c/o lo Spazio Anarchico La Storta
via xx settembre 43/a
alle ore 18 presentazione del libro:
"ELETTROSHOCK. La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute."
a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, ed. Sensibili alle Foglie.
A seguire proiezione dei video:
"Pietro" regia di Alessio Valente
"Cortoshock" regia di Andrea Maiorana e Daniele Filipetto
per info:antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.noblogs.org
martedì 31 maggio 2016
domenica 29 maggio 2016
LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
testo del volantino fatto dal Collettivo Artaud in occasione della street parade Canapisa 2016 tenutasi ieri Sabato 28 maggio a Pisa
LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
Ovvero sulla crisi , sul controllo sociale e sulla diffusione degli psicofarmaci.
L’istituzione psichiatrica è uno dei principali strumenti che il sistema usa per ostacolare l’autodeterminazione degli individui, per arginare qualsiasi critica sociale e normalizzare quei comportamenti ritenuti “devianti” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, intervenendo nel complesso ambito della sofferenza.
Assistiamo oggi ad una sistematica diffusione della crisi, di matrice economica, politica, sociale e personale; le cause di questa crisi vanno ricercate nella società in cui viviamo e nello stile di vita che ci viene imposto; non nei cosiddetti disturbi biochimici della mente.
La logica psichiatrica sminuisce invece le nostre sofferenze, riducendo le reazioni dell’individuo rispetto al carico di stress cui si trova sottoposto a sintomi di una malattia e medicalizzando gli eventi naturali della vita.
Poiché la risposta psichiatrica è sempre la stessa per tutte le situazioni – ovvero diagnosi/etichetta e cura farmacologica – noi crediamo che rivendicare il diritto all'autodeterminazione in ambito psichiatrico significhi “riappropriarsi” della follia e della molteplicità di maniere per affrontarla, elaborandola in maniera autonoma.
La psichiatria moderna è diventata una tecnica di repressione tramite psicofarmaci. Che bisogno c’è della camicia di forza quando oggi basta una pillola o un'iniezione?
Sicuramente l’uso della violenza (non del tutto scomparso, laddove ancora si pratica la contenzione meccanica) è un approccio più appariscente e rumoroso. Ecco perché oggi gli si preferisce la tecnica farmacologica, più silenziosa, incontrollabile e accettabile. È molto più semplice convincere qualcuno a prendere delle pasticche o a farsi fare iniezioni che a farsi legare ad un letto.
In questa epoca post-basagliana, in cui si chiudono gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ma si aprono le REMS (Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza), in cui si continua a praticare l’elettroshock avendogli solamente cambiato nome in TEC (Terapia Elettro Convulsiva) non c'è evoluzione o cambiamento (né democrazia, per chi ne parli ancora in questi termini) nell'affrontare la follia senza legarla ad un letto ma sostenendo l'obbligo di cura.
L’istituzione psichiatrica continua a compiere la sua funzione di esclusione e controllo sociale, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero di “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un fenomeno culturale e sociale in una questione sanitaria. Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi e delle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro "malattia mentale".
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.
Siamo contro l'obbligo di cura. Non siamo a priori contro l'utilizzo di psicofarmaci e non demonizziamo alcuna delle sostanze. Riteniamo che spetti all'individuo deciderne in libertà e consapevolezza l'assunzione. Sentiamo pertanto l'esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
Ovvero sulla crisi , sul controllo sociale e sulla diffusione degli psicofarmaci.
L’istituzione psichiatrica è uno dei principali strumenti che il sistema usa per ostacolare l’autodeterminazione degli individui, per arginare qualsiasi critica sociale e normalizzare quei comportamenti ritenuti “devianti” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, intervenendo nel complesso ambito della sofferenza.
Assistiamo oggi ad una sistematica diffusione della crisi, di matrice economica, politica, sociale e personale; le cause di questa crisi vanno ricercate nella società in cui viviamo e nello stile di vita che ci viene imposto; non nei cosiddetti disturbi biochimici della mente.
La logica psichiatrica sminuisce invece le nostre sofferenze, riducendo le reazioni dell’individuo rispetto al carico di stress cui si trova sottoposto a sintomi di una malattia e medicalizzando gli eventi naturali della vita.
Poiché la risposta psichiatrica è sempre la stessa per tutte le situazioni – ovvero diagnosi/etichetta e cura farmacologica – noi crediamo che rivendicare il diritto all'autodeterminazione in ambito psichiatrico significhi “riappropriarsi” della follia e della molteplicità di maniere per affrontarla, elaborandola in maniera autonoma.
La psichiatria moderna è diventata una tecnica di repressione tramite psicofarmaci. Che bisogno c’è della camicia di forza quando oggi basta una pillola o un'iniezione?
Sicuramente l’uso della violenza (non del tutto scomparso, laddove ancora si pratica la contenzione meccanica) è un approccio più appariscente e rumoroso. Ecco perché oggi gli si preferisce la tecnica farmacologica, più silenziosa, incontrollabile e accettabile. È molto più semplice convincere qualcuno a prendere delle pasticche o a farsi fare iniezioni che a farsi legare ad un letto.
In questa epoca post-basagliana, in cui si chiudono gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ma si aprono le REMS (Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza), in cui si continua a praticare l’elettroshock avendogli solamente cambiato nome in TEC (Terapia Elettro Convulsiva) non c'è evoluzione o cambiamento (né democrazia, per chi ne parli ancora in questi termini) nell'affrontare la follia senza legarla ad un letto ma sostenendo l'obbligo di cura.
L’istituzione psichiatrica continua a compiere la sua funzione di esclusione e controllo sociale, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero di “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un fenomeno culturale e sociale in una questione sanitaria. Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi e delle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro "malattia mentale".
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.
Siamo contro l'obbligo di cura. Non siamo a priori contro l'utilizzo di psicofarmaci e non demonizziamo alcuna delle sostanze. Riteniamo che spetti all'individuo deciderne in libertà e consapevolezza l'assunzione. Sentiamo pertanto l'esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
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Muore 59enne in TSO a Roma
Roma, ricoverato per tso si lancia da finestra dell'ospedale e muore. Un
uomo di 59 anni è deceduto dopo essersi lanciato da una finestra
dell'ospedale San Giovanni.
Fonte: http://www.lapresse.it/roma-ricoverato-per-tso-si-lancia-da-finestra-dell-ospedale-e-muore.html
Fonte: http://www.lapresse.it/roma-ricoverato-per-tso-si-lancia-da-finestra-dell-ospedale-e-muore.html
Muore a 43 anni in Psichiatria al Rummo (BN)
Si è appreso dalla stampa che l'altro ieri una persona con disagio
psichico, è morta al Rummo dove era stata ricoverata. Certo può
capitare. Ma non è del tutto normale entrare in un reparto psichiatrico
ospedaliero (SPDC) che dovrebbe essere un luogo "protetto", e rimetterci
la vita. Soprattutto se il 43enne appena deceduto, è il quarto paziente
del Dipartimento di Salute Mentale di Benevento (DSM) che muore
dall'inizio dell'anno – quasi 1 paziente al mese – senza contare
l'87enne che è finito giù da una finestra dell'ospedale Civile.
Articolo su : http://www.tvsette.net/2016/05/16/muore-43-anni-psichiatria-al-rummo-un-altro-decesso-inquietante/
Articolo su : http://www.tvsette.net/2016/05/16/muore-43-anni-psichiatria-al-rummo-un-altro-decesso-inquietante/
domenica 22 maggio 2016
Dal Bresciaoggi del 12/05/2016
Esine: morto in ospedale a 27 anni, condannate le due infermiere
„
Le due donne condannate, infermiere di 52 e 60 anni, avrebbero “forzato” le loro funzioni, andando oltre quanto consentito dalla norma. Nel corso della crisi respiratoria poi fatale, avrebbero sottoposto il ragazzo ad ossigeno-terapia, che invece di migliorare le cose le avrebbero peggiorate.
Il giovane era infatti in preda ad un'intossicazione da antidolorifico: l'ossigeno-terapia avrebbe poi provocato l'inibizione dell'intero sistema respiratorio, e dunque la morte. Era stato invece assolto in primo grado il medico che aveva in cura il paziente.
Esine: morto in ospedale a 27 anni, condannate le due infermiere
„La vicenda risale a poco meno di una decina d'anni fa: era il 21 novembre 2008, all'ospedale di Esine. “
“
Potrebbe interessarti: http://www.bresciatoday.it/cronaca/esine-morto-giorgio-ravelli-condanna.html
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“
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„
Ragazzo muore per una crisi respiratoria: condannate le infermiere
A
quasi 10 anni dalla morte di Giorgio Ravelli, all'ospedale di Esine,
sono state condannate le due infermiere che lo seguivano: 8 mesi di
reclusione (pensa sospesa) per le due donne di 52 e 60 anni.
Esine: morto in ospedale a 27 anni, condannate le due infermiere
„
Sono state condannate a 8 mesi per omicidio colposo
(pena sospesa) le due infermiere camune accusate di “aver agito
autonomamente senza chiamare il medico di guardia” in merito alla morte
del giovane Giorgio Ravelli, il 27enne deceduto a seguito di una crisi
respiratoria nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Esine.„
Le due donne condannate, infermiere di 52 e 60 anni, avrebbero “forzato” le loro funzioni, andando oltre quanto consentito dalla norma. Nel corso della crisi respiratoria poi fatale, avrebbero sottoposto il ragazzo ad ossigeno-terapia, che invece di migliorare le cose le avrebbero peggiorate.
Il giovane era infatti in preda ad un'intossicazione da antidolorifico: l'ossigeno-terapia avrebbe poi provocato l'inibizione dell'intero sistema respiratorio, e dunque la morte. Era stato invece assolto in primo grado il medico che aveva in cura il paziente.
Esine: morto in ospedale a 27 anni, condannate le due infermiere
„La vicenda risale a poco meno di una decina d'anni fa: era il 21 novembre 2008, all'ospedale di Esine. “
“
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Giovedì 26 Maggio XM Bologna Benefit Antipsichiatrico + Matti a Cottimo
Giovedì 26 Maggio, 19h00
XM24, Via Fioravanti 24, Bologna
Cena Benefit Antipsichiatrico
Proiezione Matti a Cottimo
Dibattito a seguito
Il neonato Collettivo Antipsichiatrico bolognese vi invita a desinare a XM24 in occasione della proiezione del documentario Matti a Cottimo, nato dal progetto torinese sull'orgoglio matto.
Il ricavato della cena andrà in benefit al Collettivo (spese legali e mediche per persone che ritengono di aver subito abusi da parte della psichiatria).
A seguito della presentazione del documentario con due degli autori: dibattito antipsichiatrico.
"Matti a cottimo - Strategie di sopravvivenza è sovrabbondante di parole, nessuna inutile, tutte a esprimere un 'sè' che non vuole essere ingabbiato ma soprattutto un 'noi' che vuole essere riconosciuto al di là degli schemi ristretti della 'normalità'. Tante voci ma due in particolare – di Simone Sandretti e Luca Atzori – a raccontare l'esigenza e l'esperienza sorte intorno al Mad Pride, movimento che rivendica l'orgoglio dei malati psichiatrici e un loro ruolo costruttivo nella società."
Trailer: https://vimeo.com/
http://isole.ecn.org/xm24/
Lamezia Terme: morto in TSO 39enne
http://www.lametino.it/Cronaca/lamezia-35enne-ricoverato-per-tso-muore-in-ospedale-familiari-sporgono-denuncia.html?fb_action_ids=1133941329959284&fb_action_types=og.recommends
Lamezia Terme – Un uomo di 39 anni, F.T. è stato trovato senza vita nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Lamezia, dove era ricoverato da alcuni giorni per essere sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Dopo la morte del 39enne, la famiglia ha sporto denuncia e ora sarà l'autopsia predisposta dalla Procura a stabilire le cause del decesso.
Lamezia Terme – Un uomo di 39 anni, F.T. è stato trovato senza vita nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Lamezia, dove era ricoverato da alcuni giorni per essere sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Dopo la morte del 39enne, la famiglia ha sporto denuncia e ora sarà l'autopsia predisposta dalla Procura a stabilire le cause del decesso.
venerdì 20 maggio 2016
Giovane di 22 anni suicida in spdc c/o ospedale San Giovanni Bosco di Napoli
Lo scorso 18 aprile è avvenuto il suicidio di un giovane rumeno
nell'Spdc dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.
Il massiccio ricorso a farmaci e al Trattamento sanitario obbligatorio (Tso).
Sono alcune delle denunce fornite dall'Osservatorio sulla salute mentale del comune di Napoli:
chiesto un incontro urgente con l'Asl Na 1.
sotto tutto l'articolo al link:
http://www.nelpaese.it/index.php/campania/3646-salute-mentale-la-crisi-della-cura-in-campania-la-denuncia
nell'Spdc dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.
Il massiccio ricorso a farmaci e al Trattamento sanitario obbligatorio (Tso).
Sono alcune delle denunce fornite dall'Osservatorio sulla salute mentale del comune di Napoli:
chiesto un incontro urgente con l'Asl Na 1.
sotto tutto l'articolo al link:
http://www.nelpaese.it/index.php/campania/3646-salute-mentale-la-crisi-della-cura-in-campania-la-denuncia
mercoledì 11 maggio 2016
Raccolta di poesie Giorgio Antonucci
Una raccolta di poesia dà voce a chi ne è stato privato
Acerrimo avversario dei manicomi e della psichiatria - "un'ideologia priva di contenuto scientifico, una non‑conoscenza, il cui scopo è annientare le persone invece di provare a capire le difficoltà della vita sia individuale che sociale" -, il medico e psicanalista Giorgio Antonucci racconta la sua importante esperienza di vita "tra coloro che vengono tenuti nascosti dalla società". Le poesie di Antonucci sono come un dono; aiutano a capire e arricchiscono. Leggendo questa raccolta si prova dolore, angoscia, disperazione, ma anche dolcezza, entusiasmo e una fortissima voglia di vita.
Estratto del libro
Dalla presentazione.
Rimase assorto per più di un'ora su una sola parola. L'aveva scritta proprio al centro di un foglio a quadretti.
Una poesia - mi disse. Una poesia di una sola parola. L'aveva scritta di suo pugno. E ne andava orgoglioso. Lui, che di poesia non aveva mai sentito parlare. A mala pena si ricordava di avere frequentato le prime classi elementari. Tanto tempo fa. Ora scontava un ergastolo per chissà quale ragione. Sempre che per l'ergastolo – quest'istituzione della pena così¬ arcaica e disumana - possa essere invocata una qualche ragione. Comunque sia il lievitare degli anni lo aveva fatto poeta. Poeta di una sola poesia, di una sola parola, quasi di una sola sillaba: mai.
-Questa poesia si può leggere in infiniti modi - mi disse un'altra volta. E un lampo attraversù i miei pensieri. Infiniti modi per infiniti mondi.
Rimase assorto per più di un'ora su una sola parola. L'aveva scritta proprio al centro di un foglio a quadretti.
Una poesia - mi disse. Una poesia di una sola parola. L'aveva scritta di suo pugno. E ne andava orgoglioso. Lui, che di poesia non aveva mai sentito parlare. A mala pena si ricordava di avere frequentato le prime classi elementari. Tanto tempo fa. Ora scontava un ergastolo per chissà quale ragione. Sempre che per l'ergastolo – quest'istituzione della pena così¬ arcaica e disumana - possa essere invocata una qualche ragione. Comunque sia il lievitare degli anni lo aveva fatto poeta. Poeta di una sola poesia, di una sola parola, quasi di una sola sillaba: mai.
-Questa poesia si può leggere in infiniti modi - mi disse un'altra volta. E un lampo attraversù i miei pensieri. Infiniti modi per infiniti mondi.
Quarta di copertina
Questo libro, unico
nel suo genere, cerca di ristabilire un dialogo da lungo tempo
interrotto. La leggenda dice che Arianna permise a Teseo di ritornare
donandogli un gomitolo di filo che lo guidava attraverso i sentieri del
labirinto.
Così, questi testi,come conversazione con gli internati delle istituzioni totali, sono un ritorno di pensieri "perduti", di esperienze "negate".
La parola ritrova la sua struttura di comunicazione.
La navicella del discorso alza le sue vele nei mari più solitari.
Così, questi testi,come conversazione con gli internati delle istituzioni totali, sono un ritorno di pensieri "perduti", di esperienze "negate".
La parola ritrova la sua struttura di comunicazione.
La navicella del discorso alza le sue vele nei mari più solitari.
domenica 8 maggio 2016
RACCONTO DI UNA ESPERIENZA CON LA PSICHIATRIA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo racconto di una reale esperienza con la psichiatria.
È difficile rendersi conto che stai subendo un t.s.o.? di solito la pratica inizia con un punturone di sedativo, le parole stentano e ti accorgi di essere stato ricoverato e catturato al reparto, dove è quasi inevitabile la contenzione fisica. Arrivano guardie, 118, vigili e esercito. Al di là dell’atto infamante del TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO vorrei sottolineare che un ricovero psichiatrico anche in T.S.V. (Trattamento Sanitario Volontario n.d.r.) è in ogni caso una lunga agonia e la complicità dell’infermiere arriva addirittura alle contenzioni anche senza t.s.o. ; cioè sarai per quei giorni in balia delle decisioni di 4 loschi individui, che sfogano le loro tensioni aggressive sul paziente.
Io ne ho subiti una quarantina e fino all’arrivo in SPDC ricordo lucidamente cosa stava accadendo, dopo il trattamento un buio assoluto che si trascina per alcuni giorni. Ho imparato dopo queste lunghe esperienze che ribellarsi è inutile, aggrava soltanto la tua condizione. Informarsi della terapia, chiedere delle proprie condizioni, significa essere “fastidiosi” ed aumenta il pericolo della gravità della malattia.
Mi dispiace affermarlo, ma prima sei sottomesso e prima finirà il calvario.
Mi hanno fatto t.s.o. per motivi più variegati, ma se devo essere obiettivo, non ci sono mai state le condizioni di legge per essere in t.s.o.
È stata sempre una prevaricazione del mio essere individuo, un atto prepotente e violento, dove l’unica finalità è essere cavia dell’istituzione psichiatrica e dei suoi metodi. Nei primi ricoveri ero realmente aggressivo, contro ogni persona che si avvicinasse a letto, ma lentamente ho lasciato la mia rivolta per seguire una strada di mediazione: le contenzioni segnano. Più sei contrario alle cure e rifiuti il reparto, più la violenza di quegli esseri dal camice bianco si sfoga su te stesso, arrivando a pratiche fuori dal comune, dalla camicia di forza ad una serie di shock punitivi.
Ricordo una sera per condizioni di abuso di LSD ho iniziato a pescare dal sesto piano; in 20 minuti sono arrivate tutte le divise che si possano immaginare.
Preso, ricoverato e legato con flebo in endovena per 20 giorni. Con il sadico che si accaniva sul mio corpo, arrivando addirittura ad un catetere di fil di ferro. Ogni pisciata era un urlo munchiano. Un’altra volta ho chiuso mia madre fuori casa, è arrivata il 118 e i pompieri hanno aperto casa. Il medico senza accertare le mie condizioni psicofisiche, è arrivato ad affermare che io volevo uccidere mia madre e con una facilità estrema mi considerò socialmente pericoloso; acchiappato, imbavagliato e dopo… un ricovero in lunga degenza che durò 5 mesi sempre conteso, dove le mie condizioni fisiche si aggravarono a tal punto di chiedere in extremis un ricovero allo Spallanzani (Ospedale di Roma n.d.r.), con transaminasi che arrivarono a livelli impressionanti. Non esiste più la tua possibilità di scegliere e alcune volte ti trovi in una clinica senza che nessuna legge sia rispettata. Ed è facile, quasi automatico, che dopo un t.s.o. devi inevitabilmente prendere la terapia al DSM, ASO (Accertamento Sanitario Obbligatorio n.d.r.) per alcuni mesi. Fino a quando una psichiatra non deciderà di lasciarti più o meno libertà sugli psicofarmaci, e se sei scaltro, fortunato e consapevole dei danni che le medicine provocano, desidererai scalare quella terapia da cavallo.
Non riesco a capire l’associazione di farmaci che hanno come unica finalità di sedarti, più dormi e più sarai giudicato prossimo alle dimissioni. È da considerare fondamentale il ruolo di familiari che spesso diventano il tramite delle tue decisioni: dall’approvazione dell’elettroshock al trasferimento in uno di questi manicomi mascherati. È tutto contro legge. Ricordo che una sera, nel mio covo, la lavanderia delle case popolari, ho cucinato alla brace il pesce spada, gli inquilini chiamarono il 113 dicendo che stavo incendiando il palazzo e senza verificare che in realtà stavo cucinando, venni scortato al Sandro Pertini, dove le condizioni di vivibilità sono deprimenti. Di questo ricovero non ricordo altro. Un altro t.s.o. è stato al San Filippo Neri, motivando il trattamento per abbigliamento bizzarro, sono stato sveglio per due notti perché appena prendevi sonno arrivava un punturone. In T.s.o. a Rieti cambiava terapia giornalmente senza alcun tipo di coerenza, dal clopixol al nepolex, ma se senza coerenza medica. Allora mi domando. Domare la tua ribellione significa essere malati di mente? Arriveranno ad affermare che i tuoi geni sono malati? Mi diedero 7 abilify, sono fortunato di essere ancora vivo, ho amici che durante un t.s.o. hanno perso la vita.
Ricorderei Luigi Marinelli che messe le manette gli è stato spappolato il fegato e morì di colpo.
Effetti collaterali annessi, perdita di istinto alla sopravvivenza, annientamento dei propri impulsi sessuali, tremori infiniti, ecco cos’è la loro scienza; un mare di paroloni presuntuosi e sentenziosi.
Contro la pratica del t.s.o. organizzare resistenze, ipotizzare sempre il peggio per essere pronti ad avere un minimo di attendibilità nella pianificazione di qualunque risposta. Essere in tanti per difendere ciò che è rimasto di te e della tua sensibilità, del tuo mondo affettivo, distrutto quasi annientato. Sembrerà fantascientifico, ma più persone sono al corrente del t.s.o. più le possibilità di essere liberato aumentano, è come se i visitatori prendessero il ruolo di testimoni scomodi; in questo denso mare inquinato di petrolio apriamo uno spiraglio di luce.
In t.s.o. mi piace scappare, lunghe derive mentali per approdare in altre regioni dove non sei più perseguibile – mi legarono più per le fughe che per la violenza – ero evasione – prendo un caffè chiedo 10 euro a una paziente e sono fuori da questo inceppo. Innocuo, addomesticato, docile, ecco come vorrebbero. Mi sgarbo la barba con il sangue per non farmi toccare e poi mi do via sull’autostrada. Com’è bello fuggire davanti a un ricovero, ti senti soddisfatto, quasi vincitore, non c’è più il carrello dei medicinali. Ecco fatto, sono di nuovo libero, ma in balia della strada non dell’infermiere. E poi se esci positivo alle droghe sono cazzi tuoi. La clinica non te la leva nessuno. Un periodo di risanamento. Dopo comunità di doppia diagnosi, lager mascherati. Che bella soddisfazione slegarsele, levarsele, strapparsele.
Il delirio destabilizza, vince l’organizzazione statale, va annientato non promulgato, se poi è strutturato sei schizofrenico, allora sta 180 ma che è? Me lo sono chiesto molte volte. Ogni t.s.o. mi sono chiesto che è sta legge, la legge è legge mi sono risposto, e per ciò definiamo concetti per superare anche sto Basaglia. I “basagliani” sono i peggio, è meglio uno psichiatra fascio, almeno sai cosa hai davanti. La psichiatria democratica è qualcosa per ripulirsi le coscienze di tutti gli A.S.O. perpetuati al DSM, luogo di soppressione. Il dialogo? Devi essere incisivo, forte e determinato, altrimenti le tue ragioni cadono nella terapia intramuscolo. Quali risposte dare alla loro aggressività? Giulia, Marco, Luigi, vivete di nuovo vi prego, voglio stare con voi fino all’ultima iniezione di haldol. Una volta una responsabile del DSM, un pezzo grosso, affermò: ziprex, aldol, risperdal, è tutto uguale. Pensiamo a questa scienza di speculazione, rispondiamo con la prassi, che è azione rivoluzionaria. I t.s.o. più deleteri non ve li racconto, fanno parte del mio intimo segreto. Mi vergogno.
Scusate ma io devo dire pure questo, una volta durante un T.S.O. ho telefonato al telefono viola di Roma. Mi hanno risposto “prenda un appuntamento”. Io ce l’ho con tutti in questo argomento. Ce l’ho con P. Perché la pensione di irreversibilità me la vuole levare, ce l’ho con tutti questi comitati che mi levano la casa popolare e poi c’è la casa famiglia, se c’hai le spinte giuste.
fonte : https://artaudpisa.noblogs.org
domenica 1 maggio 2016
Ospedali Psichiatrici Giudiziari: situazione attuale...
OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI e le nuove strutture manicomiali- REMS (residenza per l’esecuzione della sicurezza).
Il NUMERO delle persone internate e DOVE si trovano questi neo-manicomi...
Pubblichiamo i dati forniti dal DAP(dipartimento amministrazione penitenziaria) in data 15.12.2015 e dai vari DSM-dipartimenti di salute mentale, aggiornati al 31.3.2016 con la finalità di stimolare, nei vari territori in cui sono state attivate le nuove strutture manicomiali,un monitoraggio riguardo al loro reale funzionamento e conseguentemente fornire ai territori interessati una maggiore consapevolezza e porre in discussione i progetti a loro dire “di cura e riabilitazione”, abilmente presentati all’opinione pubblica dai vari Dipartimenti di Salute Mentale e in primis dai responsabili/carcerieri delle nuove strutture.
OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI:
Montelupo Fiorentino – 40 internati
Reggio Emilia – 6
Aversa – 18
Barcellona Pozzo di Gotto – 26
Secondigliano a Napoli è stato chiuso a dicembre 2015
Castiglione delle Stiviere:
ha solo cambiato la targa esterna,“trasformandosi” da Opg in Rems con 223 internati
23 REMS – 455 INTERNATI
PIEMONTE: BRA -Cuneo 18
VENETO: AURISINA-Trieste 0
SARDEGNA: CAPOTERRA -Cagliari 15
TRENTINO: PERGINE VALSUGANA-Trento 9
SICILIA:CALTAGIRONE-Catania 19
NASO-Messina 20
EMILIA-ROMAGNA: BOLOGNA – 14
MEZZANI-Parma 12
LOMBARDIA: CASTIGLIONEDELLE STIVIERE-Mantova 223
BASILICATA: MANIAGO-Potenza 2
PISTICCI-Matera 10
TOSCANA: VOLTERRA-Pisa 5
ABRUZZO: BARETE-Aquila 0 -struttura inaugurata il 31.3.16
CAMPANIA: VAIRANO PATENORA-Caserta 0
MONDRAGONE-Caserta 8
ROCCAROMANA-Caserta 20
SAN NICOLA BARONIA-Avellino 3
SPINAZZOLA-Battipaglia 2
LAZIO: CECCANO-Frosinone 8
PONTECORVO-Frosinone 12
SUBIACO-Roma 18
FRIULI VENEZIA-GIULIA: MANIAGO-Potenza 2
MARCHE: MONTE GRIMANO-Pesaro,Urbino 18.
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Il NUMERO delle persone internate e DOVE si trovano questi neo-manicomi...
Pubblichiamo i dati forniti dal DAP(dipartimento amministrazione penitenziaria) in data 15.12.2015 e dai vari DSM-dipartimenti di salute mentale, aggiornati al 31.3.2016 con la finalità di stimolare, nei vari territori in cui sono state attivate le nuove strutture manicomiali,un monitoraggio riguardo al loro reale funzionamento e conseguentemente fornire ai territori interessati una maggiore consapevolezza e porre in discussione i progetti a loro dire “di cura e riabilitazione”, abilmente presentati all’opinione pubblica dai vari Dipartimenti di Salute Mentale e in primis dai responsabili/carcerieri delle nuove strutture.
OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI:
Montelupo Fiorentino – 40 internati
Reggio Emilia – 6
Aversa – 18
Barcellona Pozzo di Gotto – 26
Secondigliano a Napoli è stato chiuso a dicembre 2015
Castiglione delle Stiviere:
ha solo cambiato la targa esterna,“trasformandosi” da Opg in Rems con 223 internati
23 REMS – 455 INTERNATI
PIEMONTE: BRA -Cuneo 18
VENETO: AURISINA-Trieste 0
SARDEGNA: CAPOTERRA -Cagliari 15
TRENTINO: PERGINE VALSUGANA-Trento 9
SICILIA:CALTAGIRONE-Catania 19
NASO-Messina 20
EMILIA-ROMAGNA: BOLOGNA – 14
MEZZANI-Parma 12
LOMBARDIA: CASTIGLIONEDELLE STIVIERE-Mantova 223
BASILICATA: MANIAGO-Potenza 2
PISTICCI-Matera 10
TOSCANA: VOLTERRA-Pisa 5
ABRUZZO: BARETE-Aquila 0 -struttura inaugurata il 31.3.16
CAMPANIA: VAIRANO PATENORA-Caserta 0
MONDRAGONE-Caserta 8
ROCCAROMANA-Caserta 20
SAN NICOLA BARONIA-Avellino 3
SPINAZZOLA-Battipaglia 2
LAZIO: CECCANO-Frosinone 8
PONTECORVO-Frosinone 12
SUBIACO-Roma 18
FRIULI VENEZIA-GIULIA: MANIAGO-Potenza 2
MARCHE: MONTE GRIMANO-Pesaro,Urbino 18.
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