SABATO 7 MAGGIO 2016
c/o Spazio Antagonista NEWROZ in via Garibaldi 72 a Pisa
il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presenta alle ore 17:30
“LA CRITICA PSICHIATRICA. Nelle opere di Szasz e Foucault” di
Gabriele Crimella Edizioni Sensibili Alle Foglie
La lettura delle opere di Foucault e di Szasz viene qui proposta per
aprire una riflessione sulla teoria e soprattutto sulla pratica
psichiatrica. L'attenzione è posta sulla critica delle basi
epistemologiche di questa scienza, che a differenza delle altre
branche della medicina opera in assenza di riscontri biologici nella
maggior parte delle sue diagnosi, e sulle istituzioni psichiatriche.
Di queste ultime, luoghi come i manicomi e gli ospedali psichiatrici
giudiziari o dispositivi come il trattamento sanitario obbligatori e
la contenzione farmacologica, viene messo in evidenza il carattere
meramente coercitivo, a partire dal "grande internamento" analizzato
da Foucault. Si considera inoltre il ruolo della psichiatria, come
denunciato da Szasz, nella tendenza a patologizzare l'intera gamma dei
comportamenti umani a scopi di controllo sociale.
Dibattito alla presenza dell’autore e
del Camap - Collettivo Antipsichiatrico Camuno
ore 20:30 APERICENA e a seguire
SERATA MUSICALE con DJ SET MISS CRISS
BENEFIT per il COLLETTIVO ARTAUD
Per info:
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
mercoledì 27 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
ENUSP – Gli interventi psichiatrici coercitivi costituiscono una violazione dei diritti e rendono inefficaci le cure
(l'originale si trova qui:
fonte: http://cappellaiomatto.org
e
I Diritti Umani e il contesto
Fin dal 2006, la Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UN CRPD), chiede
un cambiamento di paradigma, per rompere con le leggi e gli
atteggiamenti paternalistici nei confronti delle persone con disabilità e
per cambiare rotta verso un sostegno rispettoso del processo
decisionale, basato sulla volontà e le preferenze della persona in
questione. L’invito implicito della Convenzione ONU, per porre fine a
trattamenti psichiatrici obbligatori, è stata esplicitato da diverse
pubblicazioni del Comitato CRPD e in particolare dalle Linee Guida
dell’articolo 14. Le linee guida chiariscono che la detenzione di
persone con disabilità psico-sociali, ai sensi della legislazione
nazionale, sulla base della loro menomazione reale o percepita, e sulla
presunta pericolosità per se stessi e/o ad altri “è discriminatorio e
parificato alla privazione arbitraria della libertà”.[1]
Tuttavia, due organismi delle Nazioni
Unite sono attualmente in conflitto con le norme stabilite dalla CRPD
dell’ONU: il Comitato per i Diritti Umani [2] e il Sottocomitato per la
Prevenzione della Tortura (SPT) nel loro documento “Diritti delle
persone istituzionalizzate e trattate medicalmente senza il consenso
informato”. “Rights of persons institutionalized and medically treated without informed consent”.
Ma il Comitato dei Diritti dell’Uomo ammette che le misure coercitive
sono dannose: “Il Comitato mette in evidenza il danno inerente a
qualsiasi privazione di libertà e anche i danni particolari che possono
derivare da una situazione di ricovero involontario”.[3] Inoltre il
Comitato per i Diritti Umani raccomanda agli Stati membri “di rivedere
le leggi e le pratiche obsolete” e dice che “gli Stati membri dovrebbero
mettere a disposizione adeguati servizi socio-assistenziali di comunità
o alternative per persone con disabilità psico-sociali, al fine di
offrire alternative meno restrittive della segregazione”. Tuttavia,
nonostante ciò, il Comitato per i Diritti Umani riconosce la possibilità
di misure coercitive, a condizione che siano applicate “come misura di
estrema ratio e per il più breve lasso di tempo appropriato, e devono
essere accompagnate da adeguate garanzie procedurali e sostanziali,
stabilite dalla legge”.[4]
Anche l’SPT [Sottocomitato per la
Prevenzione della Tortura] permette il ricovero e il trattamento
sanitario obbligatorio, e vanno anche oltre dicendo che l’abolizione
violerebbe il “diritto alla salute” e il “diritto a essere liberi dalla
tortura e da altri maltrattamenti”. L’SPT afferma ad esempio: “... la
sistemazione in una struttura psichiatrica può essere necessaria per
proteggere il detenuto dalla discriminazione, dall’abuso e dai rischi
per la salute derivanti da una malattia”[5], “La misura [trattamento
senza consenso] deve essere l'ultima risorsa per evitare danni
irreparabili alla vita, all’integrità o alla salute della persona
interessata ...”[6]. Inoltre, l’SPT riconosce le contenzioni come una
misura legittima: “Le contenzioni fisiche o farmacologiche ... devono
essere considerate misure di estrema ratio per motivi di sicurezza”[7], e
consente inoltre “l’isolamento di natura medica”[8].
E’ interessante notare che prima della
pubblicazione dei due documenti menzionati sopra, la relazione tematica
“La tortura in ambito sanitario”, del Relatore Speciale delle Nazioni
Unite sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o
degradanti (A/HRC/22/53), ha sollecitato il divieto assoluto dei
trattamenti psichiatrici coercitivi, al fine di garantire che le persone
con disabilità psicosociali, intellettive e altre, siano libere dalla
tortura e dai maltrattamenti. Tuttavia, a quanto pare, la sua voce non è
stata sentita, così come altre voci che documentano numerose violazioni
dei diritti umani nelle istituzioni psichiatriche. Una di queste voci è
la relazione del FRA [Agenzia dell'Unione europea per i diritti
fondamentali] pubblicata nel 2012, che rivela il trauma e la paura che
le persone sperimentano, e afferma che “le condizioni estremamente
scadenti, l’assenza di assistenza sanitaria e l’abuso persistente, hanno
provocato la morte di ricoverati nei servizi sanitari
istituzionali”[9].
Pertanto si può vedere che gli argomenti
a favore dell’amministrazione delle misure coercitive sono basati su
motivazioni false perché, come è stato dimostrato da numerose fonti,
comprese le relazioni del CPT e le fonti di cui sopra, le istituzioni
psichiatriche non possono essere considerate in nessun caso un rifugio
sicuro dalla discriminazione, dall’abuso, dalla tortura e dal
maltrattamento. Per quanto concerne le considerazioni e le terapie
mediche, facciamo rilevare quanto segue:
I trattamenti sanitari obbligatori non sono cure
La cura dovrebbe produrre un incremento
del benessere e la guarigione. Benessere - o salute mentale - è un
valore intrinseco molto personale, che non può essere ottenuto mediante
coercizione. Prendersi cura l’uno dell’altro è una delle migliori cose
che le persone possono offrire gli uni agli altri. Al contrario,
interventi psichiatrici coercitivi sono molto traumatici, e provocano
sofferenza e un aumento dei problemi psicosociali. Inoltre fa peggiorare
la situazione, ed è tra le cose peggiori che le persone possono fare
agli altri. C’è un’enorme differenza tra trattamenti obbligatori e cure.
Sono due cose completamente opposte tra loro.
I trattamenti sanitari obbligatori rendono le cure inutili
I trattamenti sanitari obbligatori sono
controproducenti per la salute mentale e la cura, e rappresentano una
“violazione del contatto”. Questo può essere visto da un lato, per
esempio, quando gli infermieri smettono di cercare a comunicare o a
fornire supporto, e ricorrono a interventi coercitivi. Dall’altra può
essere visto nelle incomprensioni e nei traumi che la persona sottoposta
a trattamento sanitario obbligatorio subisce, che disattivano il
contatto significativo. E’ ovvio che un buon contatto e una buona
comunicazione, sono necessari per una buona salute mentale. La fine
della comunicazione, così com’è indotta dagli interventi psichiatrici
obbligatori, è una pratica molto dannosa, che rende impossibile un
contatto significativo e pertanto la cura mentale in sé.
I trattamenti sanitari obbligatori non producono sicurezza.
A causa della sofferenza, l’incremento
di problemi psicosociali, e la mancanza di qualsiasi sostegno per il
recupero causato da interventi psichiatrici coercitivi, i rischi di un
escalation aumentano, e possono tradursi in un cerchio infinito di
conflitto e di escalation, come le nostre esperienze dimostrano.
L’argomento comune adottato “proteggere da danni o lesioni a sé o agli
altri”, non si basa su elementi probatori fattuali, a sostegno di questa
affermazione. Gli interventi psichiatrici obbligatori non producono una
maggiore sicurezza, ma provocano un aumento di crisi, e di conseguenza a
un rischio maggiore di escalation.
Gli interventi psichiatrici obbligatori indicano che c’è un deficit di cura nel campo della salute mentale.
Gli interventi psichiatrici obbligatori
sono più un meccanismo per il (tentato) controllo sociale integrato
all'interno di un sistema sottosviluppato e strutturalmente trascurata
(e abusato dal punto di vista politico) di cura della salute mentale,
che è costruito sui resti orribili del passato, piuttosto che sulle
competenze per sostenere la salute mentale e il benessere. Arretratezza e
finanziamenti insufficienti del sistema di cura della salute mentale,
sono la causa della bassissima priorità politica data alla cura della
salute mentale, che spiega, di conseguenza, il livello estremamente
basso di finanziamenti. E’ impossibile fornire assistenza di qualità
senza un adeguato finanziamento e un’attenzione per gli standard di
qualità. Tuttavia, a causa di uno stigma storico, la cura della salute
mentale rimane impopolare per la società, vale a dire per gli elettori, e
quindi per i politici. In caso di estrema carenza di finanziamenti, la
migliore soluzione possibile per il sistema è quello di mantenere la
calma, fornendo un sacco di farmaci dannosi e in molti casi indesiderati
alle persone isolate e chiamando questo cure mediche. Tuttavia, la vera
e propria cura della salute mentale è possibile quando vengono compiuti
sforzi e forniti fondi sufficienti.
domenica 10 aprile 2016
Intervista a Radio Blackout
Intervista fatta dal Collettivo Artaud su Radio Blackout su che cosa
è cambiato ad un anno dalla chiusura degli OPG:
http://radioblackout.org/2016/04/bello-come-una-prigione-che-brucia-il-podcast-del-4-aprile/
è cambiato ad un anno dalla chiusura degli OPG:
http://radioblackout.org/2016/04/bello-come-una-prigione-che-brucia-il-podcast-del-4-aprile/
mercoledì 6 aprile 2016
Venerdì 8 Aprile - Mantova e Piacenza
Operatori Sociali Mantova vi invita al terzo incontro del ciclo
"Nessun* è normale. Rassegna per e sull'antipsichiatria"
VENERDI' 8 APRILE - 0RE 18.30
Marary Saina - Malati di Spirito
Visione della malattia mentale e percorsi terapeutici nel Sud Ovest del Madagascar.
Associazione di Volontariato Masala presenta il progetto di cooperazione internazionale Rano Sitrana - Acqua di Vita realizzato nell'anno 2015 in Madagascar.
da segnalare, inoltre:
INCONTRO CON IL TELEFONO VIOLA DI PIACENZA
ore 18:30 presentazione
ore 20: apericena benefit
a seguire PROTESTANGO- monologhi rappati da Buenos Aires
PELLICCERIA OCCUPATA - vico di Pellicceria 1
TELEFONO VIOLA -Piacenza www.telefonoviolapiacenza.blogspot.it
www.telefonoviola.org
"Nessun* è normale. Rassegna per e sull'antipsichiatria"
VENERDI' 8 APRILE - 0RE 18.30
Marary Saina - Malati di Spirito
Visione della malattia mentale e percorsi terapeutici nel Sud Ovest del Madagascar.
Associazione di Volontariato Masala presenta il progetto di cooperazione internazionale Rano Sitrana - Acqua di Vita realizzato nell'anno 2015 in Madagascar.
Il progetto svolto in partenariato con L'ECAR
Freres de la trasfiguration de Jesus di Toliara in Madagascar è stato
reso possibile grazie al finanziamento dell'8xmille della Chiesa
Valdese.Tale iniziativa ha visto l'Associazione Masala
impegnata nel sostegno del Foyer de l'Amitié di Toliara (Madagascar)
centro per la riabilitazione ed il reinserimento di persone con problemi
di salute mentale. Presso tale centro
sono state svolte attività di formazione a favore del personale e dei
famigliari dei malati, è stato realizzato un pozzo per
l'approvvigionamento idrico e sono state sostenute le cure dei pazienti.
L'associazione Masala ha realizzato attraverso i suoi
volontari una ricerca antropologica in loco per indagare la visione
della malattia mentale e le forme di terapia che vengono messe in campo
nel Sud del Madagascar.
Tale ricerca vuole essere uno spunto, un'apertura verso la comprensione di un mondo che trascende il pensiero razionale occidentale e che ci può aiutare ad aprire un dialogo con coloro che entrano nella nostra società, portatori di altre culture, che non sia appiattimento ad un integrazione unilaterale.
Tale ricerca vuole essere uno spunto, un'apertura verso la comprensione di un mondo che trascende il pensiero razionale occidentale e che ci può aiutare ad aprire un dialogo con coloro che entrano nella nostra società, portatori di altre culture, che non sia appiattimento ad un integrazione unilaterale.
A SEGUIRE APERICENA
PRESSO SPAZIO SOCIALE LA BOJE
STRADA CHIESANUOVA 10
MANTOVA da segnalare, inoltre:
INCONTRO CON IL TELEFONO VIOLA DI PIACENZA
ore 18:30 presentazione
ore 20: apericena benefit
a seguire PROTESTANGO- monologhi rappati da Buenos Aires
PELLICCERIA OCCUPATA - vico di Pellicceria 1
TELEFONO VIOLA -Piacenza www.telefonoviolapiacenza.blogspot.it
www.telefonoviola.org
sabato 2 aprile 2016
Giovedì 7 APRILE - XM24, Bologna
Spazio Pubblico Xm24
via Fioravanti 24
Bolognina (BO)
Ore 19,30
CENA BENEFIT per il Telefono Viola
Ore 20:30
INCONTRO PUBBLICO –
“SUPERAMENTO DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO”
Situazione attuale e prospettive future.
Tra immagini e realtà. Tra limiti,contraddizioni e criticità
– Proposte pratiche per liberarsi realmente da strutture e logiche
manicomiali
– Il Caso della R.E.M.S.
“CASA DEGLI SVIZZERI” di Bologna
a seguire DIBATTITO APERTO
TelefoniViola mailing list
TelefoniViola@autistici.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/telefoniviola
via Fioravanti 24
Bolognina (BO)
Ore 19,30
CENA BENEFIT per il Telefono Viola
Ore 20:30
INCONTRO PUBBLICO –
“SUPERAMENTO DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO”
Situazione attuale e prospettive future.
Tra immagini e realtà. Tra limiti,contraddizioni e criticità
– Proposte pratiche per liberarsi realmente da strutture e logiche
manicomiali
– Il Caso della R.E.M.S.
“CASA DEGLI SVIZZERI” di Bologna
a seguire DIBATTITO APERTO
ANCORA MANICOMI
Posted on 7 marzo 2016
R.E.M.S (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza)
in via Terracini 31 – BOLOGNA
Nel 2011 la degradante situazione che vivevano gli internati dei sei ospedali psichiatrici giudiziari(O.P.G),è fuoriuscita da quelle mortificanti strutture “terapeutiche”,rompendo quell’agghiacciante silenzio imposto da gran parte della psichiatria e della magistratura,complice una società”civile” per lo più indifferente e ancora pronta a legittimare le innumerevoli atrocità che tuttora compie professionalmente la pseudo-scienza psichiatrica all’interno dei propri servizi manicomiali gestiti autonomamente dai D.S.M (dipartimenti di salute mentale)o da compiacenti cooperative sociali(tra cui comunità,reparti ospedalieri,centri diurni e ambulatoriali).
L’impatto mediatico ottenuto dalle riprese effettuate all’interno dei vari O.P.G ha certamente favorito l’approvazione della legge 81, la quale sancisce in data 31.3.2015 la chiusura dei sei manicomi giudiziari(cinque tuttora funzionanti) e obbliga ogni Regione a predisporre sul proprio territorio nuove strutture,le R.E.M.S(residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza).
Ma fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale”, i giudici sulla base dell’”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all’interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva”, ovverosia un internamento nelle R.E.M.S o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali.
Sostituire la targa esterna del manicomio(vedi“ex”-O.P.G di Castiglione delle Stiviere ora R.E.M.S), rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l’uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l’”ergoterapia” ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi con le “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo),sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,con i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari(oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti),sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quo.
Cambiare tutto per non cambiare nulla…
Anche a Bologna AUSL,magistratura di sorveglianza e compiacenti giornalisti,hanno il coraggio e l’arroganza di presentare il neo-manicomio di via Terracini come un luogo nel quale si concretizza un reale percorso di “superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”.
Le testimonianze e le regole imposte dai vari responsabili/carcerieri, presentano una situazione ben distinta dall’immagine che in questi mesi si è forzatamente costruita. Purtroppo per loro ci sono persone che non si sottomettono a questo stato di cose e denunciano l’esistenza di regole di natura esclusivamente carceraria e manicomiale.
Le visite dei parenti possono essere effettuate solo una ogni due settimane(mentre nell’O.P.G di Reggio Emilia sono concesse sei visite ogni mese),ogni internato può ricevere ed effettuare solo una telefonata alla settimana e solo a numeri autorizzati dai responsabili i quali non sono certamente propensi a richiedere,al magistrato di sorveglianza,“permessi di uscita”dal neo-manicomio(all’O.P.G di Castiglione delle Stiviere si concedono “permessi di uscita” con più frequenza e per più ore o giorni).
Altro che superamento degli O.P.G…
Altro che reinserimento sociale…
In tale struttura l’approccio degli operatori non valorizza le diversità ma le patologizza secondo i loro ristretti parametri di giudizio. La loro misera e “indiscutibile” Normalità. L’autorità di chi si autoproclama “terapeuta”.
Le logiche manicomiali,in grado di creare stigma e isolamento dal mondo esterno sono ben radicate in questa struttura a loro dire“di cura e custodia”.Ma sappiamo bene che tutti i castelli di sabbia,presto o tardi crollano inesorabilmente.
Impediamo che i tentacoli asfissianti della psichiatria continuino ad allargarsi in ogni dove, violentando la sfera spirituale, umana, sociale, del disagio, della sofferenza, del proprio essere… della vita.
I Telefoni Viola con le realtà con cui collaborano, continueranno a porre impegno nel rendere sempre più agibili i percorsi di chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa psichiatrica. Continueremo sempre con maggior tenacia ad offrire un concreto sostegno umano,medico e legale a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell’individuo.
Telefono Viola di Piacenza,Reggio Emilia e Bergamo
Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
Collettivo antipsichiatrico Camap – Brescia
Per contatti a Bologna: lab57@indivia.net
in via Terracini 31 – BOLOGNA
Nel 2011 la degradante situazione che vivevano gli internati dei sei ospedali psichiatrici giudiziari(O.P.G),è fuoriuscita da quelle mortificanti strutture “terapeutiche”,rompendo quell’agghiacciante silenzio imposto da gran parte della psichiatria e della magistratura,complice una società”civile” per lo più indifferente e ancora pronta a legittimare le innumerevoli atrocità che tuttora compie professionalmente la pseudo-scienza psichiatrica all’interno dei propri servizi manicomiali gestiti autonomamente dai D.S.M (dipartimenti di salute mentale)o da compiacenti cooperative sociali(tra cui comunità,reparti ospedalieri,centri diurni e ambulatoriali).
L’impatto mediatico ottenuto dalle riprese effettuate all’interno dei vari O.P.G ha certamente favorito l’approvazione della legge 81, la quale sancisce in data 31.3.2015 la chiusura dei sei manicomi giudiziari(cinque tuttora funzionanti) e obbliga ogni Regione a predisporre sul proprio territorio nuove strutture,le R.E.M.S(residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza).
Ma fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale”, i giudici sulla base dell’”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all’interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva”, ovverosia un internamento nelle R.E.M.S o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali.
Sostituire la targa esterna del manicomio(vedi“ex”-O.P.G di Castiglione delle Stiviere ora R.E.M.S), rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l’uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l’”ergoterapia” ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi con le “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo),sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,con i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari(oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti),sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quo.
Cambiare tutto per non cambiare nulla…
Anche a Bologna AUSL,magistratura di sorveglianza e compiacenti giornalisti,hanno il coraggio e l’arroganza di presentare il neo-manicomio di via Terracini come un luogo nel quale si concretizza un reale percorso di “superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”.
Le testimonianze e le regole imposte dai vari responsabili/carcerieri, presentano una situazione ben distinta dall’immagine che in questi mesi si è forzatamente costruita. Purtroppo per loro ci sono persone che non si sottomettono a questo stato di cose e denunciano l’esistenza di regole di natura esclusivamente carceraria e manicomiale.
Le visite dei parenti possono essere effettuate solo una ogni due settimane(mentre nell’O.P.G di Reggio Emilia sono concesse sei visite ogni mese),ogni internato può ricevere ed effettuare solo una telefonata alla settimana e solo a numeri autorizzati dai responsabili i quali non sono certamente propensi a richiedere,al magistrato di sorveglianza,“permessi di uscita”dal neo-manicomio(all’O.P.G di Castiglione delle Stiviere si concedono “permessi di uscita” con più frequenza e per più ore o giorni).
Altro che superamento degli O.P.G…
Altro che reinserimento sociale…
In tale struttura l’approccio degli operatori non valorizza le diversità ma le patologizza secondo i loro ristretti parametri di giudizio. La loro misera e “indiscutibile” Normalità. L’autorità di chi si autoproclama “terapeuta”.
Le logiche manicomiali,in grado di creare stigma e isolamento dal mondo esterno sono ben radicate in questa struttura a loro dire“di cura e custodia”.Ma sappiamo bene che tutti i castelli di sabbia,presto o tardi crollano inesorabilmente.
Impediamo che i tentacoli asfissianti della psichiatria continuino ad allargarsi in ogni dove, violentando la sfera spirituale, umana, sociale, del disagio, della sofferenza, del proprio essere… della vita.
I Telefoni Viola con le realtà con cui collaborano, continueranno a porre impegno nel rendere sempre più agibili i percorsi di chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa psichiatrica. Continueremo sempre con maggior tenacia ad offrire un concreto sostegno umano,medico e legale a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell’individuo.
Telefono Viola di Piacenza,Reggio Emilia e Bergamo
Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
Collettivo antipsichiatrico Camap – Brescia
Per contatti a Bologna: lab57@indivia.net
Per contatti nazionali: antipsichiatriapc@autistici.org www.telefonoviola.org
Per leggere le nostre PROPOSTE PRATICHE per un REALE superamento dell’O.P.G leggi il comunicato:
“SIAMO TUTTI SOCIALMENTE PERICOLOSI”
_______________________________________________“SIAMO TUTTI SOCIALMENTE PERICOLOSI”
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