IN PIEDI NONOSTANTE I FONDI PER CAMBIARLI – Gli OPG sono attivi in diverse città: da Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino, da Secondigliano a Reggio Emilia. Il quotidiano ricorda le visite di Ignazio Marino, oggi sindaco di Roma e un tempo senatore e presidente dell’inchiesta sul sistema sanitario nazionale:
Un’inchiesta che prima dell’orrore degli Opg ha portato alla luce scandali come quello di alcune cliniche in Abruzzo dove i degenti venivano lasciati a vivere in condizioni disumane: nei giorni scorsi a Chieti, Antonella Redaelli, ne ha rinviato a giudizio i responsabili. Ogni ispezione per Marino è stata una ferita. «Nel caso dell’inchiesta a Chieti, ricordo la prima volta che ho messo piede in una di quelle strutture: le suole delle scarpe si appiccicavano al pavimento coperto d’urina – racconta -. Quando si parla di Opg, invece dobbiamo tener conto che la legge Basaglia ha eliminato i manicomi nel 1978. Ma le regioni non sono ancora in grado di far funzionare delle strutture sanitarie degne di questo nome che sostituiscano i manicomi criminali».Eppure, come rivela il quotidiano, con una legge del 2012 la regioni hanno disponibili 180 milioni di euro per le opere strutturali e 55 milioni l’anno per la spesa corrente. Eppure diverse strutture sono ancora in mano al ministero di Giustizia.
DIETRO LA LENTEZZA SUGLI OPG - Perché questi ritardi? A chiarire le idee a fine luglio è stato il comitato Stop Opg che ha segnalato ritardi e poca chiarezza nell’attuazione della 81/2014. «Una buona legge rischia di esser vanificata da mancati adempimenti», riassume Stefano Cecconi, portavoce del comitato Stop Opg. Entro il primo luglio, ovvero entro a 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, doveva essere attivato presso il ministero della Salute un organismo di