Davanti a una bottiglia di vino, del pane, alcune sigarette
e molte briciole sul tavolo. La musica da sagra popolare continua imperterrita
a proporre i suoi soliti quattro quarti e la gente parla, beve e ride.
F: E il CAMAP? Come siamo messi a iniziative?
G: Finita l’estate si riparte. O meglio: non ci siamo mai
fermati, ma non abbiamo organizzato serate o convegni, solo qualche delirio sul
blog…
F: Sarebbe bello invitare qualcuno. Tipo Antonucci o Bucalo…ma
Antonucci è ancora vivo?!
G: E’ vivo, ma non so quanto potrebbe volere.
F: Un rimborso spese molto onesto?
G: Mah, e chi lo sa…
F: Ma lui è professore universitario? Insegna da qualche
parte?
G: L’università italiana se ne guarda bene dal lasciare una
cattedra a chi vorrebbe abolire la psichiatria. Magari non gli è mai
interessato insegnare. Sicuramente chi legge e diffonde Szasz, Goffman e Laing
non ha vita facile con la scienza medica.
F: Perché è così difficile proporre queste idee?
G: Per le dinamiche del potere. La psichiatria ha impiegato
300 anni per farsi accettare dalla medicina, per diventare “scienza medica”, ma
in realtà non ha ancora raggiunto il suo scopo. Deve continuare a difendere le
proprie posizioni da qualsiasi attacco: se si apre una breccia, l’intera diga
rischia di cadere.
F: Ovvio, se ci pensi un attimo le altre discipline mediche
non devono avere tutto questo timore. Ad esempio, se vado a farmi togliere l’appendicite
perché infiammata, il chirurgo conosce benissimo la procedura, sa dove tagliare
e ricucire. Lo psichiatra non fa la stessa cosa. Innanzitutto lui “ipotizza”
che nel cervello ci sia uno squilibrio di un qualche tipo e cerca di risolverlo
con un mix di farmaci che modifica visita dopo visita, fino a raggiungere un presunto
equilibrio.
G: Ma non risolve il problema: l’unica cosa di cui possiamo
essere sicuri è che la psichiatria non ha mai curato le malattie, ha solo
modificato/attenuato/camuffato i sintomi.
F: Vero, ma se sono tutte balle, perché esiste ancora questa
pseudo-scienza?
G: Una serie di motivi. Sono come dei tasselli che uniti
tengono in piedi l’intera struttura, ma basta toglierne uno per vederla
vacillare. Negli anni ’70 la legge Basaglia aveva dimostrato che i manicomi non
servivano a nulla e che i “pazzi” stavano meglio all’esterno, smascherando in
un attimo le bugie degli psichiatri. Pensa a cosa dev’essere stato il clima di
quel tempo, al tentativo fatto dai “medici” di bloccare tutto, a quello che
hanno raccontato alla gente che nulla conosceva della disabilità e della “malattia”
mentale.
F: In effetti i “diversi” erano rinchiusi. Nessuno aveva a
che fare con certe tematiche, ma si delegava qualche esperto o presunto tale al
trattamento di ciò che, col senno di poi, non aveva assolutamente bisogno di
essere trattato. Siccome la maggior parte della società non sapeva affrontare
il problema, era impaurita da ciò che sarebbe potuto succedere.
G: E alla fine non è successo nulla, ma tutt’ora è possibile
trovare chi si ostina a difendere l’operato di certi lager.
F: Vedi la questione OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari).
G: Esatto. Torniamo un passo indietro però. Con l’apertura
dei manicomi e la legge Basaglia avremmo potuto dare il colpo di grazia a
questa pseudo-scienza, ma una volta incassato il colpo, il corpo psichiatrico
si è arroccato sulle proprie posizioni. Mentre il vento del cambiamento calava
e la situazione si calmava, loro son riusciti a difendere il proprio potere. E
in effetti uno dei tasselli è il potere che hanno raggiunto e che non vogliono
abbandonare.
F: Foucault aveva colto in pieno il problema del potere. Un
altro tassello però è la produttività.
G: Cioè? Spiegati meglio.
F: I “pazzi” non sono produttivi. Non li puoi mettere
davanti a una macchina, non li puoi far guidare, non possono produrre insomma.
G: Ma un’utilità bisognerà pur trovargliela.
F: Infatti: fai diventare un uomo un malato perenne. Non
sarà produttivo direttamente, ma assumerà medicine per il resto della vita. Non
importa se non può pagarsele, interviene la società e il costo se lo dividono
gli altri. L’importante è che si possa guadagnare anche con lui.
I due si versano un altro bicchiere di vino e la chiacchierata
continua…
Veronika
Veronika
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