Le odiate sirene rompono il silenzio
Mentre sbuffo  
Guardo in stazione passivo/statico i freddi schermi.
Molto spesso difficile trovare un senso
Per i deboli arduo sedare il tormento
Fumare compulsivo
Posacenere colmi
Assenso?
Vorrei annegare i timori nel assenzio 
Odore di dimesso
Afflitto/in guerra depresso.
Padre,figlio e cronaca nera
Abusi su minori
Sempre in testa la chiesa
Sbarre invisibili
L' inferno in alcune famiglie la sera...
Chi muore?
Forse tua madre? 
Forse un signore? 
Forse per spaccio? 
Forse per malattia mentale? 
Forse perché criminale?
Forse perché troppo normale?
Forse perché schiavo a lavorare?
Forse perché costretto a scappare e migrare?...
Chi muore?
Tutti i minuti/tutte le ore
Il panico si illumina
Ogni mattina alle prime ore...
Chi muore?
Quali deboli?
Siete voi...
Governi, leggi, repressioni, farmaci...
Per imbrogliare la vostra paura,
Non ammettete di odiarvi,
Invidiosi e incapaci
Di essere felici
Cali di Serotonina
Alcol di pregio e Cocaina.
Tristi
Potenti
Benpensanti...
Assilati dai fantasmi, 
Dilaniati dalle colpe, 
Umiliati dai vostri orgasmi, 
Divorati dai vermi
Sbranati dai matti. 
Sulle vittime piangono
Le suore...
La nostra Lotta
Contro tutto
Il nostro amore...
Insiste
Solidale
Continua
Non muore. 
Credo che essere buoni 
Non sia un limite... 
Tremare non è essere fragili... 
La vita non è attendere 
Come in posta il crepare. 
Ho la piena certezza 
Che il sincero ardore
E la passione più trasparente 
Sono quello che conta
Le ferite parlano
I ricordi sbiadiscono
Gli anni si buttano
Le mani diventano acqua
Un abbraccio corretto col sudore, 
L' Essere umano 
Un capolavoro di sensi
Un romanzo d' orrore. 
Ang. 27/10/21
mercoledì 27 ottobre 2021
Poesia 27/10/21
venerdì 22 ottobre 2021
venerdì 15 ottobre 2021
BASTA MORIRE DI CONTENZIONE!! ABOLIAMO LA CONTENZIONE!!
 BASTA MORIRE DI CONTENZIONE!! ABOLIAMO LA CONTENZIONE!!
Sono ancora scarse le informazioni riguardanti la morte della persona, 
originaria della Val di Cornia, ricoverata nel reparto di psichiatria 
dell’ospedale di Livorno deceduta a inizio aprile di quest’anno dopo 
essere stato legata al letto per oltre una settimana. Le generalità non 
sono ancora state rese pubbliche. Non sappiamo se è stata fatta 
un’autopsia e se c’è un indagine della magistratura in corso. Non 
sappiamo quante contenzioni vengono fatte nel reparto di Livorno.
Di sicuro nei reparti psichiatrici italiani si continua a morire di 
contenzione meccanica, sia in regime di degenza che durante le procedure
 di TSO.
Il 13 agosto del 2019, nel reparto psichiatrico dell'ospedale Papa 
Giovanni XXIII di Bergamo è  morta durante un incendio Elena Casetto, 19
 anni, bruciata viva nel letto al quale era legata: la contenzione non 
le ha permesso di fuggire. A oggi per quel terribile evento sono 
indagati solo i due addetti della ditta che aveva in appalto il servizio
 antincendio dell’ospedale.
Un episodio simile era accaduto nel Manicomio Giudiziario di Pozzuoli 
nel 1974, quando Antonia Bernardini morì per le ustioni riportate dopo 
l'incendio che l'aveva avvolta nel letto di contenzione al quale era 
stata legata ininterrottamente per 43 giorni.
Il 4 agosto del 2009 Francesco Mastrogiovanni è morto per edema 
polmonare dopo 87 ore consecutive di contenzione nel reparto di 
psichiatria dell’Ospedale di Vallo della Lucania, provincia di Salerno. 
Era stato ricoverato in TSO, trattamento sanitario obbligatorio, senza 
rispettare le procedure previste dalla legge; sedato e legato con 
fascette ai polsi e alle caviglie, è rimasto senza mangiare, senza bere e
 senza nessuno che si preoccupasse di lui fino alla morte.
Nel caso Mastrogiovanni la Corte di Cassazione ha definito l’uso della 
contenzione meccanica un presidio restrittivo della libertà personale 
che non ha né una finalità curativa né produce l’effetto di migliorare 
le condizioni di salute del paziente. La contenzione non è un atto 
medico e non ha alcuna valenza terapeutica: è un evento violento e 
dannoso per la salute mentale e fisica di chi la subisce; offende la 
dignità delle persone e compromette gravemente la relazione terapeutica.
Purtroppo contenzione meccanica e farmacologica sono praticate 
diffusamente anche nelle strutture che ospitano persone anziane e/o non 
autosufficienti. In nessun caso la carenza di personale e di strutture 
può giustificare il ricorso a pratiche coercitive. Anche la logica dei 
“motivi di sicurezza”, dello “stato di necessità” o delle “persone 
aggressive” a cui sovente si fa appello nei reparti, deve essere 
respinta poiché fondata sul pregiudizio ancora diffuso della potenziale 
pericolosità della “pazzia”. Molti ritengono, per atteggiamento 
culturale o per formazione, che sia giustificabile sottoporre persone 
diagnosticate come “malate mentali” a mezzi coercitivi, che sia 
nell’ordine delle cose e corrisponda al loro stesso interesse. Chi 
condivide questa opinione non considera adeguatamente, sia in termini 
esistenziali che giuridici, il valore imprescindibile della libertà 
della persona, tanto più rilevante quanto più attinente a libertà 
minime, elementari e naturali, come la libertà di movimento.
Oltre al ricorso alla contenzione meccanica e farmacologica, continua 
ancora oggi a prevalere nei servizi psichiatrici un atteggiamento 
custodialistico e l’impiego sistematico di pratiche e dispositivi 
manicomiali: obbligo di cura, porte chiuse, grate alle finestre, 
sequestro dei beni personali, limitazione e controllo delle telefonate e
 di altre relazioni e abitudini.
Sappiamo inoltre, di numerose esperienze in Italia e all’estero dove 
viene evitata la contenzione. In solo 15 reparti italiani su 320 viene 
praticata la terapia no restraint, la contenzione è stata abolita e le 
porte sono aperte.
Sappiamo che questi dispositivi sono strutturali ai luoghi di reclusione
 e abbandono, ma ribadiamo la necessità di proibire, senza alcuna 
eccezione, la contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, 
assistenziali, penitenziarie italiane e in tutti i luoghi di reclusione.
Continueremo a lottare con forza contro ogni dispositivo manicomiale e 
coercitivo (obbligo di cura, trattamento sanitario obbligatorio, uso 
dell’elettroshock, contenzione meccanica, farmacologica e ambientale, 
ecc) e per il superamento e l’abolizione di ogni pratica lesiva della 
libertà personale.
BASTA MORIRE DI CONTENZIONE !! STOP ALLA CONTENZIONE!!
Sabato 6 Novembre:
- PRESIDIO CONTRO LA CONTENZIONE piazza Damiano Chiesa davanti l’Ospedale nel pomeriggio dalle ore 16
-  alle ore 20 PIZZATA + MUSICA  all’ Ex Caserma Occupata in via Adriana 16
Domenica 7 novembre:
- ore 10 all’ Ex Caserma Occupata inizio assemblea antipsichiatrica
- ore 13 Pranzo a cura di Cucina IppoOasi
nel pom proseguimento assemblea
lunedì 4 ottobre 2021
articolo sul Il Tirreno sul processo per la morte di Mattia seguito dalla Stella Maris (struttura psichiatrica in provincia di Pisa)
https://necrologie.iltirreno.gelocal.it/news/129964
Morto soffocato, chiesta condanna a un anno e mezzo
Per la direttrice sanitaria della Stella Maris la pm ha concluso la sua 
requisitoria invocando una sentenza di non luogo a procedere
Una richiesta di proscioglimento e una di condanna con la condizionale.
È l’esito della requisitoria del pm Flavia Alemi davanti al gup Giuseppe
 Laghezza nei confronti delle due imputate per omicidio colposo in 
relazione alla morte di Mattia Giordani, il 26enne calcesano soffocato 
da un boccone mentre cenava con i genitori. Era il 27 marzo 2018.
La morte del giovane, uscito dalla Stella Maris dove era seguito da 
tempo, sarebbe da mettere in relazione ai farmaci di cui Mattia faceva 
uso. Per la dottoressa Giovanna Sorrentino, 60 anni, di Sesto 
Fiorentino, difesa dall’avvocato Francesco Maldonado, è stata invocata 
una condanna a un anno e mezzo con la sospensione condizionale, mentre 
per Graziella Bertini, 63 anni, di Volterra, assistita dagli avvocati 
Enrico Marzaduri e Adele Boris, la pm ha concluso per il non luogo a 
procedere.
Parti civili l’associazione Telefono Viola rappresentata dall’avvocato 
Gioacchino Di Palma e i genitori di Mattia, assistiti dallo studio 
legale Capria. Dopo la drammatica morte di Mattia in un primo tempo 
nessuno aveva messo in relazione la tragedia con i farmaci somministrati
 al 26enne che in quel periodo era assistito nel centro di Montalto di 
Fauglia della Stella Maris. Solo in un secondo momento i genitori 
scoprirono che era stato sedato con più farmaci. Proprio questi 
medicinali, secondo l’accusa, già in precedenza gli avevano causato 
gravi crisi respiratorie. Dalla cartella clinica del centro di Fauglia 
era emerso che altre volte Mattia aveva rischiato di morire soffocato 
durante i pasti. La dottoressa Bertini è la direttrice sanitaria della 
residenza sanitaria per disabili di Montalto, gestita dalla Stella 
Maris, mentre la dottoressa Sorrentino, neuropsichiatra, risponde del 
reato come medico specialista di riferimento della struttura. Sentenza a
 ottobre. 
 

