domenica 28 dicembre 2014

Alda Merini

Nel centro del giardino c'era anche un'altra appendice dell'ospedale: il ricovero delle cavie, dove si facevano esperimenti sul cervello umano. Io mi sono addentrata in quel posto poche volte, quanto basta per provare un orrore incredibile. Bestie lobotomizzate, castrate e, dappertutto, un senso di innaturale forza malvagia, ridotta al massimo della sua violenza. Certe bestie, sotto i veleni delle medicine, avevano perso del tutto la loro identità. E dei gatti parevano tigri feroci, dei topolini erano presi da sindromi strane che li facevano girare su sé stessi senza posa alcuna né alcun senso di conservazione. L'uomo che dirigeva questo brutto traffico era un po' eguale alle sue bestie, pareva un lobotomizzato, unto e untuoso, cercava di arraffare qualche malata e portarla di sotto per "montarla", come diceva lui.
Alda Merini - L'Altra Verità, diario di una diversa
 

L’altra verità. Diario di una diversa

L’altra verità. Diario di una diversa

Un alternarsi di orrore e solitudine, di incapacità di comprendere e di essere compresi, in una narrazione che nonostante tutto è un inno alla vita e alla forza del "sentire".
Alda Merini (poetessa, aforista e scrittrice italiana) ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio: il racconto della vita nella clinica psichiatrica, tra elettroshock e autentiche torture, libera lo sguardo della poetessa su questo inferno, come un'onda che alterna la lucidità all'incanto.
Un diario senza traccia di sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo "sperdimento", ma anche la sicurezza di sé e delle proprie emozioni in una sorta di innocenza primaria che tutto osserva e trasforma, senza mai disconoscere la malattia, o la fatica del non sentire i ritmi e i bisogni altrui, in una riflessione che si fa poesia, negli interrogativi e nei dubbi che divengono rime a lacerare il torpore, l'abitudine, l'indifferenza e la paura del mondo che c'è "fuori".

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