domenica 19 maggio 2013

IL MANICOMIO NON E’ UN EDIFICIO, IL MANICOMIO E’ UN CRITERIO. IL CRITERIO E’ QUESTO: CHE IL MEDICO POSSA, SULLA BASE DI UN GIUDIZIO SUL PENSIERO DI UNA PERSONA, PRENDERLA CON LA FORZA, PORTARLA DA QUALCHE PARTE E IMPORLE DEI TRATTAMENTI. QUESTO E’ IL MANICOMIO. NON CI SARA’ PIU’ IL MANICOMIO QUANDO OGNUNO POTRA’ ANDARE DAL MEDICO QUANDO VUOLE, SE VUOLE, E FARE SU CONSIGLIO DEL MEDICO QUELLO CHE GLI PARE. (G.Antonucci)
Bisogna esprimere un fermo e deciso ”NO” a tutte le forme di coercizione in psichiatria (auspicando e lottando per una modifica della normativa anche in tale direzione).
A rinforzare tale convinzione riporto le parole, attualissime, di Maccacaro, tratte dal suo intervento che si puo’ leggere nell’Allegato ”1976 Bologna…” stralcio da pag. 238 del libro ”Attualita’ del pensiero e dell’opera di G.A. Maccacaro”:
”…e’ la crisi di questa medicina contemporanea che, di giorno in giorno, si fa sempre piu assistenzialmente inefficace e socialmente repressiva.”
L’inefficacia dell’assistenza e’ dimostrata da:
1. progressivo deterioramento, statisticamente documentabile, della salute collettiva per l’incidenza crescente di tutte le malattie legate alla nocivita’ dell’ambiente di lavoro, di abitazione, di alimentazione e di vita che e’ il portato inseparabile del modo di produzione capitalistico;
2. ricorrenza – frequente e dilagante – di patologie infettive che si credevano e potevano essere state debellate;
3. vertiginoso incremento del consumo di farmaci in larga misura meramente sintomatici e concretamente tossici;
4. emergenza di un diffuso malessere, socialmente determinato e personalmente patito che investe larghi strati della popolazione indotta o costretta a vivere come ”disturbo mentale” ciò che e’ soltanto ”insopportabilita’ di vita”.
La funzione repressiva è dimostrata da:
1. crescente trasferimento dei problemi sociali e personali (conflittualita’, trasgressione dei limiti di ”norma”, domanda di soggettivazione, ecc.) in un’area di gestibilita’ istituzionale e di silenziamento terapeutico;
2. avanzante tecnicizzazione dell’atto medico fino all’estinzione dei suoi contenuti di rapporto interpersonale;
3. diffusione di false o inefficaci pratiche di prevenzione secondaria per deviare la domanda di conversione del modo di produzione;
4. attribuzione al medico di nuovi compiti repressivi nei confronti del comportamento infantile, se e’ un pediatra, del diritto di aborto se e’ un ostetrico, del rifiuto del lavoro se e’ un fiscale, dell’uso di droga se e’ un medico, della devianza se e’ uno psichiatra, della rivolta alla nocivita’ se e’ un medico del lavoro, e cosi via. ” (fine stralcio da Maccacaro)
Il Presidente Nazionale Medicina Democratica:
dr. d’Angelo Fernando Antonio (Tonino)

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