BASTA MANICOMI vecchi o nuovi che siano...
Chiudere
gli O.P.G (ospedali psichiatrici giudiziari o manicomi
criminali) senza cambiare la legge che li sostiene vuol dire
creare nuove strutture, forse più accoglienti, ma all’interno
delle quali finirebbero sempre rinchiuse persone giudicate incapaci
d’ intendere e volere. La questione, insomma, non può essere
risolta con un tratto di penna, non è sufficiente stabilire che
quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema
si risolva da sé.
Per abolire realmente gli OPG bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia ma occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio alle REMS regionali(mini OPG,definite REMS residenze esecuzione misure sicurezza)
Viene ribadito, oltretutto, il collegamento inaccettabile cura-custodia riproponendo uno stigma manicomiale; dall’altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte degli psichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi. La proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, consegna agli psichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il dispositivo cura-custodia, e quindi responsabilità penale del curante-custode.
Tanti
dei promotori della legge 81, appartenenti all'area della psichiatria
che si autoproclama “democratica, alternativa e comunitaria”,
pensano ancora che il manicomio sia esclusivamente una struttura
chiusa ma in realtà il manicomio è una logica psichiatrica ben
presente anche oltre alle pareti delle strutture, in ogni luogo dove
la psichiatria è presente. La logica manicomiale può essere
contrastata solo nel momento in cui si punti il dito sulla natura
stessa della psichiatria, pseudoscienza finalizzata al controllo
sociale e non certamente ad affrontare le cause delle numerose
problematiche esistenziali che molti soggetti incontrano nella
propria vita.
La
psichiatria è professionalmente abile nel classificare tali
condizioni esistenziali o vissuti
in
sintomi di una fantomatica “malattia mentale” i quali a loro
volta saranno oggetto della “terapia farmacologica”ovverosia
sostanze psicotrope legalizzate in grado di cancellare il sintomo del
disagio ma non ad affrontare la causa del conflitto con se stessi o
con il mondo che ci circonda, troppo spesso indifferente e
opprimente.
Sulla
base dell' esperienza quotidiana dei Telefoni Viola, riteniamo
doveroso smascherare quotidianamente le pratiche definite di “cura
e riabilitazione” che in realtà sono escludenti, spersonalizzanti
e coercitive. Per esempio il T.S.O(trattamento sanitario
obbligatorio, ovverosia una delle pratiche più violente e
traumatiche per chi lo subisce) è spesso adoperato come minaccia per
i “pazienti” che hanno intenzione di allontanarsi dalle “cure”
a loro abusivamente imposte.
Pensiamo
che la critica radicale alla psichiatria debba affrontare l'argomento
al lato pratico
Continueremo
a sporcarci le mani nel rendere sempre più agibili i percorsi di
chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla
morsa psichiatrica.
Continueremo
sempre con maggior tenacia ed impegno ad offrire un concreto sostegno
umano,legale e medico a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto
della libertà e della dignità dell'individuo.
Fin
quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la
cosiddetta “pericolosità sociale” i giudici sulla base
dell'”incapacità di intendere e volere” definita da un perito
psichiatra all'interno di un processo penale, applicheranno una
“misura di sicurezza detentiva” ovverosia un internamento nelle
REMS o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico
troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici
territoriali (collocati presso comunità psichiatriche o seguiti a
livello ambulatoriale e centri diurni).
La
psichiatria sta gradualmente mutando la sua immagine esteriore,
affinché possa predisporre servizi, in primis le REMS, più
accettabili dall'opinione pubblica ben contraria alle situazioni di
estremo degrado riscontrate negli anni scorsi all'interno degli OPG.
Rimbiancare
le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri
antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le
porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l'uso dei letti di
contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire
l'ergoterapia ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi alle
“attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel
sopportare il misero e lento trascorrere del tempo) sostituire le
divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza
privata,i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari
(oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso
appartenenti alla ciurma dei sorveglianti), sono tutte misure utili
a mistificare la conservazione dello status quò.
Emblematico
è il caso dell'ex OPG di Castiglione delle Stiviere(Mn)...
Non
sarà un cambio di targa all'ingresso del manicomio (sistema
polimodulare rems provvisorie) a modificare sostanzialmente la
vita dei soggetti reclusi in questi luoghi di sofferenza dove la
sottomissione dell'individuo alle denigranti regole del manicomio
sono obiettivi terapeutici...ma solo per chi li impone o li fa
diligentemente rispettare.
Numerose
sono le restrizioni di natura carceraria dettate per “motivi di
sicurezza” incomprensibili e denigranti a cui sono quotidianamente
sottoposti i reclusi, tra cui le perquisizioni che si verificano al
rientro in “reparto” dopo un incontro con familiari/amici e la
non possibilità di usufruire liberamente di un telefono, oltre alla
totale assenza di predisposizione del personale a fornire un
concreto supporto emotivo sulla base di un necessario ascolto e una
reale comunicazione con la persona ormai da tempo declassata come
“malata mentale”.
Purtroppo
queste dinamiche si replicano in modo capillare anche nei contesti
gestiti direttamente o indirettamente dai servizi psichiatrici
territoriali.
Riguardo
a una reale abolizione dei manicomi criminali, OPG o REMS che siano
pensiamo che sia strettamente necessario definire un preciso
percorso che prenda in considerazione alcuni passaggi che
riportiamo:
obiettivi.generali
1.
abolizione delle norme che regolano il proscioglimento per vizio
totale di mente.
Ciascun
individuo va ritenuto sempre pienamente responsabile delle sue azioni
e ha diritto ad essere giudicato secondo le norme vigenti, mantenendo
tutti i diritti propri della difesa.
2.
superamento dell'uso, nell'ambito del processo penale, della perizia
psichiatrica
3. abbandono, in quanto arbitrario, del giudizio di pericolosità sociale
obiettivi
intermedi
1.
Per i soggetti prosciolti per “vizio totale di mente”:
equiparazione tempo massimo della misura di sicurezza (detentiva
e non detentiva) in atto, al massimo della pena prevista per
il reato di cui l'individuo è accusato. La normativa in vigore
effettua questa equiparazione solo per quanto riguarda la misura di
sicurezza detentiva per cui nessun soggetto internato in una
Rems può permanere nella struttura per un periodo superiore a quello
previsto come massimo della pena per il reato commesso.
Ciò
non vale per quelle forme di controllo più “soft”(ma non per
questo meno liberticide) come la “libertà vigilata”(con
l'obbligo di domicilio presso la propria abitazione o presso
strutture psichiatriche,il rispetto di prescrizioni che limitano la
libertà della persona e obbligano a seguire le “cure”
predisposte dal DSM (dipartimento salute mentale).
Ad
oggi tale misura di sicurezza può estendersi all'infinito.
2.
Uilizzo dei fondi individualizzati (budget di salute) previsti
dalla normativa per facilitare la fuoriuscita dal circuito
giudiziario, ad accesso diretto degli interessati, per la
realizzazione di percorsi di reinserimento sociale proposti dagli
stessi all'autorità giudiziaria.
I
fondi dovrebbero essere gestiti dagli enti locali(Servizi sociali)
invece che dai DSM.
Trasformazione
dei “bugdget di salute” in
"budget di vita indipendente" ed
estensione degli stessi "aiuti" a quanti sono in
procinto di fuoriuscire dal circuito carcerario,in prospettiva di una
piena e consapevole indipendenza dell'individuo riguardo le scelte
terapeutiche.
Liberiamoci
dai manicomi, liberiamoci dalla psichiatria !
Telefono
Viola di Bergamo,Piacenza e Reggio Emilia
Centro
di Relazioni Umane -Bologna
Collettivo
antipsichiatrico Camap- Brescia
settembre
2015 per contatti:
antipsichiatriapc@autistici.org
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