Sette anni dall'atroce morte di Francesco
Mastrogiovanni durante un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio)
Un
uomo sta facendo le sue vacanze in un campeggio. Si chiama Francesco
Mastrogiovanni. È un insegnante, e i suoi alunni lo chiamano “Il
maestro più alto del mondo”.
Un'ordinanza
di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei suoi confronti fa
scattare una imponente caccia all'uomo. Francesco Mastrogiovanni,
dopo un'inutile tentativo di fuga fatto entrando in mare, braccato da
terra dai carabinieri e dal mare dalla guardia costiera, è costretto
a consegnarsi.
Secondo
la legge vigente, il TSO viene fatto quando: 1) la persona si trova
in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti
interventi terapeutici; 2) gli interventi proposti vengono rifiutati;
3) non è possibile adottare tempestive misure extraospedaliere.
Gli
psichiatri dunque propongono il TSO (che poi dev'essere convalidato
dal sindaco) quando ritengono che una persona abbia urgente ed
immediato bisogno di cure, di essere aiutato.
Non è necessario sottolineare più di tanto che un intervento terapeutico è un intervento che dovrebbe essere finalizzato al benessere di chi l'intervento lo riceve.
Non è necessario sottolineare più di tanto che un intervento terapeutico è un intervento che dovrebbe essere finalizzato al benessere di chi l'intervento lo riceve.
Chi
ha ordinato il TSO per Mastrogiovanni, ha ritenuto quindi che
Francesco è malato, che necessita di aiuto e che è bisognoso di
cure, di cure così urgenti che viene, per l'appunto, comminato il
TSO. Lo conducono per ciò al reparto psichiatrico dell'ospedale di
Vallo della Lucania per aiutarlo e curarlo.
Le
cure saranno legarlo in un letto per più di 80 ore senza cibo né
acqua durante torride giornate estive. Gli effetti di queste cure
saranno la sua morte.
Era
quasi la metà di agosto del 2009 quando ho appreso della tragica
morte di Francesco Mastrogiovanni, definito dai suoi alunni “il
maestro più alto del mondo”.
È
stato scioccante e straziante leggere ciò che avevano fatto a
Francesco Mastrogiovanni. Catturato con un provvedimento di TSO e
legato al letto di un reparto di psichiatria per più di 80 ore
ininterrotte, senza cibo né acqua, fino a quando la morte l'ha
portato con sé dopo una lunghissima agonia. Si provi ad immaginare
quale sia il supplizio di una persona legata, quanta immane
sofferenza lacera le sue carni e la sua anima.
Un Paese che vuol definirsi civile, non può permettere ciò, non può permettere che accada senza che poi prenda gli adeguati provvedimenti. E un Paese civile non può permettere che le persone vengano legate ad un letto. E quando parlo di Paese civile, non mi riferisco solamente alle istituzioni ma anche a tutte le persone che della società fanno parte.
Nei sit-in fatti per Francesco, campeggiava la scritta “E mai più”. Che mai più una persona debba morire in questo modo orrendo. Che mai più ci sia questa tortura, che mai più degli esseri umani vengano legati al letto. Tantissime persone, psichiatri e psichiatre in testa, dicono che la contenzione è terapeutica, che fa parte del piano terapeutico. Fa quindi bene, no? Dunque la tortura, qualcosa che sconvolge la mente e l'animo di una persona, farebbe bene, sarebbe terapeutica.
È venuto il momento che tutte le persone del mondo dicano prima e concretizzino poi “E mai più”. Se questo ci fosse già stato, Francesco ed altre persone sarebbero ancora vive e molte altre non sarebbero mentalmente dilaniate per il resto dei loro giorni.
Natale Adornetto ©Copyright
Il
30 ottobre 2012 c'è stata la sentenza del processo Mastrogiovanni.
Al Tribunale di Vallo della Lucania (Sa), dopo una lunga Camera di
Consiglio, cominciata alle ore 14:00, il Presidente del Tribunale, la
Dr.ssa Elisabetta Garzo, alle 18,30, in un’aula superaffollata, ha
dato lettura della sentenza che condanna alla reclusione i sei medici
del caso Mastrogiovanni per i reati di falso in atto pubblico,
sequestro di persona e morte come conseguenza di altro reato (il
sequestro di persona). Il primario Michele Di Genio è stato
condannato alla pena complessiva di 3 anni e 6 mesi di reclusione.
Rocco Barone, che dispose senza annotarla in cartella la contenzione,
a 4 anni. Stessa pena a Raffaele Basso. 3 anni ad Amerigo Mazza e
alla dott.ssa Anna Angela Ruberto, che era di turno la notte del 3
agosto 2009 durante la quale il cuore di Mastrogiovanni cessò di
battere e si accorse del decesso sei ore dopo. Michele Della Pepa è
stato condannato a 2 anni, con sospensione della pena, per sequestro
di persona e falso in atto pubblico. Tutti i medici, tranne il dott.
Della Pepa, sono stati inoltre interdetti dai pubblici uffici per 5
anni e condannati al pagamento delle spese legali. Tutti i 12
infermieri si portano l’assoluzione a casa. Sono stati assolti
poiché il fatto non costituisce reato.
“La
nostra è una battaglia, perché non accadano più cose del genere.
C'è troppa disumanità in questa storia, non si riesce a capire come
si può trattare un essere umano in questo modo, legato mani e piedi,
senza acqua, senza essere lavato, senza avere l'affetto dei suoi
familiari. Una persona è assistita durante la morte e mio fratello
lo hanno fatto morire come una bestia. Come si fa a portare da
mangiare ad una persona legata e poi riprendersi quel vassoio dopo
quattro ore? Al capezzale si sono avvicendate 18 persone, nessuno ha
avuto un gesto di umanità. Mio fratello non aveva commesso nessun
reato, perché lo hanno condannato a morte in questo modo? Ormai lui
è morto, ma non accadano mai più fatti del genere, perché a tutti
può capitare di avere un attimo di fragilità, un po' di
esaurimento: ci portano lì e ci ammazzano” – Caterina
Mastrogiovanni, sorella
di Franco.
Approfondimenti:
Fili armonici
Fili armonici
Nessun commento:
Posta un commento