Giorgio Antonucci, uno dei padri dell'anti-psichiatria,
collaboratore di Basaglia, è scomparso lo scorso novembre. Il circolo
anarchico "Berneri" di Bologna ha dedicato una serata all'eredità dello psicanalista che
ha tagliato catene, lacerato camicie di forza, demolito muri per ridare
dignità ai malati psichici.
"Tagliatore di catene, laceratore di camicie di forza, demolitore di
muri, ha instancabilmente lavorato per la libertà e l’uguaglianza". È
lirica la presentazione che il circolo anarchico "Berneri" fa di Giorgio Antonucci, uno dei padri dell'anti-psichiatria, scomparso lo scorso novembre.Quelle definizioni, però, Antunucci se le è meritate tutte, perché nella sua vita ha liberato molte persone dai manicomi anche in senso reale, non solo intettuale.
Antonucci ha iniziato a lavorare a Gorizia con Franco Basaglia per poi spostarsi prima a a Reggio Emilia e poi a Imola. L'obiettivo è sempre rimasto lo stesso: eliminare i mezzi di contenzione fisica, niente psicofarmaci e neurolettici a vita, niente contenzione chimica, ma relazioni, affetti, creatività, arte, inclusione e socialità.
Il circolo anarchico "Berneri" ha ricordato Antonucci, la sua opera e l'eredità che ha lasciato oggi in un evento svoltosi venerdì 9 febbraio.
Sono intervenuti Chiara Gazzola, autrice di "Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione", Vito Totire del Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria F.Lorusso, Maria Rosaria d’Oronzo ed Eugen Galasso del Centro di Relazioni Umane.
C'è stata inoltre la proiezione del film “Se mi ascolti e mi credi. Giorgio Antonucci un medico senza camice”.