Volantino che sarà distribuito Sabato 29 maggio a
LIVORNO in PIAZZA DAMIANO CHIESA dalle ore 10:30 alle ore 12:30.
il collettivo Artaud
Non si sa ancora niente del paziente originario della Val di Cornia
ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Livorno e morto a
inizio aprile di questo anno dopo essere stato legato al letto per una
settimana. Ciò che sappiamo è che nei reparti psichiatrici italiani si
continua a morire di contenzione meccanica, sia in regime di degenza che
durante le procedure di TSO.
Il 13 agosto del 2019, nel reparto psichiatrico dell'ospedale Papa
Giovanni XXIII di Bergamo è morta durante un incendio Elena Casetto, 19
anni, bruciata viva nel letto al quale era legata: la contenzione non
le ha permesso di fuggire. A oggi per quel terribile evento sono
indagati solo i due addetti della ditta che aveva in appalto il servizio
antincendio dell’ospedale.
Un episodio simile era accaduto nel Manicomio Giudiziario di Pozzuoli
nel 1974, quando Antonia Bernardini morì per le ustioni riportate dopo
l'incendio che l'aveva avvolta nel letto di contenzione al quale era
stata legata ininterrottamente per 43 giorni.
Il 4 agosto del 2009 Francesco Mastrogiovanni è morto per edema
polmonare dopo 87 ore consecutive di contenzione nel reparto di
psichiatria dell’Ospedale di Vallo della Lucania, provincia di Salerno.
Era stato ricoverato in TSO, trattamento sanitario obbligatorio, senza
rispettare le procedure previste dalla legge; sedato e legato con
fascette ai polsi e alle caviglie, è rimasto senza mangiare, senza bere e
senza nessuno che si preoccupasse di lui fino alla morte.
Nel caso Mastrogiovanni la Corte di Cassazione ha definito l’uso della
contenzione meccanica un presidio restrittivo della libertà personale
che non ha né una finalità curativa né produce l’effetto di migliorare
le condizioni di salute del paziente. La contenzione non è un atto
medico e non ha alcuna valenza terapeutica: è un evento violento e
dannoso per la salute mentale e fisica di chi la subisce; offende la
dignità delle persone e compromette gravemente la relazione terapeutica.
Purtroppo contenzione meccanica e farmacologica sono praticate
diffusamente anche nelle strutture che ospitano persone anziane e/o non
autosufficienti. In nessun caso la carenza di personale e di strutture
può giustificare il ricorso a pratiche coercitive. Anche la logica dei
“motivi di sicurezza”, dello “stato di necessità” o delle “persone
aggressive” a cui sovente si fa appello nei reparti, deve essere
respinta poiché fondata sul pregiudizio ancora diffuso della potenziale
pericolosità della “pazzia”. Molti ritengono, per atteggiamento
culturale o per formazione, che sia giustificabile sottoporre persone
diagnosticate come “malate mentali” a mezzi coercitivi, che sia
nell’ordine delle cose e corrisponda al loro stesso interesse. Chi
condivide questa opinione non considera adeguatamente, sia in termini
esistenziali che giuridici, il valore imprescindibile della libertà
della persona, tanto più rilevante quanto più attinente a libertà
minime, elementari e naturali, come la libertà di movimento.
Oltre al ricorso alla contenzione meccanica e farmacologica, continua
ancora oggi a prevalere nei servizi psichiatrici un atteggiamento
custodialistico e l’impiego sistematico di pratiche e dispositivi
manicomiali: obbligo di cura, porte chiuse, grate alle finestre,
sequestro dei beni personali, limitazione e controllo delle telefonate e
di altre relazioni e abitudini.
Sappiamo inoltre, di numerose esperienze in Italia e all’estero dove
viene evitata la contenzione. In solo 15 reparti italiani su 320 viene
praticata la terapia no restraint, la contenzione è stata abolita e le
porte sono aperte.
Ribadiamo la necessità di proibire, senza alcuna eccezione, la
contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e
penitenziarie italiane.
Continueremo a lottare con forza contro ogni dispositivo manicomiale e
coercitivo (obbligo di cura, trattamento sanitario obbligatorio, uso
dell’elettroshock, contenzione meccanica, farmacologica e ambientale,
ecc) e per il superamento e l’abolizione di ogni pratica lesiva della
libertà personale.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org - www.artaudpisa.noblogs.org 335 7002669
via San Lorenzo 38 Pisa
domenica 23 maggio 2021
BASTA MORTI IN CONTENZIONE NEL REPARTO PSICHIATRIA!! ABOLIAMO LA CONTENZIONE!!
domenica 16 maggio 2021
Livorno: lunedì 17 maggio alle ore 18 ASSEMBLEA PUBBLICA CON IL COLLETTIVO Antipsichiatrico Antonin Artaud
a LIVORNO LUNEDì 17 MAGGIO ORE 18:00 c/o il Teatro Officina Refugio, scali del Refugio 8
ASSEMBLEA PUBBLICA CON IL COLLETTIVO Antipsichiatrico Antonin Artaud
Ospitiamo il Collettivo Antipsichiatria Antonin Artaud per una serata di
sensibilizzazione e informazione sull'uso della contenzione meccanica
negli ospedali.
Qualche settimana fa, infatti, proprio nella nostra città è morta una
persona nel reparto di psichiatria, mentre era sottoposta a contenzione
meccanica. Questa è solo l'ultima di una lunga serie di morti di Stato
garantite dai metodi disumanizzanti attuati nei reparti psichiatrici:
ricordiamo Elena Casetto, 19 anni, bruciata viva nel letto al quale era
legata, Franco Mastrogiovanni, morto per edema polmonare dopo 87 ore
consecutive di contenzione.
Sabato 29 maggio insieme al Collettivo Artaud faremo un volantinaggio
presso l'ospedale di Livorno. Lunedì ci incontriamo c/o il Teatro
Officina Refugio alle ore 18 per organizzarci e informare chiunque ha
voglia di partecipare...
per info: https://www.facebook.com/events/200282138603434/
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa antipsichiatriapisa@inventati.org / www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
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TI RIFIUTI DI METTERE LA MASCHERINA IN CLASSE? TI FACCIO IL TSO!!
Abbiamo appreso dai giornali che uno studente di 18 anni di Fano è stato
ricoverato in Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) perché non
voleva indossare la mascherina in classe.
Siamo sconcertati e ci vergogniamo dell’operato delle Istituzioni.
Davvero non si poteva agire diversamente? Bisognava proprio attuare un
TSO?
Il dirigente scolastico dell’Istituto ha dichiarato che il ricovero
coatto sarebbe stato fatto per fare riflettere e per educare il ragazzo
che, a detta degli insegnanti, ha un ottimo rendimento scolastico ed è
benvoluto dai compagni. Su cosa esattamente doveva riflettere? Sul fatto
che pensarla in modo diverso sia una colpa? Usare il TSO per educare,
ma si può parlare di educazione quando si sta obbligando una persona a
ricoverarsi contro la sua volontà?
Non hanno capito che forse si trattava di una provocazione? Che forse il
ragazzo era stanco di studiare e vivere così? Che forse voleva
comunicare la sua difficoltà e lanciare un messaggio ai compagni? Come
sempre è la persona che è malata e non si mette mai in discussione il
contesto ma ci si affida alla psichiatria. Rivendicarsi di utilizzare il
trattamento sanitario per reprimere, punire e rieducare chi ha
comportamenti non adeguati e fuori dagli schemi ecco il vero scopo del
potere psichiatrico e delle istituzioni che vi si affidano.
E il sindaco di Fano? Si giustifica dicendo che la firma del sindaco è
soltanto un atto formale, ma ha verificato se sussistevano le 3
condizioni per attuare il TSO?
La legge 180/78 stabilisce che il trattamento sanitario obbligatorio
deve essere disposto con provvedimento del Sindaco del Comune di
residenza su proposta motivata da un medico e convalidata da uno
psichiatra operante nella struttura sanitaria pubblica. Dopo aver
firmato la richiesta di TSO, il Sindaco deve inviare il provvedimento e
le certificazioni mediche al Giudice Tutelare operante sul territorio il
quale deve notificare il provvedimento e decidere se convalidarlo o
meno entro 48 ore. Il TSO si può effettuare se si presentano
contemporaneamente tre condizioni:
- quando la persona si trova in alterazione psichica tale da richiedere urgenti interventi terapeutici
- quando tali interventi terapeutici vengono rifiutati dalla persona
- quando tali interventi non si possono garantire nel proprio domicilio
Premesso che per noi il TSO andrebbe abolito, in questo caso non ci
sembra pertinente e legittimo attuare un trattamento sanitario
obbligatorio, sottrarre lo studente con un'ambulanza.
Se, in teoria, la legge prevede il ricovero coatto solo in casi limitati
e dietro il rispetto rigoroso di alcune condizioni, la realtà
testimoniata da chi la psichiatria la subisce è ben diversa. Con grande
facilità le procedure giuridiche e mediche vengono aggirate: nella
maggior parte dei casi i ricoveri coatti sono eseguiti senza rispettare
le norme che li regolano e seguono il loro corso semplicemente per il
fatto che quasi nessuno è a conoscenza delle normative e dei diritti del
ricoverato.
Molto spesso prima arriva l' ambulanza per portare le persone in reparto
psichiatrico (spdc) e poi viene fatto partire il provvedimento; accade
anche che il paziente non viene informato di poter lasciare il reparto
dopo lo scadere dei sette giorni ed è trattenuto inconsapevolmente in
regime di TSV (Trattamento Sanitario Volontario). Persone che si recano
in reparto in regime di TSV sono poi trattenute in TSO al momento in cui
richiedono di andarsene. Diffusa è la pratica di far passare, tramite
pressioni e ricatti, quelli che sarebbero ricoveri obbligati per
ricoveri volontari: si spinge cioè l’individuo a ricoverarsi
volontariamente minacciandolo di intervenire altrimenti con un TSO.
La vicenda di Fano crea un precedente preoccupante nell’uso della
repressione come metodo educativo. Dato l’elevato numero di ricoveri
coatti praticati ogni anno in Italia, non possiamo fare a meno di
chiederci: appena un individuo si discosta da quella che i più
definiscono normalità è a rischio TSO?
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa antipsichiatriapisa@inventati.org / www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
La Valle Refrattaria: Tempi Moderni, Tempi Di Pandemia
https://lavallerefrattaria.noblogs.org
giovedì 6 maggio 2021
Intervista su Radio BlackOut al collettivo Artaud sulla contenzione
Sotto il link per ascoltare l’intervista fatta a Radio Blackout da
Alberto del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud in cui cerchiamo
di osservare e analizzare le pratiche contenitive e deumanizzanti
diffuse nelle istituzioni totali deputate alla gestione della sofferenza
psichica.
https://radioblackout.org/podcast/antimafia-e-migranti-psichiatria-chile/
il collettivo Artaud
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud