La talidomide è stata inventata alla fine degli anni cinquanta dalla Chemie Grünenthal,
un’industria tedesca che voleva lanciarsi sul mercato dei farmaci
psichiatrici con un nuovo tranquillante. Il farmaco, conosciuto col nome
di Contergan e acquistabile senza ricetta, era pubblicizzato non solo
come tranquillante ma anche come sonnifero, antiinfluenzale e, almeno
per un medico pagato dalla Grünenthal, come inibitore del desiderio di
masturbarsi che affliggeva i giovanotti. La Grünenthal sosteneva anche,
sulla base di esperimenti sugli animali, che il farmaco non era in alcun
modo tossico, e che quindi anche le donne incinte potevano prenderlo.
Frances Kelsey, un medico impiegato all’FDA, non ne era così convinta. Nel 1960, quando la Richardson-Merrell fece richiesta della licenza per vendere la talidomide negli Stati Uniti, la dottoressa chiese all’industria
di fornire informazioni più dettagliate. A preoccuparla erano le notizie di neuriti periferiche, un danno irreversibile che si manifestava nei soggetti che prendevano talidomide, e fece notare che i dati sulla sicurezza che riguardavano questo effetto erano contraddittori. Disse anche che la casa farmaceutica non aveva fornito informazioni circa gli effetti del farmaco sullo sviluppo del feto e nemmeno precisava se la sostanza attraversasse o meno la barriera placentare. Era una mancanza gravissima, dato che la casa farmaceutica stava spingendo il farmaco come rimedio contro il nervosismo tipico dei primi mesi di gravidanza. La Merrell ci mise molto più tempo a rispondere a Kelsey che a distribuire i 2,5 milioni di dosi a più di 1200 medici, perché provassero il farmaco. Furono ventimila gli americani che lo presero. Collaborare con la Merrell, come del resto con molte altre case farmaceutiche a quei tempi, era una cuccagna. I farmaci arrivavano gratis, i medici non erano tenuti a riferire sui risultati, e, anche se lo facevano, non dovevano prendersi la briga di raccogliere i dati e scrivere una relazione. Il dirigente medico della Merrell, come i suoi colleghi in altre industrie del settore, era ben contento di fornire un manoscritto bell’e pronto che attestava l’efficacia del farmaco: bastava firmarlo e spedirlo a una rivista medica, dove avrebbe ingrossato la bibliografia sul valore di quel farmaco. Nonostante il marketing selvaggio della Merrell, tuttavia, stava per scoppiare un gran casino. I medici in Australia, Inghilterra e Germania cominciarono a osservare non solo casi di neurite periferica ma anche qualcosa di ben più preoccupante che riguardava i figli di chi aveva preso la talidomide: un aumento improvviso dei casi di focomelia, una patologia alla nascita che impedisce lo sviluppo degli arti e per cui le mani e i piedi dei bambini crescono direttamente dalle spalle o dal bacino. Quando studi epidemiologici e test sugli animali condotti nonostante le obiezioni della Grünenthal confermarono la relazione tra talidomide e focomelia, in Europa erano già nati migliaia di bambini con gravi deformità. Nel marzo del 1962 la Merrell, dopo due anni di braccio di ferro con Kelsey, ritirò finalmente la richiesta di licenza per la talidomide.
Frances Kelsey, un medico impiegato all’FDA, non ne era così convinta. Nel 1960, quando la Richardson-Merrell fece richiesta della licenza per vendere la talidomide negli Stati Uniti, la dottoressa chiese all’industria
di fornire informazioni più dettagliate. A preoccuparla erano le notizie di neuriti periferiche, un danno irreversibile che si manifestava nei soggetti che prendevano talidomide, e fece notare che i dati sulla sicurezza che riguardavano questo effetto erano contraddittori. Disse anche che la casa farmaceutica non aveva fornito informazioni circa gli effetti del farmaco sullo sviluppo del feto e nemmeno precisava se la sostanza attraversasse o meno la barriera placentare. Era una mancanza gravissima, dato che la casa farmaceutica stava spingendo il farmaco come rimedio contro il nervosismo tipico dei primi mesi di gravidanza. La Merrell ci mise molto più tempo a rispondere a Kelsey che a distribuire i 2,5 milioni di dosi a più di 1200 medici, perché provassero il farmaco. Furono ventimila gli americani che lo presero. Collaborare con la Merrell, come del resto con molte altre case farmaceutiche a quei tempi, era una cuccagna. I farmaci arrivavano gratis, i medici non erano tenuti a riferire sui risultati, e, anche se lo facevano, non dovevano prendersi la briga di raccogliere i dati e scrivere una relazione. Il dirigente medico della Merrell, come i suoi colleghi in altre industrie del settore, era ben contento di fornire un manoscritto bell’e pronto che attestava l’efficacia del farmaco: bastava firmarlo e spedirlo a una rivista medica, dove avrebbe ingrossato la bibliografia sul valore di quel farmaco. Nonostante il marketing selvaggio della Merrell, tuttavia, stava per scoppiare un gran casino. I medici in Australia, Inghilterra e Germania cominciarono a osservare non solo casi di neurite periferica ma anche qualcosa di ben più preoccupante che riguardava i figli di chi aveva preso la talidomide: un aumento improvviso dei casi di focomelia, una patologia alla nascita che impedisce lo sviluppo degli arti e per cui le mani e i piedi dei bambini crescono direttamente dalle spalle o dal bacino. Quando studi epidemiologici e test sugli animali condotti nonostante le obiezioni della Grünenthal confermarono la relazione tra talidomide e focomelia, in Europa erano già nati migliaia di bambini con gravi deformità. Nel marzo del 1962 la Merrell, dopo due anni di braccio di ferro con Kelsey, ritirò finalmente la richiesta di licenza per la talidomide.
Tratto da "Storia segreta del male oscuro" di Gary Greenberg
Veronika
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