Qualcuno
puo' decidere che tu, sì proprio tu che stai leggendo, sei un
disturbato mentale. E dopo che le voci prive di fondatezza diventano
verità acquisita farti precipitare in un inferno. Tutto ciò è avvenuto
nei confronti di Patrizia Gamba, 61, assistente universitario, in
pensione dal novembre 2011. Laureata con lode in matematica il 15 marzo
’75, a Bologna, e già 5 giorni dopo, in virtù dell’ottimo curriculum,
era laureata addetto all’Università d’Ancona. Pochi mesi diventa dopo
assistente incaricato in Analisi Matematica alla Facoltà d’Ingegneria e
un anno dopo, vincendo il concorso, assistente ordinario, ruolo
ricoperto fino al momento della pensione.
"Ho
lavorato con passione e competenza, apprezzata da colleghi e studenti -
racconta Patrizia - che continuano a manifestarmi stima anche a distanza
di anni. Un quadro idilliaco se non fosse che, circa 20 anni fa, entrai
in rotta di collisione con un accademico misogino: con lui nessuna
donna avrebbe fatto carriera e così fu". La soluzione per Patrizia
sarebbe quella di andar via. "Tentai ma, anche per problemi familiari,
non trovai alternative soddisfacenti. Con la carriera congelata mi sono
potuta dedicare alla grande passione per la didattica. Svincolata da
logiche di carriera non potevo essere ricattata e, soddisfatta per i
positivi risultati del mio operato, mi permettevo di dir ciò che
pensavo. Ma Pirandello non ammoniva che se si dice la verità si è presi
per pazzi? Certo, condivisibile opinione, ma ritenevo che quel monito
non potesse attecchire in ambiti culturalmente elevati! Peccai
d’ingenuità e di fantasia: settimanali partite a biliardo permisero
all’accademico misogino d’insinuare il sospetto se non la convinzione
che fossi disturbata mentale".
Il calvario
L'inizio
di questa storia assurda parte dall' Agosto del 2004. "Nel giro di
qualche mese - ricorda la ex docente - divento oggetto di falsità e
maldicenze, subisco danneggiamenti e minacce, ricevo lettere minatorie e
offese pubbliche. Le mie denunce sono sistematicamente archiviate e
vengo incriminata per accuse false o risibili. Un esempio: sono stata
processata per aver detto “pinocchio” a un bugiardo con tanto di prove
materiali e testimoniali a mio favore".
Nel maggio
di cinque anni dopo, nella piazza di Cantiano dove Patrizia si è
trasferita, arriva un faccia a faccia che avrà le conseguenze
peggiori. "In piazza non riesco a trattenermi e affronto il “pinocchio”
di prima su una vecchia storia che riguarda un alterco tra me e la
sorella. Conoscenti del “pinocchio” mi si scagliano subito contro
gridando che sono pazza, da ricovero, vogliono chiamare il 118.
Stupefatta e incredula resto lì, pochi minuti e arrivano carabinieri,
sindaco e vicesindaco: vengo spintonata nell’ufficio della polizia
municipale. Arriva un medico: non sono da ricovero. Altro medico: anche
per lui non sono da ricovero. Volano pesanti insulti tra medici e
sindaco. Sono allibita, allarmata, attenta e controllata. Il primo
medico viene spinto all’interno dell’ufficio poi gli viene consegnato un
cellulare: all’altro capo c’è una persona con cui gli viene intimato di
parlare. Il medico esce. Sono più di 3 ore che sono sequestrata, non ho
mai dato in escandescenze: mi tengo in contatto telefonico con mio
fratello e con una esterrefatta e impotente nipote di Brescia".
A quel
punto tutto precipita. "Il medico rientra e mi riferisce che mi
avrebbero portata ad Urbino per un Aso. Un’agente mi domanda: Cosa hai
fatto all’Università d’Ancona? Vengo caricata sull’ambulanza opponendo
solo resistenza passiva. Arrivo al pronto soccorso e vi è un solo
medico: lo stesso che un anno prima voleva sottopormi a esame
psichiatrico per denunce anonime pervenute al 118, come attestato da una
mia denuncia ai carabineri di Cantiano del luglio’08. L’agente dice al
medico: 'Il sindaco di Cantiano è in contatto con i vigili d’Urbino per
l’ordinanza'. Risposta: 'Ora che la signora è qui l’ordinanza non mi
serve più'. Poi il medico si apparta pochi secondi mettendosi in
comunicazione, tramite cellulare, con un altro medico, così intuisco
anche se parla sottovoce. Dopo 4 minuti dal mio arrivo al Pronto
soccorso mi rinchiudono in Psichiatria: solo alla consegna della
cartella clinica saprò che 2 medici avevano chiesto il Tso,
diagnosticando scompenso psichico" Il medico assente scrive: la paziente
dichiara possibile episodio maniacale.
Tre anni
dopo sarà il Tribunale di Urbino a restituire la verità dei fatti. Con
il decreto numero 271 annullava il TSO del maggio 2009:
"palese
illegittimità dell’ASO, in mancanza della necessaria ordinanza
sindacale, travolge la legittimità di tutti gli atti successivi; il
medico, nel proporre l’ASO, non ha riscontrato alcun sintomo
psicopatologico. Ha dichiarato:in base a verosimili informazioni
raccolte…L’alterazione psichica è stata quindi desunta da informazioni e
non direttamente constatata; deve presumersi che i medici del P.S. non
abbiano potuto denotare, con le generiche dizioni usate… la presenza di
gravi sintomi psicopatologici, tali da porre in essere una situazione di
pericolosità per sé o per gli altri e da giustificare la proposta di
Tso".
Per
Patrizia il decreto è la prova tangibile che ha subito un sequestro di
persona o quanto meno un abuso, un’ingiustizia. "Pensai che con il
decreto l’incubo fosse finito. La mia sete di giustizia voleva sanzioni
per tutti i prepotenti ignoranti coinvolti nel sequestro, ma soprattutto
maturavo la convinzione di una azione collettiva alla Corte di
Strasburgo perché a nessun altro potesse accadere quello che era
capitato a me: deve cessare l’aberrante negazione dei diritti umani
presente in ogni Tso. Ma l’avvocato di Roma sminuiva le mie richieste,
consigliava un profilo basso. Intanto non erano mai cessate vessazioni e
minacce da parte dei carabinieri e del sindaco di Cantiano, tanto che
mi ero trasferita ad Urbino ma anche qui alcuni vigili avevano iniziato
con sorrisi ironici a lanciare battutine sulla mia salute mentale e
facevano velenosi riferimenti al Tso. Chiedevo: conscia dell’articolo 21
che reato commetto dichiarando d’essere stata sequestrata?"
L'incredibile
storia non finisce qui. Il 31 agosto in piazza a Urbino Patrizia viene
di nuovo prelevata per un secondo Tso. Ogni volta che in un luogo
pubblico prova a discutere con le persone scattano i pregiudizi e le
voci incontrollato sul suo presunto, quanto inesistente, disturbo
mentale. "Molte persone erano presenti in piazza, tanto a Cantiano
quanto a Urbino potrebbero testimoniare che stavo solo denunciando
ingiustizie e lo facevo in modo civile, inusuale se volete, ma nulla era
illegale e soprattutto non sussistevano elementi di sofferenza o
pericolosità da giustificare il Tso. Temo altri assurdi Tso ma continuo e
continuerò a denunciare quanto subito".
Possibile
che una persona debba vivere tutto questo da dieci anni? Possibile che
la politica locale e le istituzioni diano credito a voci senza
fondamento e non intervengono di fronte alla sentenza di un tribunale?
Patrizia si è trovata al suo fianco gli studenti, soprattutto quelli
riuniti nel Collettivo dell'Università Carlo Bo di
Urbino. L'abuso del trattamento sanitario obbligatorio ha prodotto tanti
altri casi, alcuni tragici come quello di Franco Mastrogiovanni che ha
pagato con la morte le torture subite.
G.M.
@nelpaeseit
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