Quando il giudice è stato psichiatrizzato di Maria Catena Amato
A distanza di anni, non so ancora chi forse in Cielo mi ha aiutata, ma se non avessi avuto quel barlume di lucidità, che all’epoca, contro tutti e contro tutto, mi fece scegliere liberamente e consapevolmente di risolvere i miei gravissimi problemi personali, senza alcun aiuto farmacologico e nessun supporto psicoterapico, non sarei ancora in vita.
Sono
venuta a contatto con gli psicofarmaci e con il mondo della
psichiatria, per caso, quando ignara di tutto, stavo preparando l’esame
di diritto amministrativo alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Mio
padre, violento in famiglia da sempre, alcolista da qualche tempo, finì
in ospedale in gravissime condizioni per morirvi dopo pochi mesi. Io,
per molti anni, fin da bambina, avevo abusato del cibo, all’interno
della mia famiglia violenta e distruttiva, ingozzandomi ripetutamente.
Mi
indirizzarono da coloro che, secondo molti, mi avrebbero aiutata in
ogni caso. Primo dono: un pacchetto di ansiolitici, da prendere al
bisogno, mentre, tentavano, in tutti i modi, di sottopormi ad una
psicoterapia, non richiesta e non gradita, mentre la mia disperazione e
la mia sofferenza crescevano ogni giorno di più. Mi rivolsi allo stesso
operatore per più di un anno, senza alcun risultato, mentre le mie
condizioni fisiche peggioravano ed il mio peso aumentava. Le cose non
cambiarono quando andai altrove. Mi prescrissero psicofarmaci: dal
Prozac, ad altri. Poi arrivarono i neurolettici, mentre cercavo di
spiegare disperatamente, non ascoltata, a queste persone che con le
chiacchiere non si esce dalla disperazione, specialmente quando in casa
hai una madre totalmente invalida, senza risorse economiche, senza
lavoro e senza futuro, anche con una laurea in Giurisprudenza, in terra
di mafia! Mentre il contrasto fra le loro eccellenti teorizzazioni ed i
miei principi e valori di vita, diveniva incolmabile. Ad un certo punto,
finii in ospedale per “Impregnazione neurolettica.”
Ho rischiato di
morire. Mi disintossicarono e gli specialisti psichiatri della clinica
dove mi avevano portata mi chiesero come mai prendessi così potenti
psicofarmaci e come mai me ne fossero stati prescritti per anni di tutti
i tipi, visto, che, dopo un mese di osservazione all’interno della loro
struttura, non avevano riscontrato in me alcuna patologia! Per loro ero
perfettamente sana! Il problema dell’abuso del cibo era solo dovuto
alle vicende distruttive familiari. Avevo semplicemente sfogato la
disperazione sul cibo. Si poteva benissimo correggere con. un po’di
serenità e di quiete, costruendo la mia vita. Ed allora tutti gli
psicofarmaci prescritti?.. per quale patologia? Le domande sorgevano
spontanee. Rifiutai ogni prescrizione farmacologia di neurolettici.
Ritornai al Servizio dove mi volevano ancora somministrare altri
psicofarmaci potentissimi, se avevo voglia di prenderne. Non ero certo
guarita dalla mia gravissima patologia…poi, dissero a mia madre che
potevo anche optare per un ricovero in ospedale, dove mi avrebbero
sedata…Rifiutammo ogni tipo di aiuto. Ancora non ci rendevamo conto di
cosa fosse successo. Incominciammo a richiedere la mia documentazione
medica e le Strutture incominciarono a rifiutarcela. Mi rivolsi così
all’avvocato presso il quale facevo praticantato legale. Con la minaccia
di una denuncia, ci fornirono quanto richiesto e dovuto. Qual’era
questo mio famoso malanno da curarmi a tutti i costi…o meglio, che
desideravano così ardentemente di curarmi? Non ci è dato sapere… In una
cartella avevo la personalità disturbata a vario titolo, patologie
gravissime irreversibili (diagnosi postuma: sfornata al momento
dell’intimazione legale!); in un’altra la bulimia. In un’altra ancora
non avevo niente (ma gli psicofarmaci me li volevano dare lo
stesso…Malata di che…?). Di una stessa struttura esistevano addirittura
due copie di cartelle. Quale era la veritiera? Mistero…Però una cosa
saltava agli occhi, evidentissima…avevo contestato… forse
troppo…ribellandomi alle loro amorevoli cure…avevo fatto troppo di testa
mia…pensato troppo…Di certo non mi avevano curata e neppure guarita…
Allarmati,
visto che non riuscivamo a capire nulla, ci siamo rivolti ad un
primario: il Professore Mario Meduri di Messina, che, dopo visita
accurata e vari test di tutti i tipi, ripetuti presso un’altra struttura
pubblica, con il medesimo risultato (Perfettamente sana!), mi disse che
non avevo bisogno di psicofarmaci e che l’ingozzamento di cibo in tutti
quegli anni, si chiamava bulimia, ed era dovuto ai problemi familiari.
Partì
la denuncia verso la Magistratura. Senza soldi e senza perito, quello
bravo e pagato bene, che metta in luce gli effetti distruttivi dei
psicofarmaci e l’assurdità di certo sistema, non hai giustizia. Neppure
in sede civile, perché la Giustizia in Italia ha un costo economico non
indifferente, e noi non rientravamo neppure nel gratuito patrocinio, per
pochi spiccioli! Non abbiamo neppure potuto proporre un giudizio di
danni, anche qui il perito andava pagato, ante-causam ed in corso di
causa. I reati, di falso in atto pubblico è difficile dimostrarli.
L’esposto, dopo anni, fu archiviato per prescrizione. I reati di falso
si erano prescritti! Nessuna considerazione nel merito. Nessuna
giustizia per anni di inferno. La mafia dei colletti bianchi aveva
vinto, come sempre…gli amici degli amici…Avanti un altro da distruggere!
E’ forse scienza questa? Cosa sta succedendo?
In cura per cosa?...Ci
siamo chiesti tutti, familiari ed amici…La “patologia del dissenso?”
Per caso…visto che avevo avuto la felice idea di andare, come mio
solito, a ficcare il naso dove non avrei dovuto e fare domande che non
avrei mai dovuto fare…inopportune…contestatrici…
Quando rifiutai ogni
aiuto ero distrutta fisicamente. Tutti gli psicofarmaci provocano danni
collaterali, a cominciare dalla perdita della memoria, molto spesso
indimostrabili, in un campo dove impera l’arbitrio. Il mio peso era di
centotrenta chili ed oltre e i miei ormoni non rispondevano più.
Mi curò un medico ginecologo, il dottore Oriente Antonio, gratuitamente, al quale devo la mia vita e la mia salute.
I
miei problemi personali legati al cibo, con il suo carico di
sofferenza e di disperazione, li ho affrontato con l’aiuto prezioso
delle persone che mi amano. Il resto è venuto da sé, dopo che ho chiuso
per sempre con i veleni legalizzati e con qualunque tipo di approccio
psichiatrico e similari. Abilitazione all’esercizio della professione
legale e dal gennaio 2002 esercizio di funzioni giudiziarie onorarie
presso il Tribunale di Patti, distretto di corte d’Appello di Messina,
con all’attivo centinaia di Sentente e provvedimenti nel campo civile;
dando così il mio contributo all’Amministrazione della Giustizia,
crescendo umanamente e professionalmente, tra la stima e l’affetto dei
Magistrati, dei colleghi e degli Avvocati. A tutti un grazie di vero
cuore.
Presto ci sarà un sito: www.analistaanalizzato.it, dove
raccoglierò la mia storia personale, con tutti i documenti storici
connessi, per dare voce a chi non ha voce, attraverso questa mia opera
prima, l’Analista Analizzato, edita dalla Casa Editrice Progetto Cultura
2003, e donare un forte messaggio di speranza alle numerose persone
disperate che vengono sistematicamente distrutte nel tentativo assurdo
di curargli sola la disperazione…”malati di niente!”
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