martedì 16 aprile 2013


Thomas Szasz


Un altro pioniere dell' antipsichiatria è Thomas Szasz. Il suo lavoro si pone il compito di demitologizzare e deideologizzare la psichiatria e la psicoterapia. Meno politicizzato rispetto a Laing, Cooper (per non parlare poi delle esperienze italiane di Basaglia) egli parte dalla tipica posizione democratico-progressista americana della necessità morale e sociale della tolleranza e dell'imperativo del rispetto assoluto dei diritti dell'individuo.


Thomas S. Szasz, Il mito della malattia mentale. Fondamenti per una teoria del comportamento individuale, 1962, Il saggiatore.
Thomas S. Szasz, Legge, libertà e psichiatria, 1984* , Giuffrè (*)
Thomas S. Szasz, I manipolatori della pazzia. Studio comparato dell'Inquisizione e del Movimento per la salute mentale in America, 1972, Feltrinelli (*)
Thomas S. Szasz, Il mito della psicoterapia . La cura della mente come religione, retorica e repressione, 1981, Feltrinelli (*)
Thomas S. Szasz, Schizofrenia come simbolo sacro della psichiatria, 1984* Armando.(*)

Ne Il mito della psicoterapia Szasz fa in introduzione un bilancio della propria opera:

''Ne Il mito della malattia mentale mostro perché il concetto di malattia mentale è erroneo e fuorviante, in Legge libertà e psichiatria perché molti degli impieghi legali della concezione e degli interventi psichiatrici sono immorali e contrari agli ideali di responsabilità individuale, ne I manipolatori della pazzia perché le credenze morali e le pratiche sociali basate sul concetto di malattia mentale costituiscono una ideologia di intolleranza.
La credenza nella malattia mentale e la persecuzione dei pazienti psichiatrici hanno preso il posto della credenza nella magia e nella persecuzione delle streghe.
Nella presente opera estendo questa prospettiva critica ai principi e alle pratiche della cura mentale, nello sforzo di mostrare che gli interventi psicoterapeutici non sono medici ma di carattere morale e quindi non sono veri e propri trattamenti ma solo metafore.''


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