mercoledì 20 marzo 2013

Bambini autistici meno aggressivi e più socievoli se c'è un cane

E' vero, noi ci occupiamo soprattutto di T.S.O. e antipsichiatria, ma non credo che notizie di questo tipo debbano essere tralasciate.
Innanzitutto perchè il discorso fatto sull'autismo potrebbe essere riportato pari pari al disagio mentale. Se la compagnia degli animali diminuisce ansia, stress e aggressività, allora forse si possono diminuire (eliminare?) gli psicofarmaci che in teoria dovrebbero tenere sotto controllo questi aspetti della persona. Inoltre, è un modo per poter dare qualche alternativa positiva e non arroccarci nelle sole posizioni di critica.

Se qualcuno ha altro materiale di questo tipo o degli approfondimenti, credo che tutto il collettivo sarebbe molto lieto di leggerli.
Eccovi ora l'articolo del Corriere della sera del 10 marzo 2013.

Buona lettura.
Veronika

STUDIO dell'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ

Bambini autistici meno aggressivi
e più socievoli se c'è un cane

L'interazione con l'animale farebbe diminuire i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. «Va esaminato caso per caso»

 MILANO - L’interazione con un cane può aiutare i bambini con disturbi dello spettro autistico ad essere più socievoli e meno ansiosi o aggressivi. Lo evidenzia uno studio italiano, pubblicato sul Journal of Alternative and Complementary Medicine. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinato da Francesca Cirulli ed Enrico Alleva, ha passato in rassegna sei pubblicazioni scientifiche sugli effetti dell’introduzione di un cane da assistenza (addestrato, per esempio, per accompagnare non vedenti) in una famiglia con bambino autistico. Ebbene, secondo le conclusioni di alcuni degli studi esaminati l’interazione col cane farebbe diminuire l’ansia, l’aggressività e gli scatti emotivi dei bambini, mentre altre indagini, focalizzate sui parametri fisiologici, hanno evidenziato una riduzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, in seguito all’introduzione del cane e, al contrario, un suo aumento quando l’animale veniva allontanato.

IPOTESI SCIENTIFICHE - Risultati analoghi sono stati ottenuti con i cani impiegati in attività individuali con un terapista: in loro presenza, i bambini con diagnosi di autismo, parlavano più spesso col cane e del cane e inoltre avevano minori manifestazioni ossessive e aggressive, aumentavano i loro gesti affettuosi e gli atteggiamenti socievoli, e sorridevano di più.
I cani come possibile "co-terapia", dunque? «I risultati sono incoraggianti - afferma una delle coordinatrici dello studio, Francesca Cirulli -. Per ora possiamo parlare di ipotesi scientifiche, che vanno validate dal confronto coi cosiddetti gruppi di controllo. Saranno necessari altri studi con campioni più ampi; i disordini dello spettro autistico, poi, sono eterogenei per cui non si può generalizzare, ma occorre esaminare caso per caso. Non a tutti i bambini, inoltre, piacciono i cani».
FONTE DI SOCIALIZZAZIONE - Ma come essere sicuri che l’interazione col cane sia positiva? «L’animale - sottolinea Cirulli - va scelto con l’aiuto del medico o di chi sostiene psicologicamente il bambino ma anche di allevatori o istruttori cinofili che sanno dare consigli sulla razza più indicata. Per esempio, un bambino particolarmente aggressivo avrà bisogno di un cane in grado di tollerare delle manipolazioni inappropriate, senza dimenticare la necessità di preservare il benessere dell’animale ed evitare che sia oggetto di maltrattamenti». Dagli studi analizzati dai ricercatori emerge, poi, che l’interazione del bambino col cane può dare un senso di maggiore sicurezza ai genitori. Le famiglie spesso si isolano perché gli altri considerano il loro bambino "diverso" - commenta la ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità -. Il cane, invece, può diventare fonte di socializzazione: quando s’interagisce con altre persone, queste spostano l’attenzione sull’animale che quindi può fungere da catalizzatore sociale. Inoltre, il cane potrebbe essere di aiuto in esercizi che sollecitano la comunicazione del ragazzo anche quando, per esempio, ha solo disordini di apprendimento o del comportamento».
Maria Giovanna Faiella
10 marzo 2013

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