Riportiamo l'articolo scritto per l'associazione "La Gazza", inerente la serata tenuta il 4 gennaio a Borno.
Veronika
Articolo per “La Gazza”
Parlare di un tema complicato come la critica
psichiatrica non è sicuramente un compito facile, tanto più in un incontro
pubblico dove inevitabilmente ci si deve esporre alla mercé di critiche più o
meno fondate. In secondo luogo, l’argomento potrebbe sembrare quantomeno
complicato, per addetti ai lavori e in buona sostanza noioso per la maggior
parte delle persone.
In realtà ciò che accade nell’ambito della
psichiatria prima o poi riguarda tutti noi, direttamente o indirettamente. Non
tutti ovviamente necessitano di tali dispositivi medici, ma a volte capita di
dover interagire col mondo dell’assistenza sociale per i più svariati motivi.
Qualcuno lo sceglie come lavoro, qualcun altro si trova di fronte al disagio di
un parente o un amico a cui non sa dare risposta, altri hanno avuto una vita
talmente travagliata da non trovare più il famoso bandolo della matassa per
poter ritornare ad avere una vita serena. Prima o poi, volenti o nolenti, ci
troviamo a fare i conti con un mondo fatto di diagnosi, visite mediche,
colloqui e psicofarmaci.
Per tale motivo parlare di psichiatria significa
soprattutto parlare di sofferenza e disagio, un ulteriore motivo che può
allontanare il grande pubblico da certe tematiche.
Eppure Borno è stata una vera sorpresa. L’incontro
di presentazione tenuto il 4 gennaio non lasciava assolutamente presagire una
tale affluenza, soprattutto di persone non addette ai lavori, ma semplici
curiosi desiderosi di approfondire certe tematiche scottanti. Durante l’incontro
infatti abbiamo discusso soprattutto della libertà di cura e
sull’impossibilità, in determinate situazioni, di poter rinunciare al libero
arbitrio. In particolare mi riferisco al T.S.O. e alle nefaste conseguenze in
cui in alcuni casi ha condotto delle persone non verso la soluzione dei loro
problemi, ma verso la morte. A chi non era presente posso assicurare che il
clima era rovente, soprattutto per le critiche poste da una parte dell’audience
poco incline ad ascoltare punti di vista diversi e maggiormente orientata a
disturbare la presentazione. Ovviamente tale interferenza non ha fermato il
confronto, ma in alcuni momenti ha reso più interessante il dibattito. L’unico
rammarico va a chi, con poca educazione e sensibilità, ha definito le morti per
T.S.O. degli effetti collaterali. “Può capitare”. Purtroppo però accettare che
alcune morti facciano parte del gioco e che siano inevitabili significa
prendersi sulle spalle la responsabilità di quei decessi.
Il libro presentato nella serata organizzata
dall’Associazione “La Gazza” può essere visto come il punto di partenza per un
nuovo approccio alla psichiatria. Partendo da una ricostruzione storica sulla
nascita e sull’evoluzione della Scienza Psichiatrica da pura forza repressiva a
facoltà medica riconosciuta, il testo pone dubbi e apre nuove prospettive sulla
possibile evoluzione di tale disciplina. Tutti i riferimenti citati durante la
serata e presenti nel testo sono rintracciabili e fanno parte di scritti già da
tempo conosciuti. Mi riferisco in particolare alle opere di Thomas Szasz e
Michel Foucault, autori fondamentali e spesso dimenticati dalla maggioranza
degli addetti ai lavori. Questo perché controcorrente e a dir poco scomodi.
L’intenzione non è assolutamente quella di far
cambiare idea alle persone, ma di porle di fronte a delle domande a cui la
scienza ufficiale non ha ancora saputo dare risposta e soprattutto a delle
pratiche coercitive che non hanno alcun senso.
Fortunatamente la maggior parte degli intervenuti ha
compreso questo punto di vista e ha trovato la serata molto interessante,
grazie anche alla testimonianza di Angelo: un ragazzo che purtroppo ha subito
vari soprusi negli ospedali e che ha raccontato la sua toccante esperienza.
Tutto questo ci pone di fronte alla necessità di aumentare gli incontri con la
popolazione, di organizzare serate di confronto e di aprire il dibattito su più
fronti. Non crediamo infatti che tutti la debbano pensare come noi, ma
confrontarsi in modo civile su temi riguardanti la sofferenza delle persone può
portare solo benefici. Lo scambio di idee porta solo vantaggi, mentre la
chiusura a qualsiasi tipo di interazione o critica non porta alla crescita di
nessuno.
Infine vorrei ringraziare “La Gazza” per
l’opportunità e per il coraggio nell’organizzare una serata così particolare a
Borno, primo comune della Valcamonica ad ospitare la presentazione del libro
“La critica psichiatrica”. Dopo aver girato in lungo e in largo la Lombardia, è
stato bello poter incontrare anche la gente della Valle e spero che in futuro
l’iniziativa possa essere riproposta.
Gabriele
Crimella
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