti psichiatrici (e il correlato obbligo a curare in capo agli operatori psichiatrici) regolato dalla normativa sul TSO crea un inevitabile conflitto fra gli attori in campo (fra l'altro in presenza di un dislivello di potere fra chi DEVE imporre le cure e chi DEVE subirle).
L'uso della forza è legittimo se agito dagli operatori. Assume rilevanza penale solo se agito dagli utenti sotto forma di resistenza attiva o passiva alle cure.
Questo è il motivo per cui di fronte a fatti di violenza simili, si attuino percorsi giudiziari così dissimili.
Nel caso di Andrea Soldi gli operatori risultano indagati a piede libero e in attesa di sapere se saranno o meno rinviati a giudizio. Per Antonio invece si aprono immediatamente le porte del carcere e, con tutta probabilità, inizia il percorso obbligato nel sistema della carcerazione psichiatrica.

La verità che l'obbligo alle cure/a curare trasforma tutti gli attori ora in vittime, ora in carnefici, in un gioco perverso senza fine. La differenza sostanziale fra Andrea o Antonio e i loro curatori compulsavi, è che loro non hanno mai invaso i loro spazi o imposto la loro visione delle cose, non hanno dichiarato nessuna guerra alla normalità: hanno solo resistito alle attenzioni altrui al prezzo della propria vita (Andrea) e della propria libertà (Antonio).
Potremmo concludere con i versi di Alberto Paolini, ex internato del manicomio S. Maria della Pietà:
"A voi che ascoltate una domanda porgere vorrei...
Quale dei due è più dannoso o più pericoloso:
chi nella rete è preso o chi la trama ha teso?"

http://torino.repubblica.it/…/si_ribella_al_tso_e_aggredi…/…

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