domenica 31 agosto 2014

L'inferno degli Opg continua...

Dovevano sparire nel 2013 ma la data della loro fine è slittata al 2015. La Stampa oggi, in un lungo pezzo a cura di Giacomo Galeazzi, torna sulla vicenda degli ospedali psichiatrici giudiziari ancora vivi e vegeti nonostante le inchieste in Parlamento e i fondi già messi a disposizione per le opere strutturali. Secondo quanto riporta il quotidiano non sono ancora pronti gli spazi sostitutivi per 1051 ospiti.
IN PIEDI NONOSTANTE I FONDI PER CAMBIARLI – Gli OPG sono attivi in diverse città: da Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino, da Secondigliano a Reggio Emilia. Il quotidiano ricorda le visite di Ignazio Marino, oggi sindaco di Roma e un tempo senatore e presidente dell’inchiesta sul sistema sanitario nazionale:
Un’inchiesta che prima dell’orrore degli Opg ha portato alla luce scandali come quello di alcune cliniche in Abruzzo dove i degenti venivano lasciati a vivere in condizioni disumane: nei giorni scorsi a Chieti, Antonella Redaelli, ne ha rinviato a giudizio i responsabili. Ogni ispezione per Marino è stata una ferita. «Nel caso dell’inchiesta a Chieti, ricordo la prima volta che ho messo piede in una di quelle strutture: le suole delle scarpe si appiccicavano al pavimento coperto d’urina – racconta -. Quando si parla di Opg, invece dobbiamo tener conto che la legge Basaglia ha eliminato i manicomi nel 1978. Ma le regioni non sono ancora in grado di far funzionare delle strutture sanitarie degne di questo nome che sostituiscano i manicomi criminali».
Eppure, come rivela il quotidiano, con una legge del 2012 la regioni hanno disponibili 180 milioni di euro per le opere strutturali e 55 milioni l’anno per la spesa corrente. Eppure diverse strutture sono ancora in mano al ministero di Giustizia.
DIETRO LA LENTEZZA SUGLI OPG - Perché questi ritardi? A chiarire le idee a fine luglio è stato il comitato Stop Opg che ha segnalato ritardi e poca chiarezza nell’attuazione della 81/2014. «Una buona legge rischia di esser vanificata da mancati adempimenti», riassume Stefano Cecconi, portavoce del comitato Stop Opg. Entro il primo luglio, ovvero entro a 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, doveva essere attivato presso il ministero della Salute un organismo di

mercoledì 27 agosto 2014

Il neurotrasmettitore che ti dice "Non hai più fame"

Tratto da Repubblica.it del 31/07/2014

Si chiama istamina ed è una sostanza coinvolta nei processi digestivi. La sua scoperta offre nuove prospettive per sviluppare farmaci più efficaci per il trattamento dell'obesità.


C'è chi ha una fame da lupi e chi invece è sazio dopo qualche boccone. Ora una ricerca ha scoperto da cosa dipende. Si chiama istamina ed è una sostanza coinvolta nei meccanismi digestivi. Un gruppo di studiosi dell'Università di Firenze, del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Università Sapienza di Roma, ha infatti individuato il meccanismo con cui il cervello percepisce la sazietà. "Abbiamo scoperto", spiega Maria Beatrice Passani, ricercatrice del Dipartimento di Neuroscienze, area del farmaco e salute del bambino dell'ateneo fiorentino, "che il segnale di sazietà prodotto dall'intestino durante il consumo di un pasto da parte di un lipide, l'oleoiletanolamide (Oea), attiva aree specifiche del cervello che usano l'istamina come neurotrasmettitore, favorendo così la cessazione dell'attività alimentare"."Le prove sperimentali raccolte in questo studio", aggiunge Roberto Coccurello dell'Ibcn-Cnr, "dimostrano per la prima volta che l'effetto anoressizzante del lipide Oea viene drasticamente attenuato sia in animali privi della possibilità di sintetizzare istamina, sia in animali le cui riserve neuronali di istamina sono state temporaneamente inattivate attraverso la somministrazione diretta nel cervello di un agente inibitore". "Grazie alla nostra ricerca", prosegue Coccurello, "siamo riusciti a individuare la natura dei neurotrasmettitori implicati e a comprendere i meccanismi attraverso cui determinate popolazioni di cellule nervose (neuroni) presenti nel cervello a livello dell'ipotalamo traducono l'informazione mediata da Oea sullo stato nutrizionale dell'organismo e sul corrispondente livello di sazietà. È stata identificata quindi nel sistema neurotrasmettitoriale dell'istamina una delle componenti fondamentali per veicolare il messaggio di sazietà generato da Oea a livello intestinale". "La conoscenza di questi meccanismi neuronali, che assolvono un ruolo essenziale nel comportamento alimentare, in quanto contribuiscono alla riduzione dell'appetito, offre nuove prospettive per sviluppare farmaci più efficaci e sicuri per il trattamento dell'obesità, che mirino a incrementare il rilascio di istamina nel cervello", conclude Passani.

Il concetto di Disumanizzazione dell'Uomo, teorizzato da Szasz più di 40 anni fa, torna con forza in questa nuova scoperta (?) degli scienziati di Firenze. Infatti, se per l'ennesimo problema della razza umana è possibile trovare una motivazione endogena, ma incontrollabile (ovvero il solito neurotrasmettitore che funziona male), allora: "Non è colpa mia se sono così". Il che tradotto nel problema dell'obesità significa: "Se sono sovrappeso è perchè ho un problema neuronale".
Ancora una volta l'umano, il soggetto diventa oggetto, si trasforma nel classico caso da classificare e il passo verso la "cura" farmacologica è breve. Gli stessi ricercatori ipotizzano una soluzione di questo tipo, grazie agli sviluppi di questa scoperta.
Si può immaginare quanto le cause farmaceutiche possano essere reticenti di fronte ad una prospettiva del genere: poter "curare" la metà degli statunitensi e un terzo degli europei con un nuovo farmaco. Una volta pronta la soluzione chimica, non abbiamo dubbi che il passo verso l'inserimento dell'obesità nel DSM sarà breve, con la conseguente possibilità di catalogare ancora una volta una fetta di individui come malati - pazienti - incapaci.
Tutto ciò non spiega perchè nei 4/5 del globo terrestre, dove il cibo scarseggia o non esiste il nostro stesso sistema sociale e produttivo, l'obesità è quasi assente. Ancora una volta i neurotrasmettitori funzionano bene in alcune società e male in altre, con tutti i dubbi che ne conseguono.

Veronika

martedì 19 agosto 2014

Kosovo e Serbia, di George Georgiou

Queste foto sono la testimonianza di George Georgiou, un fotografo freelance che ha lavorato Kosovo e in Serbia tra il 1999 e il 2002. Avendo partecipato come insegnante a corsi di fotografia in centri psichiatrici di Londra, aveva idea di cosa aspettarsi quando andò nell’ospedale psichiatrico in Serbia… ma la realtà che lo attendeva era ben diversa da quella che aveva visto fin’ora…

Ospedale Psichiatrico in Kosovo: Queste le parole di George.

“Ho visitato tre istituzioni psichiatriche quando vivevo e lavoravo in Kosovo e in Serbia per un progetto a lungo termine, tra le righe, sulle conseguenze del conflitto NATO con la Serbia. Queste foto sono una parte integrante di una narrazione più grande del conflitto, la divisione, la differenza e l’esclusione .
Dopo aver trascorso quattro anni ad insegnare in un corso di fotografia per persone con disturbi psichiatrici a Londra, gli istituti e i pazienti non mi erano estranei ed ero consapevole dei modelli comportamentali ai quali andavo incontro. Ma quello che ho trovato in Kosovo e in Serbia era una forma ben lontana dalla realtà contemporanea di Londra .
Quando ho fotografato le istituzioni psichiatriche, che venivano nascoste dallo sguardo del pubblico e sono state esposte le foto, per i serbi in generale è stato come uno shock. Durante gli anni del regime di Milosevic, avevano prosciugato tutti i soldi, lasciandoli in condizioni di sporcizia, di malattie contagiose, con la mancanza di cure mediche e riabilitazione e la mancanza di sorveglianza a causa di un personale demotivato a basso reddito e alle prese con le proprie difficoltà economiche. L’aspetto peggiore era la totale mancanza di cura e di stimolazione e l’elevato numero di persone che non avrebbero mai dovuto essere in quei luoghi. Le persone con disabilità fisiche, come il ragazzo senza gambe che rimase vittima di un incidente d’auto ed da allora era orfano, la gente con la sindrome di Down, una percentuale elevata di Rom o di bambini la cui sfortuna era quella di essere nati nelle istituzioni. Vivendo in questo ambiente di privazione, con poca stimolazione o compassione cominciavano a mostrare un comportamento ripetitivo e di autolesionismo.
Nel 2002, durante le mie ultime visite, il denaro era stato raccolto grazie ad una campagna pubblica di sensibilizzazione in Serbia e con l’aiuto di una serie di ONG, e la situazione era migliorata. Per me, dopo lo shock iniziale delle condizioni e la totale mancanza di cure, era apparso chiaro che i pazienti provenienti da tutte le etnie erano stati in grado di unirsi in una comunità, di affezionarsi e prendersi cura uno con l’altro, rispetto alla situazione triste dei loro connazionali “sani” che si combattevano reciprocamente all’esterno .”

domenica 17 agosto 2014

Medicine or metal band?

Ecco un giochino veloce veloce per farsi due risate e allentare un pò la tensione.

A questo indirizzo http://organgrindermagazine.weebly.com/medicine-or-metal-band1.html potete testare le vostre capacità di distinguere le metal band dai farmaci!

Veronika

mercoledì 13 agosto 2014

Mostro, folle, matto


Come ci ricorda Pierre Magnard, filosofo, nel suo bel dialogo-conversazione con Eric Fiat “La couleur du matin profond” (Paris, Les dialogues des petits Platons, 2013, p.112) , un tempo, precisamente nel 1500, era “la prigione a far funzione (le veci, se si vuole) dell’ospedale psichiatrico”: lo ricorda a proposito di Michel Montaigne che volle andare a trovare Torquato Tasso quando “era uscito di senno”, ma aggiunge, giustamente, che, per es. il grande chirurgo di quell’epoca, Ambroise Paré, parlava del “Mostro” (quale era considerato e viene tuttora considerato il “folle” o il “matto”, nelle differenti versioni e gradazioni…) non certo come inumano, come “su-umano”, ma come “prodigio” (uno dei significati di “monstrum” in latino…), come “manifestazione dell’onnipotenza divina” (op.cit., ibidem), un essere che ha, in quanto tale, diritto a tutte le cure possibili da parte degli altri esseri umani.  Se si pensa a questa considerazione, peraltro presente anche precedentemente (nell’antichità il “folle” era spesso il vaticinante, il “paragnosta”, nel Medioevo si parlava del “folle di Dio”, in molte culture non occidentali il “folle”, ma anche il “matto”, più popolarmente inteso è apparentato e apparentabile allo sciamano), ne constatiamo l’abissale distanza con la concezione della psichiatria attuale, che lo considera elemento da “sorvegliare e punire” (Foucault), da escludere e rinchiudere.  Ecco allora ancora una volta sconfermate le famose “magnifiche sorti e progressive” (espressione usata in chiave apologetica da Terenzio Mamiani e virata al negativo dal più intelligente cugino Giacomo Leopardi).

Eugen Galasso


tratto da : http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net

giovedì 7 agosto 2014

Il CAMAP a Radio Onda d'Urto

Ci risiamo! Anche quest'anno torna l'appuntamento con la festa di Radio Onda d'Urto, dal 13 al 30 Agosto. Per tutte le info sul programma e su come arrivare, visitate il sito:

www.radiondadurto.org

Come l'anno scorso, lo stand della Valle sarà il punto di ritrovo e di diffusione di materiale informativo del CAMAP. Sarà possibile fare quattro chiacchiere con qualcuno del Collettivo, praticamente quasi tutte le sere.

Un ringraziamento particolare perciò è destinato agli amici dello stand della Valle che anche questa volta ci regalano dello spazio prezioso.

Vi aspettiamo!

Veronika