martedì 9 luglio 2013

Il caso Sabattini

A proposito del problema del dissenso politico sottoposto attualmente in Italia a persecuzione psichiatrica riferirò del caso, già accennato, Carlo Sabattini, di cui mi sono occupato come perito
della difesa.
Nell'estate del 1985, quando Carlo Sabattini era internato nel manicomio giudiziario di Castiglione dello Stiviere, in seguito a denuncia pretestuosa del sindaco di Modena e per ordine del pretore Persico, appoggiato dalla perizia di tre psichiatri, che avevano dichiarato Sabattini malato di mente pericoloso, in qualità di perito della difesa andai più volte a trovarlo, con lo scopo di conoscerlo e preparare con lui gli strumenti della difesa.
In quel periodo la stampa nazionale italiana parlava molto del caso Sacharov e poco o nulla di Sabattini, capolista dei Verdi nel Comune di Modena, una persona che godeva la fiducia dei cittadini, oltre che degli amici e collaboratori, tanto che era stato eletto con il maggior numero di preferenze. Le sue iniziative per denunciare le condizioni ecologiche e altri aspetti della vita modenese, erano molto ponderate e precise, frutto di convinzioni profonde. Sabattini era diventato un punto di riferimento non solo per i Verdi ma per chi voleva cambiare le cose. Così l'hanno fatto passare per matto, sono andati a prenderlo a casa e l'hanno internato in un manicomio.
Sono andato a trovarlo, ho parlato con lui e l'ho trovato persona estremamente consapevole e cosciente di quello che era accaduto. Con serenità mi ha detto: "Non guardate chi è Sabattini. Stando qui dentro al manicomio giudiziario potrebbe anche innervosirsi. Guardate piuttosto i documenti delle vertenze giuridiche di cui mi sono occupato". Così mi ha fatto vedere i documenti con i quali ha formato un "libro bianco", mandato alla Federazione provinciale del Partito Socialista di Modena, che a sua volta lo ha trasmesso al presidente Pertini perché lo sottoponesse all'esame del Consiglio Superiore della Magistratura.
Sabattini ha infine ribadito: "Guardate i documenti e decidete, invece di mettere da parte me con dei pretesti."
Non è una novità che la psichiatria si serva dei suoi strumenti per eliminare i cittadini che dissentono: tutti lo sappiamo bene perché si parla molto in Italia, e in tutto l'Occidente, della psichiatria come repressione in Unione Sovietica e in altri Paesi a socialismo reale, giustamente criticando quello che vi accade. Ma la verità è che queste cose accadono anche da noi. Anzi storicamente è proprio in Italia che è nata la psichiatria come strumento repressivo del dissenso. Si deve a Lombroso l'elaborazione di queste teorie, che in Unione Sovietica vengono usate magari con qualche perfezionamento.
Chi conosce la storia del movimento anarchico italiano sa che in Italia molti dissidenti sono stati eliminati grazie alle teorie sociologiche e psichiatriche lombrosiane. Così Sabattini non è un caso nuovo. Per non dire di tutti quelli che vengono eliminati giorno dopo giorno, senza che se ne abbia notizia, perché non hanno rilievo presso l'opinione pubblica. (...) Se per ipotesi Sabattini fosse stato uno che diceva sciocchezze, forse non sarebbe stato internato, perché non ci voleva molto a smentirlo. Ma proprio perché era difficile smentirlo, l'unico modo era internarlo in manicomio e farlo dichiarare pazzo dagli psichiatri che svolgono appunto questo compito al servizio del potere.
Quelli che mi conoscono, o che conoscono il mio lavoro, sanno che ho sempre sostenuto e sostengo che la psichiatria non è una scienza. Secondo me la psichiatria è stata costruita apposta per eliminare le persone scomode: la persona scomoda può essere il dissidente il cui pensiero è in conflitto con le autorità, ma anche il disoccupato o il mendicante.
Dicono che Sabattini avrebbe, per usare le loro parole, un "delirio rivendicazionista". Questo significherebbe che una persona che come il Sabattini fa delle precise, documentate rivendicazioni, non è un cittadino che difende i suoi diritti, come penso io e come pensano i suoi elettori, ma è uno che ha il difetto di protestare: così si vede che per i periti psichiatri del giudice il protestare contro le autorità è un difetto, che finisce per diventare una malattia.
Dicono ancora i periti del giudice che Sabattini soffrirebbe di "altruismo morboso": sfiderei chiunque a spiegare il contenuto di questo concetto. Anche la capacità di Sabattini a formarsi una cultura giuridica da autodidatta sarebbe secondo loro un sintomo di malattia. Infine lo accusano di proselitismo: vale a dire di farsi dei proseliti, come fa ogni politico e ogni cittadino che si occupa dei diritti collettivi.
Come si vede, ogni caratteristica positiva viene trasformata in un carattere negativo. Ma non basta: i caratteri negativi così arbitrariamente ottenuti vengono raccolti in un concetto immaginario di malattia.
In ogni modo anche se Sabattini si sbagliasse nelle sue critiche e nelle sue denunzie, sarebbe un cittadino che fa degli errori nel difendere i diritti della collettività, non certo uno da definire matto e da mettere in manicomio giudiziario. (...) Sabattini è stato liberato dopo circa tre mesi d'internamento, con una modifica, da parte del tribunale, della formula con cui era stato internato. Ma ha dovuto aspettare più a lungo per essere liberato dal marchio che gli hanno applicato gli psichiatri.
 
Tratto da "Il pregiudizio psichiatrico" di Giorgio Antonucci, ed. Eléuthera

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