Gio 31/05/18
Si è concluso ieri il processo sulla morte di Andrea Soldi, l'uomo
ucciso il 5 agosto del 2015 durante un TSO. Sono stati condannati a un
anno e otto mesi per omicidio colposo i tre vigili autori della cattura (
Enri Botturi, Stefano Del Monaco e Manuel Vair) e lo psichiatra Pier
Carlo Della Porta dell'Asl to2 che ha richiesto il TSO. È stato fissato
un risarcimento, da definire in sede civile, di 220.000 euro al padre e
di 75.000 euro alla sorella.
Non crediamo nei tribunali e nella giustizia dello Stato: in galera non
vogliamo vederci nessuno. Non possiamo non constatare che il collegio,
pur aumentando di due mesi la condanna rispetto alle richieste del Pm,
ha comminato una pena risibile. Poco più di un anno e mezzo per aver
ucciso un uomo. Basta fare un confronto con le pene di oltre 4 anni che
lo stesso tribunale ha inflitto ad alcuni imputati NO TAV che si
opposero alla distruzione di un territorio per un progetto inutile
quanto oneroso.
Lo Stato assolve se stesso e condanna duramente chi lo contrasta!
Quello stesso Stato per molti anni ha imposto il suo potere su Andrea,
prima che le forze del (dis)ordine lo strangolassero sulla panchina di
piazzale Umbria. La psichiatria da anni lo teneva sotto stretto
controllo, assoggettandolo alle sue cure e drogandone corpo e mente per
renderlo più mansueto. Tante volte Andrea aveva cercato di liberarsi da
questa trappola, di riprendere in mano la propria vita e le proprie
scelte: per questo aveva subito una decina di trattamenti obbligatori
(TSO), fino all'ultimo che l'ha portato alla morte.
La maggior parte degli utenti psichiatrici sono pazienti (in)volontari
dell'istituzione psichiatrica, come dimostrano i dati sul numero dei TSO
effettuati. Della loro vita scandita dal SSN non parla mai nessuno,
della prigionia vissuta all'interno dei repartini per periodi
prolungati, dei continui ricatti, del degrado fisico dovuto ai farmaci,
della sedazione, dell'infantilizzazione, della perdita del controllo
sulla propria vita, sul proprio corpo e sul proprio pensiero,
dell'invalidità indotta, dei lavori a 2euro/h concordati dai servizi.
Andrea è morto perché rifiutava le "cure". Se pensiamo alla storia della
psichiatria, costellata di atrocità, possiamo facilmente immaginare che
in futuro la puntura di haldol, a cui cercava di sottrarsi, verrà
vista con lo stesso sdegno con cui oggi vediamo i vecchi manicomi, i
manicomi criminali, la lobotomia, le terapie da shock.
Ma al di là di una storia che si ripete e di un'istituzione totale che
nel tempo è sempre riuscita a ripulirsi degli orrori perpetrati e a
"riformarsi" senza cambiare la sostanza, resta il fatto che senza
consenso ogni cura è una tortura, e che tutti debbano poter rifiutare le
cure, se ritenute lesive della propria integrità psico-fisica o
contrarie ai propri convincimenti. Tutti, quindi anche gli utenti
psichiatrici. Perché, come Andrea, non sono "malati", "schizofrenici",
ma esseri umani come noi, «perché la pazzia, amici miei, non esiste.
Esiste soltanto nei riflessi onirici del sonno e in quel terrore che
abbiamo tutti, inveterato, di perdere la nostra ragione» (Alda Merini)
Collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni
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