Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile?Allora assicurati che nessuno possa possedere il potere.(Michail Bakunin)
Quello che è successo a Francesco Mastrogiovanni è un abuso ? Cioè un
uso scorretto e incongruo di pratiche legittime perché previste da
precise norme di legge (il TSO) e da raccomandazioni della conferenza
stato/regione (la contenzione) ? Oppure è l'effetto ordinario di un'idea
che trova legittimo, lecito e finanche necessario obbligare gli
individui a modificare il proprio pensiero, le proprie idee sul mondo e
il proprio comportamento quando questi risultino incomprensibili,
intollerabili e/o semplicemente arrechino disturbo a chi sta accanto ?
Da essere umano e da anarchico, credo che Francesco Mastrogiovanni
sottoscriverebbe l'idea che il TSO sia una forma di violenza e di
oppressione legalizzata, esercitata dal potere psichiatrico sulla base
delle leggi e del consenso collettivo.
Non a caso ne rifiutava le "cure": cioè rifiutava la normalizzazione
forzata fatta passare per terapia e il pensiero divergente fatto passare
per malattia.
Anche nella morte e nonostante l'ondata di sdegno che si è levata in suo
nome (e a sua memoria), Francesco resterebbe, con noi, dalla parte del
torto, in posizione minoritaria, a rivendicare il suo/nostro diritto ad
essere quelli che siamo.
La differenza fra la nostra/sua posizione divergente e il senso comune,
sta nel fatto che noi da sempre avvertiamo e denunciamo la violenza
insita nella cosiddetta "cura psichiatrica" , mentre la maggioranza
convergente si attiva solo quando questa porta alla morte "fisica" di
chi vi è sottoposto.
Viene da chiedersi: se non fosse morto Francesco, qualcuno avrebbe
discusso sulla liceità o meno di quello che non è stato altro se non
l'ennesimo trattamento sanitario obbligatorio emanato per garantirgli
quello che chiamiamo ipocritamente "diritto alla cura" ? Se in quelle
maledette 87 ore legato al letto fosse stato alimentato, idratato,
controllato (così come prevede il protocollo) la sua contenzione sarebbe
stata lecita, terapeutica, dignitosa ? Sono stati legittimi i suoi
precedenti TSO ? E dignitose le contenzioni che lo hanno risparmiato ?
C'é tutta una retorica e una profonda ipocrisia dietro l'idea che il
problema stia solo (o principalmente) in quelle porte chiuse dei reparti
di psichiatria e che le cosiddette "porte aperte" possano essere un
antidoto alla violenza, ai maltrattamenti o agli (ab)usi psichiatrici.
E' certo vero che la cosiddetta società civile, in continuità con
l'atteggiamento tenuto nei confronti dell'olocausto manicomiale, finge
di non sapere (o non vuole sapere), ma è pur vero che i coatti
psichiatrici continuano, senza soluzione di continuità, a denunciare,
prima e dopo la 180, la violenza e l'oppressione di cui si sentono
(sono) vittime. Inascoltati e considerati paranoici, così come sarà
sembrato delirante Francesco Mastrogiovanni quando ha implorato i suoi
"curatori" di non portarlo al reparto di Vallo della Lucania perché lì
l'avrebbero ammazzato.
Pensare che ci siano degli psichiatri "cattivi" e poco coscienziosi,
dediti a torturare i loro simili e una società civile pronta a
intervenire per tutelare i diritti delle sue vittime, è poco più che
una mera illusione. La psichiatria è lo specchio delle nostre paure, dei
nostri pregiudizi e gendarme del nostro ordine e della nostra
normalità. Noi ne siamo i "mandanti" e, come tali, difficilmente
possiamo davvero immedesimarci nelle vittime o garantirne il diritto a
continuare a vivere, esistere e disturbare il nostro ordine mentale,
familiare e sociale. Abbiamo bisogno di credere alla favola della "cura"
psichiatrica; abbiamo bisogno di coprire la nostra intolleranza e la
nostra violenza e di pensare che facciamo "tutto per il loro bene".
Pensare al contrario che ci siano psichiatri "buoni", capaci di imporre
con il dialogo e il confronto "buone terapie" a chi non ritiene di
essere malato e/o di averne bisogno, è una pura mistificazione.
La legge 180, quando si tratta di cure psichiatriche e di persone
diagnosticate come "malate di mente", deroga al diritto costituzionale
del rifiuto delle cure garantito invece a tutti i cittadini. Non solo.
La norma "obbliga" gli stessi operatori, al di là della loro sensibilità
e/o convinzioni personali, a coartare la volontà degli individui e a
limitarne la libertà se non vogliono essi stessi essere chiamati a
rispondere di questa omissione. L'obbligo, non solo annulla qualsiasi
velleità terapeutica, ma crea una spirale di violenza che lega
indissolubilmente vittime, carnefici e mandanti.
L'art. 32 della Costituzione ("Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge"),
garantisce i cittadini non tanto (o solo) da interventi sanitari
invasivi, inutili o dannosi, ma anche (e soprattutto) da quelli ritenuti
utili, efficaci e/o necessari.
Pensare che vada abolita la contenzione meccanica, senza agire
sull'obbligo delle cure, non cambia la sostanza della questione. Essere
"legati" chimicamente, se pure ai nostri occhi sensibili può sembrare il
"male minore", non sposta la natura e la condizione di soggezione e
oppressione in cui gli utenti involontari sono costretti a vivere (e a
morire socialmente, psicologicamente e fisicamente).
Fa una certa impressione pensare che alcuni fra quelli che appoggiano la
campagna per rendere giustizia (ma soprattutto verità) a Francesco
Mastrogiovanni, si riconoscano nella legge 180 e continuino a definire
il TSO come un istituto di garanzia mirato a garantire a tutti i
cittadini il diritto alle cure. Suona offensivo e irrispettoso della sua
radicalità umana e ideale, che si continui ad invocare in suo nome
trattamenti umani e porte aperte, invece di chiedere il riconoscimento
della libertà di scelta come diritto soggettivo direttamente esigibile
da ciascun individuo (e non come concessione liberale da parte dello
psichiatra "buono").
Il problema non è, né può essere, quello o quell'altro psichiatra o
reparto di psichiatria. Il problema è la psichiatria stessa o, per dirla
con Bakunin, il potere che essa esercita senza controllo sulle nostre
vite.
Non dico, né credo, che Mastrogiovanni (o Andrea Soldi) avessero
necessariamente ragione nel rifiutare le "cure". Credo che ne avessero
tutto il diritto e credo, soprattutto, che se se ne vuole rispettare la
verità e onorare il sacrificio (anch'esso involontario come il
trattamento), allora bisogna disarmare la psichiatria dal potere di
costringere le persone a sottoporsi alle sue diagnosi e alle sue cure
(buone o cattive che siano).
Giuseppe Bucalo
fonte: www.giuseppebucalo.com