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lunedì 28 agosto 2023
mercoledì 23 agosto 2023
Simone Di Gregorio ucciso dal taser
Gira nudo per strada, colpito da taser muore durante trasporto in ospedale. Aperta un’indagine
di Redazione Cronache (corriere.it)L’episodio è avvenuto domenica pomeriggio a a San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti. Il 35enne, in stato di alterazione psichica, era seguito da una struttura sanitaria
Simone Di Gregorio, 35 anni, è morto domenica pomeriggio in circostanze ancora da chiarire a San Giovanni Teatino (Chieti). L’uomo, con problemi psichici e in evidente stato di agitazione, correva nudo nei pressi della ferrovia. Non è chiaro se Di Gregorio volesse compiere un gesto estremo. Sono intervenuti i carabinieri che, per fermarlo, hanno utilizzato il taser, la pistola a impulsi elettrici. Il tentativo non ha inizialmente sortito effetto, tanto che l’uomo è stato visto colpire a testate un’auto parcheggiata nei pressi della stazione. Successivamente è stato immobilizzato e caricato su un’ambulanza e i sanitari gli hanno somministrato un farmaco calmante.
A quanto si apprende il 35enne, che era seguito da una struttura sanitaria, è giunto senza vita all’ospedale di Chieti. Sul fatto indaga il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti, Marika Ponziani. L’autopsia dovrà accertare le cause del decesso e se Di Gregorio avesse assunto sostanze o farmaci e soprattutto se il decesso è stato provocato dalla pistola a impulsi elettrici usata per immobilizzare la vittima. Il sindaco del paese abruzzese, Giorgio Di Clemente, ha dichiarato di non avere informazioni sufficienti al riguardo.
sabato 5 agosto 2023
MOUSTAFÀ FANNANE: ENNESIMA VITTIMA DEL SISTEMA CPR
Riceviamo e pubblichiamo da Artaud:
...ovvero una morte sospetta per abuso di psicofarmaci dopo la detenzione in un Centro Per il Rimpatrio
Il 19 Dicembre 2022 a Roma è venuto a mancare Moustafà Fannane, classe 
84, originario della città marocchina di Fqih Ben Salah. Ennesima morte 
sospetta per abuso di psicofarmaci.
Moustafà era giunto in Italia nel 2007, come molti suoi conterranei alla
 ricerca di un futuro migliore, e per un periodo di tempo aveva svolto 
una vita regolare fatta di lavoro al fine di aiutare la famiglia in 
Marocco in grave difficoltà economica. Descritto dai suoi conoscenti 
come persona gentile e educata, nel 2014 comincia ad avere delle 
difficoltà, perde il lavoro e l’alloggio. Come se non bastasse in questa
 situazione drammatica e precaria nel 2015 viene raggiunto da un decreto
 di espulsione, circostanza che non sarebbe mai stato in grado di 
affrontare dal punto di vista legale viste le condizioni in cui versava.
Nel 2019 viene trattenuto per sei mesi presso i Centri di Permanenza per
 il Rimpatrio (CPR) di Roma e Torino. Nell'estate 2020 nonostante la sua
 condizione di disagio psicologico e socio-economico verrà nuovamente 
condotto nel CPR. Molti residenti, nel quartiere Torpignattara a Roma 
dove viveva, hanno giudicato tale misura del tutto ingiusta e 
inappropriata nei confronti di una persona che aveva bisogno di cure e 
sostegno. Nell'agosto 2022 viene nuovamente arrestato e condotto 
nuovamente nel CPR. Verrà ritenuto idoneo a rimanere recluso. Durante 
questo ultimo trattenimento, in contatto con una sua conoscenza 
lamenterà di essere affetto da un gonfiore a carico del volto di cui non
 sa spiegare il motivo, circostanza notata poi da molte altre persone 
una volta uscito le quali sono rimaste molto sorprese dalle sue 
condizioni definite come qualcosa di simile a un abuso di psicofarmaci, 
apatia, pallore. Nella documentazione rilasciata dal centro ai legali 
dei familiari non risultano fogli di dimissioni, pertanto dopo 3 mesi di
 terapia basata sulle 25 - 50 gocce giornaliere di Diazepam, Moustafà 
viene rilasciato senza nessuna indicazione terapeutica o prescrizione di
 visita specialistica. Verrà rinvenuto in strada privo di sensi e 
troverà la morte nell'ospedale Vannini a sole tre settimane dal rilascio
 dal CPR.
Sappiamo bene che sono gli psicofarmaci lo strumento principale di 
gestione delle persone recluse nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio
 dei migranti. Antiepilettici, antipsicotici, antidepressivi e metadone:
 “servono per stordire donne e uomini in modo che mangino di meno, 
restino più tranquilli e resistano di più al sovraffollamento, nelle 
gabbie in cui vengono stipati. All’ente gestore gli psicofarmaci costano
 meno del cibo e permettono di riempire maggiormente i CPR e allungare 
il tempo di permanenza di ciascun migrante nella struttura, in modo da 
aumentare i guadagni”.
Presso i CPR “non sono previste attività, le giornate sono tutte uguali;
 un operatore ci ha raccontato che gli psicofarmaci sono usati per 
stordire le persone così “mangiano di meno, fanno meno casino, 
rivendicano di meno i loro diritti”. La spesa per gli psicofarmaci è 
altissima mentre la tutela della salute all’interno dei CPR non è 
affidata a figure specialistiche che lavorano per il Ssn bensì da 
assunti da enti gestori che mirano a risparmiare”. Sui numeri: rispetto 
all’esterno, su una popolazione di riferimento simile, la spesa in 
antidepressivi, antipsicotici e antiepilettici nella struttura di via 
Corelli a Milano è di 160 volte più alta, al CPR di via Brunelleschi a 
Torino 110, a Roma 127,5, a Caltanissetta 30 e a Macomer 25.
Addirittura a Roma, in cinque anni, sono state acquistate 154.500 
compresse di Buscopan su un totale di 4.200 persone transitate. In 
media, 36 pastiglie a testa quando un ciclo ‘normale’ ne prevede al 
massimo 15. A Torino la spesa in Clonazepam (Rivotril) dal 2017 al 2019 è
 di 3.348 euro, quasi il 15% del totale (22.128 euro) mentre a 
Caltanissetta tra il 2021 e il 2022 sappiamo che sono state acquistate 
57.040 compresse: 21.300 solo nel 2021, a fronte di 574 persone 
trattenute. Significa mediamente 37 a testa. Anche a Milano il Rivotril 
rappresenta la metà del totale della spesa in psicofarmaci con 196 
scatole acquistate in soli cinque mesi. (https://altreconomia.it/rinchiusi-e-sedati-labuso-quotidiano-di-psicofarmaci-nei-cpr-italiani/)
Questa triste vicenda dai molti punti ancora oscuri ci invita a 
interrogarci come sia stato possibile che una persona in difficoltà come
 Moustafà sia potuto essere stato soggetto a numerosi arresti e 
trattenimenti presso dei CPR; se le Istituzioni abbiano mai realmente 
provato a fare qualcosa per questa persona. Ci domandiamo anche se il 
rispetto e la tutela della salute dei reclusi dentro i CPR siano 
garantiti a partire dalle visite mediche.
Per il momento per la morte di Moustafà è stato aperto un procedimento 
presso la Procura di Roma.  Ci auguriamo che venga fatta chiarezza sulle
 reali cause del decesso di Moustafà che cercava solo una vita migliore.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

