martedì 31 dicembre 2024

Video di fine anno, sempre attuale

 

 

Riproponiamo l'intervista che abbiamo fatto a Giorgio Antonucci insieme al Kalashnikov Collective una decina di anni fa. Il dottore non c'è più, ma i concetti rimangono vivi ed attualissimi. Adesso è possibile vederla con la distinzione degli argomenti. Buona visione a tutte/i.

Intelligenze artificiali e intelligenze sociali (di Renato Curcio)

Se le intelligenze umane sono miliardi, uniche e variegate, quelle artificiali sono poche e asservite, in concorrenza acerrima tra loro, etno-classiste e voracemente colonizzatrici, finalizzate a realizzare profitto esponenziale per i loro padroni occidentali bianchi, già iper-miliardari, e quindi addestrate a diffondere anzitutto i loro orientamenti culturali intrisi di una malcelata retorica suprematista. Sulle tracce del concetto di immaginario lasciate da alcuni importanti analisti sociali del secolo passato sono qui sviluppate riflessioni epistemologiche sull’urgenza di riallineare la ricerca sociale alla salvaguardia prioritaria del vivente, apertamente minacciato dall’appiattimento della razionalità tecno-scientifica sugli interessi del capitalismo cibernetico. Le curiose vicende dei conflitti in corso tra le corporation che “producono” le macchine-IA sono assunte come analizzatori del processo industriale entro cui le differenti Intelligenze Artificiali vengono addestrate e impostate – da quelle intrusive, che utilizzano neuro-tecnologie e bio-sensori, a quelle malvagie, che attrezzano i processi di “annientamento intelligente” degli umani e che purtroppo vediamo all’opera tutti i giorni contro la popolazione palestinese. Completa la riflessione uno sguardo sulle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori delle grandi Big Tech, intese come momenti di quella resistenza contro le forme istituite dell’immaginario sistematicamente prodotto e servito dalle Intelligenze Artificiali generative, un nodo che solo una pratica collettiva potrà sciogliere. Una pratica che ritorni a far leva sull’intelligenza sociale collettivamente esercitata. 

Primi eventi 2025 ---> occhio!

ATTENZIONE: Gli incontri previsti venerdì 17 gennaio 2025 a Livorno e sabato 18 a Pisa SONO ANNULLATI
E RIMANDATI A DATA DA DESTINARSI per un sopraggiunto e imprevisto problema personale dell’autore.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

Stella Maris: l’orrore dietro l’eccellenza. Genealogia di un processo in corso

di Sondra Cerrai mamma di Mattia Giordani

In provincia di Pisa si trova un centro che si occupa di malattie psichiatriche e neurologiche infantili, un centro che è definito d’eccellenza, un centro strettamente legato all’Università di Pisa, un centro che accoglie bambini e adolescenti problematici da tutta Italia. Questa struttura è una realtà (gestita dalla) Fondazione Stella Maris che dipende direttamente dalla diocesi di San Miniato per cui è fortissima è l’impronta cattolica che ne caratterizza i principi guida e dovrebbe caratterizzare l’impronta etica degli interventi che qui si realizzano. Il cuore pulsante di questa struttura della Fondazione si trova al Calambrone al confine con Livorno, di fronte al mare. La struttura è attiva dal 1958 ed ha saputo creare una strettissima fusione di interessi con l’Università degli studi di Pisa e con la ASL fino ad agire in un regime di quasi monopolio per il trattamento dei disturbi psichiatrici e neurologici. Si tratta di un istituto enorme, sia per estensione spaziale degli ambienti in continuo ampliamento (e di quelli dismessi che costituiscono comunque un cospicuo patrimonio immobiliare), sia per quanto riguarda l’elenco delle patologie e dei disturbi di cui si occupa. Sotto questo aspetto la Stella Maris rappresenta un punto di riferimento per tantissime persone (1) . Di fatto la struttura di cui nel presente articolo parlo (e che è gestita dalla Fondazione Stella Maris) è un’istituzione privata convenzionata e finanziata con milioni di euro l’anno dalla Regione Toscana lavorando in regime di quasi monopolio. La Regione, nonostante la gravità degli abusi certificati dalle videoriprese, non ha ritenuto opportuno costituirsi come parte civile al processo, suscitando riprovazione e sgomento tra i genitori delle vittime dei maltrattamenti. Esistono due succursali di questo centro: una a San Miniato, dedicata soprattutto alle giovani donne e adolescenti e l’altra a Marina di Pisa (ex Montalto di Fauglia) più propriamente dedicata ai ragazzi e ai giovani uomini. E’ qui, a Montalto di Fauglia, che parte la storia che ha aperto una voragine sull’essenza vera della Stella Maris e sul concetto stesso di strutture “protette”. A Montalto di Fauglia, vera casa degli orrori, si sono consumati durante gli anni abusi e coercizioni a danno dei più deboli e quello che la telecamera ha ripreso in un’unica stanza, il refettorio, e in un arco ristretto di tempo, tre mesi di riprese nell’estate del 2016, può essere considerato paradigmatico di ciò che probabilmente accadeva nel resto della struttura e in un arco temporale ben più vasto.

Le indagini sui maltrattamenti – condotte dalla PM Paola Rizzo – erano iniziate quando i carabinieri avevano segnalato alla Procura di Pisa di aver ricevuto due lettere anonime che denunciavano atti di violenza di alcuni operatori della struttura di Montalto nei confronti di vari pazienti. Nello stesso periodo era arrivata anche una denuncia, non anonima, da parte dei genitori di un paziente affetto da autismo, corredata da un referto medico: sul corpo del figlio da circa un anno comparivano spesso dei lividi sospetti ma gli educatori e i medici della struttura ne attribuivano la responsabilità alla gravità delle patologie dei ragazzi e al fatto che si “picchiassero” tra loro o al servizio di trasporto da e verso l’istituto. A seguito di queste denunce la PM decise di installare le telecamere nascoste nei due refettori di Montalto (purtroppo in un refettorio la telecamera non ha mai funzionato) e di procedere alle intercettazioni anonime delle telefonate tra i vertici degli operatori della Fondazione. In seguito ad un’approfondita indagine e alla visione di ore di videoregistrazioni e di intercettazioni telefoniche, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pisa, Elsa Iadaresta, aveva deciso, come primo atto, l’allontanamento dal servizio di quattro operatori sanitari della Fondazione. Grazie al lavoro certosino dei carabinieri e alle minuziose indicazioni della dr.ssa Paola Rizzo emersero successivamente altri nomi e la rilevanza del numero degli operatori coinvolti rese chiaro sin dall’inizio che non si trattava di episodi isolati, perpetrati da singoli individui, ma di un vero e proprio sistema in qualche modo accettato o misconosciuto dalla prestigiosa dirigenza della Stella Maris. Già dopo quattro giorni di ripresa, come ha scritto il Giudice dell’Udienza Preliminare Giulio Cesare Cipolletta (2) nella sentenza-ordinanza del 2019, i video documentavano “atti di violenza fisica come schiaffi e strattoni oppure minacce ed ingiurie, poste in essere in maniera del tutto gratuita e senza riferimento a pregresse condizioni dei pazienti”. Le telecamere riprendono quello che accade nella mensa per circa tre mesi. “Oltre novanta giorni durante i quali solo in nove di essi non si è assistito ad episodi di rilievo penale” si legge ancora nella sentenza del giudice Cipolletta. Per il giudice questo attestava “una generalizzata e quotidiana prassi violenta in danno di soggetti deboli; prassi che non è mai o quasi mai stata interrotta neppure dagli altri operatori che non si conformavano alle violenze esercitate”. Per Cipolletta si trattava di “prassi che i responsabili delle strutture non hanno saputo o voluto modificare, omettendo di porre in essere quei poteri ad essi conferiti espressamente”(3).

Le indagini della Procura non si limitarono ad indagare sui casi del 2016; gli inquirenti individuarono altri episodi che sarebbero avvenuti negli anni precedenti e mai segnalati all’autorità giudiziaria. Già nel 2002, ricostruisce il giudice, un operatore che lavorava a Montalto avrebbe compiuto atti di violenza verso un ospite. Lo stesso operatore nel 2003 sarebbe stato responsabile del reato di sequestro di persona “per aver legato senza motivo un paziente”. All’epoca l’unico provvedimento preso nei suoi confronti fu quello di trasferirlo per tre mesi a prendersi cura di piante e fiori in un’altra struttura della Fondazione. Oggi è tra gli imputati. Così come un altro operatore che avrebbe commesso gravi aggressioni nei confronti di 4 pazienti rispettivamente nel 2008, 2009, 2013 e 2014. Non era stato licenziato ma “dimissionato” e comunque, di nuovo, mai portato all’attenzione della magistratura. La stampa cittadina ha definito questo processo “il più grande processo per maltrattamenti su disabili in Italia”. Gli imputati erano diciassette: accusati di aver maltrattato ventitré pazienti affetti da autismo e altre gravi neuropatie. Due imputati sono usciti di scena dopo la sentenza di Cipolletta: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, in cui era stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione è stato poi assolto nel processo d’Appello(4). Sul banco degli imputati vi sono adesso quindici operatori tra cui le due dottoresse, Paola Salvadori e Patrizia Masoni oltre al direttore sanitario Giuseppe De Vito.

La Regione Toscana erogatrice di migliaia di euro alla Stella Maris (e presumibilmente poco accorta nel mettere in atto sistemi di controllo efficaci) ha deciso di non costituirsi parte civile e la allora assessora Stefania Saccardi si è negata anche alle telecamere della RAI venendo meno all’intervista, sfuggendo alle telecamere e rifiutando di motivare la sua scelta, cosa che un amministratore regionale (che gestisce molti fondi pubblici riversandoli ad una fondazione privata) dovrebbe sempre essere obbligato a fare(5) . Ci sono, tuttavia, trentaquattro parti civili davanti al giudice Susanna Messina che ha dato il via al processo ordinario la cui prima udienza si è tenuta il 10 febbraio 2020. Oltre ai genitori e ai familiari ci sono Telefono Viola, Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) e Agosm, ovvero l’associazione dei genitori degli ospiti di Montalto. Il processo per maltrattamenti va dunque avanti lentamente anche per il numero elevatissimo di testimoni da ascoltare: nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa, unico caso nella storia della giustizia pisana. Al processo è emersa la gratuità delle violenze (comunque mai prassi legittime dentro percorsi di cura), compiute quando i ragazzi stavano mangiando ed erano del tutto inoffensivi. Le videoregistrazioni (a cui si sommano le intercettazioni telefoniche) testimoniano oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale.

A fianco di questo processo se ne sta svolgendo un altro che riguarda la morte di Mattia, mio figlio, un giovane di 26 anni, prima vittima come gli altri dei maltrattamenti sotto inchiesta e poi morto in circostanze sospette ancora al vaglio della magistratura. Mattia è morto nel marzo del 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti, rischi di cui noi non eravamo stati informati e che sono stati criminalmente (o per prassi in uso di non dettagliare efficacia e rischi delle terapie farmacologiche, di cui si chiede usualmente fiducia cieca da parte di pazienti e loro familiari) sottovalutati e sottaciuti dai medici e dagli operatori che lavoravano a Montalto(6) . Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato a novembre 2025. La storia che si intende approfondire qui, tuttavia, è quella della struttura in sé del modo in cui ha operato e molto probabilmente continua ad operare, delle dinamiche che regolano istituti, dagli intrecci che vi sono con gli enti pubblici. La vicenda dei maltrattamenti mostra ogni volta uno spaccato aberrante di quella che risulta essere una istituzione totale a tutti gli effetti.

Montalto come “Istituzione totale”

lunedì 2 dicembre 2024

Martedì 10 Dicembre - Pisa


 

 BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
Fate girare per favore, grazie!
il collettivo Artaud

MARTEDÌ  10 DICEMBRE ORE 10:30
presso il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ
VERITÀ  SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS!
SOLIDARIETÀ  ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
antipsichiatriapisa@inventati.org


VERITÀ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI !
BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!

Martedì 10 dicembre ore 10:30 appuntamento al Tribunale di Pisa per una nuova udienza sui maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. In questa udienza dovrebbero essere ascoltati altri testimoni della difesa.

Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti. Tra gli ospiti Mattia, morto nel 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti di cui la famiglia afferma di non essere mai stata informata. Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato addirittura a novembre 2025.

Il processo per maltrattamenti va avanti lentamente da oltre 6 anni: le udienze sono diradate considerando l’elevato numero di testimoni. Si tratta del più grande processo sulla disabilità in Italia. Nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa.
Gli imputati sono 15, di cui due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, poi assolto nel processo d’Appello.
I genitori, i tutori e altri testimoni ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano gli oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale. Nell’ultima udienza una delle dottoresse ha dichiarato che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi, i “tappeti contenitivi” dove il paziente veniva immobilizzato, contenuto e arrotolato.

Come riporta la relazione del consulente tecnico, professor Alfredo Verde: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. E ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo. Il comportamento degli operatori è apparso tipico delle istituzioni totali”.

Per questi motivi e per ricordare le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale non in grado di difendersi da sole, è un dovere seguire le vicende del processo nell’interesse di tutte/i.
Partecipiamo al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIME
MARTEDÌ 10 DICEMBRE ore 10.30 c/o il Tribunale di Pisa, Piazza della Repubblica

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara
Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità

per info:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org
artaudpisa.noblogs.org