L’autore, Natale Adornetto, psicologo, dedica il suo libro a tutte quelle persone che sono state “danneggiate e traumatizzate dagli interventi della psichiatria”.
Le riflessioni, contenute nel libro, sono essenzialmente un riassunto della sua attività di clinico, di attivista e di divulgatore, che mette a fuoco quelle da lui evidenziate come i grossi difetti e pecche della psichiatria con tutte le sue contraddizioni e soprusi, in linea con la tradizione più illuminata del movimento dell’antipsichiatria che si rifà all’operato di Basaglia, Antonucci, Szasz, Laing, Cooper ed altri.
Il punto centrale della critica di Adornetto è sostanzialmente che la psichiatria, che ha cavalcato ormai da decenni l’ondata organicista, senza però dimostrarne la sua validità, abbia condizionato in maniera negativa le vite degli utenti, compromettendone il loro diritto ad una esistenza dignitosa.
Ma, in realtà, Adornetto ci suggerisce, anche, come questo orientamento biologico ed organicista, tradotto in termini sociopolitici, valichi i confini della psichiaria stessa, estendendosi e rafforzando le tendenze egemoniche presenti in maniera particolarmente virulenta nella realtà storica degli ultimi decenni. In questo contesto, il libro si colloca nella cornice del pensiero di Gramsci e di Foucult, senza peraltro sconfinare eccessivamente, in elucubrazioni teoriche, trascurando così l’impatto reale dell’operato della psichiatria nella esperienza quotidiana degli individui, i quali affrontano quotidianamente il disagio emotivo.
La descizione dell’impatto della psichiatria viene descritta in tutte le sue diverse declinazioni, che includono le conseguenze che scaturiscono dalle diagnosi psichiatriche, basate sul modello organicista, che intrappola i processi emotivi e cognitivi in un percorso di intervento farmacologico che, in realtà, affievolisce le capacità di affrontare il disagio emotivo e risolverlo con approcci più naturali e a misura d’uomo, come la psicoterapia e gli interventi psicosociali.
In questa cornice, Adornetto inquadra il problema dello stigma nei riguardi del “malato mentale”, scaturente dall’orientamento organicista, che considera il disagio emotivo come una entità biologica, ineluttabilmente cronica, e quindi relega l’individuo nella sfera dei disabili e degli incurabili. Di conseguenza, questa reificazione fallace della sofferenza psichica stimola dinamiche sociali che, in definitiva, spogliano gli utenti della loro dignità e spesso anche della loro libertà, tramite l’utilizzo ubiquitario ed irragionevole del TSO. Spiega anche, come questo processo di diminuzione e svilimento della dignità individuale venga esteso all’età infantile, tramite la “creazione” della diagnosi di ADHD (Sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) e dei conseguenti trattamenti farmacologici.
Parafrasando le stesse parole di Adornetto, il libro non si occupa solo degli aspetti tecnici e scientifici della cosiddetta cura psichiatrica, ma sottolinea gli aspetti umani, esistenziali e relazionali che definiscono l’individuo come tale, aprendo le strade ad una visione della salute mentale che si distanzia dall’approccio organicista per collocarsi in un contesto sociale, culturale ed esistenziale che restituiscono al disagio emotivo la necessaria umanità e dignità.
Ed infine, la narrazione, pur trattando un tema complesso è caratterizzato da uno stile e un linguaggio chiari e scorrevoli, di facile comprensione per utenti, professionisti e coloro che si interessano di tematiche riguardanti la salute mentale.