https://www.ondarossa.info/newsredazione/2021/02/antipsichiatria-ancora-sulla-vicenda
Con un compagno del collettivo Artaud di Pisa, torniamo sulla vicenda di
 Alice, una giovane donna internata in strutture private con una storia 
di abusi che va avanti da tanto/troppo tempo e che purtroppo è una delle
 tante storie di abusi psichiatrici.
Da qui si allarga lo sguardo alle strutture psichiatriche e allo stato di applicazione della così detta legge Basaglia...
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sabato 13 febbraio 2021
Ancora sulla vicenda di Alice
LETTERA con gli ULTIMI AGGIORNAMENTI sulla SITUAZIONE di ALICE DI VITA
Sotto trovate una nuova lettera di Antonio Di Vita con gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda di Alice. Antonio da tempo lotta per la libertà di scelta terapeutica, contro l’obbligo di cura e per il rispetto delle volontà di sua figlia Alice. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e Alice sui vostri canali e siti, nella speranza che altri si uniscano alla sua battaglia per la liberazione di Alice.
Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
artaudpisa.noblogs.org 335 7002669
via San Lorenzo 38 Pisa
Alice da tempo esprime la volontà di venire a vivere da me e di essere curata presso strutture specializzate per ciò che concerne il problema della tracheostomia. Questa volontà è stata negata più volte dal giudice tutelare. Le istanze della mia avvocatessa dott.ssa Malune non sono mai state prese in considerazione.
In seguito ad un’istanza presentata dal corrente Amministratore Di Sostegno (ADS), la giudice tutelare dott.ssa Colombo ha disposto che Alice sia collocata in una struttura lontana da me, l’Istituto La Consolata di Bibbiena (AR) e che io non possa avvicinarmi a tale struttura. Cosa molto ingiusta, senza ragionevoli motivazioni e senza mai essersi presa la briga di ascoltarmi, come da mio diritto. Perché??? Mi domando se questo modo di operare dell’autorità giudiziaria rispetti i principi della nostra Costituzione.
Alice si è molto preoccupata dal fatto che io non andassi più a trovarla, quando prima ci andavo tutti i giorni per almeno otto ore. Alice, con la quale ho un contatto telefonico quotidiano, per qualche tempo non ha creduto alle mie spiegazioni, non capacitandosi delle motivazioni della giudice che mi tengono lontano da lei.
Il 14 luglio 2020 Alice è stata ricoverata di urgenza al Pronto Soccorso di Arezzo per seri problemi respiratori dovuti ad un cercine creatosi a causa dell’infiammazione generata dalla permanenza prolungata della cannula tracheostomica. È stato in seguito deciso di procedere con un intervento chirurgico, che però – nonostante l’urgenza – ad oggi non è stato ancora eseguito ed i problemi, ovviamente, si sono aggravati. Considerate che la cannula poteva e doveva essere rimossa già tre anni e mezzo fa.
Mi chiedo perché, nonostante io abbia informato gli organi istituzionali preposti al riguardo (Difensore Civico ed il Garante dei Detenuti e delle persone private della libertà) questo intervento non sia stato ancora eseguito. È necessario ricordare che loro stessi avevano contattato il primario otorino dell’ospedale di Arezzo, dott. Ciabatti, il quale aveva dato piena disponibilità per l’intervento ad agosto 2020. La disponibilità da parte del dott. Ciabatti era stata già confermata e l’operazione poteva essere fatta a breve termine quando il rischio covid-19 era molto inferiore che nei mesi di fine settembre – ottobre 2020.
A mia figlia vengono tuttora somministrati pesanti psicofarmaci: sta nuovamente perdendo la memoria recente e ha difficoltà a esprimersi. I suoi denti si sono affossati all’interno delle gengive e sono diventati neri, probabilmente proprio a causa dei farmaci. A oggi nulla è ancora stato fatto Non è stato fatto per risolvere questi problemi.
Essendoci stati casi di covid-19 nell’Istituto La Consolata (che è anche una Residenza Sanitaria Assistita), ho presentato subito un’istanza per riportare a casa mia figlia e farla curare, a mie spese, dai migliori specialisti.
La giudice tutelare ha negato la
 mia richiesta, non tenendo conto della Convenzione ONU sui diritti 
delle persone con disabilità, fatta a New York il 13/12/2006, ratificata
 dall’Italia con legge n. 18 del 03 marzo 2009 (pubblicata nella 
Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009) e nello specifico:
Art. 12: “..…… Tutte le persone con
 disabilità, indipendentemente dal tipo e grado di disabilità, hanno il 
diritto inalienabile di godere della capacità legale su base di 
eguaglianza con gli altri. – Il diritto degli adulti di esercitare 
pienamente la capacità giuridica in ogni area della vita.”
Art. 19: …”riconoscono il diritto 
di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa
 libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed 
adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone
 con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e 
partecipazione nella società, assicurando che: le persone con disabilità
 abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli 
altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano
 obbligate a vivere iin una particolare sistemazione”.
Al contrario, sia la giudice che
 il Consulente Tecnico di Ufficio (CTU) sembrano aver tenuto in alta 
considerazione, ed in pratica assecondato, quanto indicato dal direttore
 dell’istituto Agazzi, dott. Lapini, che precedentemente aveva in carico
 Alice. Il CTU ha infatti riportato le seguenti indicazioni nella 
relazione “il dott. Lapini ribadisce la necessità e la volontà di non 
rompere con il padre, ma di inviargli un messaggio chiaro, di maggior 
rispetto delle regole”. Su questo bisognerebbe che ci chiedessimo “quali
 regole?”. Infatti, io vorrei sapere il reale motivo per il quale il 
giudice ha preso il provvedimento di divieto nei miei confronti di 
avvicinarmi alla struttura dove Alice è ricoverata, senza avermi mai 
convocato per sentire la mia versione dei fatti e le mie ragioni 
riguardo alle così dette “regole” del dott. Lapini, delle quali  ho 
appreso l’esistenza solo leggendo tale relazione.
chi è che dovrebbe decidere? Il direttore di un istituto privato o la giudice tutelare?
A fronte di altri casi di covid-19 verificatesi nell’Istituto La Consolata di Bibbiena, il giorno 11 gennaio 2021, ho appreso con mio stupore che Alice era stata affidata a sua madre, sig.ra Rossella Bonistalli, la quale aveva fatto anche lei un’istanza per richiedere il temporaneo affidamento di Alice e nel frattempo aveva già affittato una casa a Montevarchi e aveva preso aspettativa.
Perché ancora una volta è stata ignorata la volontà di Alice di tornare a vivere a casa mia, dove aveva vissuto e ha la residenza? A detta della direzione dell’Istituto La Consolata, Alice era risultata negativa al Covid-19 dopo aver fatto due tamponi. Purtroppo però, Alice si è sentita male dopo soli due giorni trascorsi con la madre a Montevarchi, ed è risultata positiva al covid-19. Per fortuna le sue condizioni di salute sono migliorate e attualmente è casa della madre.
Avendovi detto tutto questo e 
avendo constatato che attraverso le vie legali non sono riuscito ad 
ottenere giustizia, ma solo la consapevolezza di un muro di gomma 
costruito ad arte e con lo scopo di perseguire interessi privati a spese
 dei contribuenti. Vi chiedo di aiutarmi a far si che la volontà di mia 
figlia sia rispettata che non venga più rinchiusa in strutture private 
convenzionate e che le vengono tolti gli psicofarmaci che la stanno 
danneggiando. Sono disposto a fornirvi tutte le documentazioni, 
chiarimenti e dettagli che riterrete necessari. Devotamente 
riconoscente, e ringraziandovi per il Vostro aiuto,
cordiali saluti
Antonio Di Vita, Montevarchi, 05/02/2021 Tel. 3397547345 – 339 345 2642
