Articolo tratto da "Il fatto quotidiano" del 16/04/2013.
Minorenni con problemi neuro-comportamentali ricoverati nel reparto di psichiatria per adulti, fianco a fianco con casi da Tso (trattamento sanitario obbligatorio)
o altre gravi patologie. Con un rischio grave per possibili episodi di
violenza. Tutto questo nonostante la struttura ospedaliera sia dotata di
un reparto ad hoc, inaugurato nell’ottobre 2010, ma mai entrato in
funzione. Succede all’ospedale San Paolo di Milano. Il
caso, clamoroso e inquietante, è stato sollevato da una lettera,
sottoscritta da diverse sigle sindacali, inviata, nei giorni scorsi, al
tribunale dei Minori, alla giunta Regionale e al sindaco Giuliano Pisapia.
La
vicenda è tanto grave quanto paradossale. La richiesta di un reparto
dedicato ai minori arriva, infatti, direttamente dall’amministrazione
comunale. Palazzo Marino lo chiede alla Regione.
E questo nonostante un reparto del genere a Milano già esista, ed è
quello del San Paolo. Peccato, però, che pur esistendo i muri, la
struttura non funzioni, fatto salvo per un piccolo spicchio dedicato ad
attività ambulatoriale. E pensare che nell’ottobre 2010, a pochi mesi
dalla tornata elettorale della primavera successiva, al San Paolo arrivò
l’allora sindaco Letizia Moratti con tanto di forbici
inaugurali. Ci fu il taglio del nastro, e solo questo. Consumato il
siparietto di propaganda, il reparto è stato dimenticato. Di più: nel
quartiere popolare del Corvetto continua a vivere una
struttura fatiscente dedicata ai piccoli pazienti. Struttura che, nei
progetti, doveva essere chiusa per dare vita al nuovo reparto del San
Paolo. Nulla, naturalmente, è stato fatto.
E
così, ora, i sindacati suonano l’allarme. Perché quello che si poteva
fare non è stato fatto. Naturalmente gli episodi registrati all’interno
del San Paolo, episodi, gravi, di ordine pubblico, sono solo la punta di
un iceberg che indica, ciò che a Milano oggi rappresenta una vera e
propria emergenza: l’aumento esponenziale di richieste di ricovero di
minori affetti da problemi neuro-comportamentali. Fino ad oggi, la
storia è rimasta sotto traccia, visto che i vari casi venivano gestiti
spostandoli nelle strutture di Monza, Pavia e Brescia,
ospedali cioè dotati di reparti adeguati. Ora però la soglia di guardia è
stata superata e i sindacati segnalano come da settimane ormai molti
ragazzi (anche di età inferiore ai 14 anni) vengano smistati nel reparto psichiatrico per adulti.
Un
dato, si legge nella due pagine sindacali inviate alle istituzioni
lombarde, che segna almeno tre emergenze: “L’inadeguatezza della
struttura per adulti, la mancanza di personale dedicato ai minori, e
un’adeguata integrazione terapeutica”. Quindi si fissa il punto
“sull’aumento costante di richieste di ricoveri”. Tanto più che “non si
può tamponare questa mancanza continuando a ricoverare il minore nelle
strutture per maggiorenni” dove, per paradosso, “le tutele previste per
la riduzione dello stigma del paziente psichiatrico adulto sono
inadeguate per il minore”.
Ad
oggi, però, le cose stanno così e pare difficile che possano cambiare a
breve. Il motivo è semplice: le caratteristiche ambulatoriali date al
reparto non permettono ricoveri oltre le 24 ore. Ma c’è di più: la
struttura attualmente è dotata di un primario e appena tre medici. Poco,
anzi pochissimo. Anche per l’attuale direttore generale Enzo Brusini
che poche settimane fa ha inviato una mail alla Regione chiedendo che
il reparto venga dotato da almeno sette medici, dodici infermieri, uno
psicologo e un educatore. Insomma, la direzione mette le mani avanti, ma
ai sindacati risponde che l’attuale situazione è legata alla spending review.
Si taglia. O altrimenti, la Regione non pone ostacoli all’apertura, a
patto, però, che l’azienda sanitaria si faccia carico di tutte le spese.
E questo nonostante “il reparto psichiatrico per adulti – scrivono i
sindacati – è inadeguato dal punto di vista strutturale, ambientale,
relazionale e strumentale”, perché “i minori devono essere messi in
luoghi a loro dedicati, attenti ai loro bisogni e alla loro sofferenza”.
Insomma, la città chiede aiuto, ma, come troppo spesso accade, la
politica si gira dall’altra parte. E lo fa, anche quando di mezzo ci
sono bambini e ragazzi.
Veronika
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