È una domanda che mi sono sentita
rivolgere e che mi sono posta spesso durante il mio percorso di studi di
Psicologia. Aiutare le persone, sì, ma come?
Si sta assistendo ad una crescente
medicalizzazione della vita quotidiana. Alcune condizioni umane, un
tempo ritenute normali, sono oggi considerate patologiche. L’argomento
si fa ancora più spinoso se si osserva che i disturbi mentali hanno
registrato un incredibile aumento negli ultimi decenni, inducendo non
pochi sospetti rispetto ai criteri diagnostici utilizzati e rispetto ai
modelli di cura proposti, influenzati da interessi sociali ed economici.
In un’epoca quindi in cui la società è
sempre più medicalizzata e in cui la psichiatria, nell’intento di essere
sempre più disciplina scientifica, tenta di ricondurre il disturbo
mentale alla stregua di un’alterazione biologica, si può capire come
parlare di antipsichiatria oggi non sia affatto semplice.
Questo libro di Francesco Codato propone
un’interessante riflessione ripercorrendo e indagando le basi culturali
del movimento antipsichiatrico per arrivare a comprendere il nostro
presente. In questo libro filosofia e psichiatria sono affiancate e
dialogano tra loro per comprendere e riportare il soggetto malato nella
sua dimensione umana costringendoci ad interrogarci sul valore delle
pratiche medico-psichiatriche.
Codato presenta le radici culturali che
hanno posto le basi per la nascita e la diffusione del movimento
antipsichiatrico. Il processo di medicalizzazione della società ha
trovato terreno fertile durante l’Illuminismo quando gli stati di
sofferenza e di salute mentale vengono ricondotti alla dimensione
corporea e la società conferisce alla psichiatria il compito di separare
ciò che è normale da ciò che è anormale, ciò che è sano da ciò che è
malato. Vi è una continua de-personalizzazione, o de-soggettivizzazione,
del soggetto che soffre. La persona separata dal mondo è un esule. È in
questo panorama che si è sviluppata l’antipsichiatria.
“Ridotta a poche parole la malattia mentale rappresenta la diversità, e la paura di questa diversità fa sì che la società si difenda alzando dei muri di protezione che discernono ciò che è normale e accettabile, da ciò che deve essere allontanato. […] cosa succederebbe se qualcuno insorgesse contro tale visione e cominciasse a sostenere che le condizioni organiche non sono l’unico fattore di causa della patologia mentale, e che in realtà l’aspetto culturale e sociale sia il mezzo primario che determina la nascita di tale patologia?”
L’autore quindi ricostruisce la storia
del movimento antipsichiatrico partendo dalle singole teorie di Cooper,
Laing, Szasz, Basaglia e Antonucci, mostrando bene come, seppur
condividesse la premessa teorica della sociogenicità delle malattie
psichiche, lasciasse ampio spazio alle individualità dei suoi esponenti
costituendosi come movimento non unitario, quanto piuttosto come una
vivace e varia attività sia teorica che pratica-politica.
Francesco Codato ci prende per mano e ci
accompagna lungo un viaggio che ha inizio analizzando le radici
culturali dell’antipsichiatria e che si conclude con un’analisi della
psichiatria odierna, facendoci rendere conto di quanto in un’epoca come
questa ci sia la necessità di rievocare le idee antipsichiatriche per
poter dare al malato l’ascolto, la comprensione e la cura di cui ha
bisogno; per poter riconferire, in altre parole, la dignità che gli
spetta.
“l’andamento psichiatrico contemporaneo porta con sé l’urgenza di una continua valutazione del suo operato e di un continuo confronto che ricordi a tutti che i malati mentali sono primariamente degli uomini e che la pazzia costituisce un campo difficile di analisi, che non può prescindere dalle valutazioni e dalle esigenze etiche di una data società.”
Un libro che non rappresenta solo una
memoria storica dell’antipsichiatria, ma ne mostra l’applicabilità nel
contesto psichiatrico di oggi.
“La speranza è che, in un futuro non troppo lontano, parlare di antipsichiatria divenga una situazione totalmente inutile, poiché questo vorrebbe dire che psichiatria e antipsichiatria si saranno fuse in un’unica dimensione che permetterà un contatto autentico e di reale aiuto a chi soffre di una patologia mentale. “
Francesco Codato
Francesco Codato collabora alla cattedra
di Bioetica, di Etica sociale e Bioetica presso l’Università Ca’
Foscari di Venezia, università presso la quale sta svolgendo un
dottorato in filosofia. I suoi interessi di ricerca ruotano attorno alla
bioetica e alla filosofia della medicina, con particolare riferimento
alla relazione tra etica e cure psichiatriche. Ha svolto periodi di
studio e ricerca presso l’Université Paris-Sorbonne e presso il CNRS
(Centro nazionale di ricerca scientifica francese). È autore delle
opere: Follia, potere e istituzione: genesi del pensiero di Franco Basaglia (2010), Figli di Prometeo: etica della responsabilità e ricerca scientifica (2012), Che cos’è l’antipsichiatria? Storia della nascita del movimento di critica alla psichiatria (2013), Thomas Szasz. La critica psichiatrica come forma bioetica (2013), Che cos’è la malattia mentale. Una prospettiva interdisciplinare (in uscita a dicembre).
Giordana De Anna
tratto da www.lachiavedisophia.com
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