giovedì 16 agosto 2018

Incapaci di dominarsi e di farsi dominare

di Giuseppe Bucalo

Metamorfosi psichiatriche
INDOMABILI
la malacarne e la malacoscienza

Ho avuto modo di leggere e di ascoltare Anna Carla Valeriano, la ricercatrice che ha pubblicato un testo, "Malacarne", che analizza i documenti (specie le cartelle cliniche) di donne internate in manicomio in epoca fascista.
Anna Carla descrive bene il connubio fra ideologia psichiatrica ed esigenza di controllo e normalizzazione propria dell'ideologia fascista e ancor meglio come questa unità di intenti si concentri sul controllo dei corpi e dei comportamenti, specie quelli delle donne.
L'ideologia fascista (ma possiamo dire tutte le ideologie) impone un'idea di normalità e un ordine che la psichiatria è chiamata a fare rispettare.
Il compito della psichiatria, del resto, è da sempre quello di trasformare le condotte divergenti in malattie per poterne autorizzare il controllo.
Anna Carla, come tanti altri studiosi del fenomeno manicomiale, però indugia sull'equivoco di considerare quelle donne o "sane" e impropriamente ricoverate in manicomio, ovvero emotivamente "fragili" e trattate in modo errato. Facendo trapelare l'idea che in realtà si tratta comunque di disagi trattati in maniera sbagliata.
Tale tesi è ben riassunta nella chiusa finale del suo saggio: "Per un buon numero di donne il manicomio sarebbe stata una nota discordante da confondere nel suono ordinario della vita quotidiana, per molte altre avrebbe rappresentato l'epilogo tragico di un'esistenza vissuta ai margini e non più recuperabile.
Per tutte è stata un'ingiustizia cancellata dalla legge Basaglia"
Lo potremmo definire un eccesso di ottimismo, ma in realtà tale giudizio è frutto del processo di mascheramento e di mistificazione che è alla base di ogni "rivoluzione" e metamorfosi psichiatrica.
La psichiatria cambia forma e aspetto per adattarsi e sopravvivere al nuovo contesto sociale, ma non perde la sua natura.
Difficile per chi segue le vicende della violazione dei diritti degli utenti involontari della psichiatria, sottoscrivere l'idea che oggi l'internamento coatto delle donne in psichiatria sia motivato da ragioni altre da quelle che Anna Carla descrive nel suo testo. Che la società, la famiglia e la psichiatria abbiano smesso di considerare l'autonomia delle donne nella gestione delle propria vita e del proprio corpo un diritto acquisito e inattaccabile. Ancora oggi quella autonomia reca disturbo all'ordine familiare e, quindi, sociale e va (s)piegato e trattato come frutto di "disturbi" emotivi.
I reparti psichiatrici ancora oggi ospitano donne che rifiutano/non si adeguano alle aspettative familiari, non accudiscono i figli, usano liberamente il proprio corpo ... ancora oggi sono "curate" (con le più moderne camice di forza chimiche) per il loro bene, per preservarle da vite dissolute.
Ho ripensato ad Anna Carla e al suo libro proprio in questi giorni, agosto 2018, in cui Teresa è stata prelevata da casa e condotta, per ordine del magistrato, presso una Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza).
Accusata e denunciata dalla madre e da un vicina di casa che hanno inteso così preservarla e salvarla dalla vita dissoluta che, a loro modo di vedere conduce. Scelte di vita che l'hanno portata negli anni allo scontro verbale e anche fisico con la famiglia e la comunità sociale, guadagnandosi la patente di ragazza difficile, ribelle, ingrata e, quindi, emotivamente instabile.
Maltrattamenti in famiglia, minacce e lesioni ... dichiarate e denunciate per il suo bene, sufficiente non solo a fare scattare le indagini ma a convincere il magistrato dell'urgenza di dover intervenire per metter in sicurezza Teresa (senza averla mai sentita, senza aver appurato i fatti, senza notiziare il suo avvocato ...).
La legge lo permette. Basta il sospetto dell'insanirà mentale dell'indagata e la presentazione di documentazione medica (prodotta dalle persone offese dal reato) che attesti che negli anni precedenti la stessa aveva subito TSO, perché un giudice possa presumerne la pericolosità sociale e disporre il suo internamento, seppur temporaneo, in Rems.
Non ha alcuna importanza se i fatti sono tranquillamente ascrivibili alla normale relazione conflittuale madre/figlia, che probabilmente Teresa ha ben ragione di essere adirata con la madre; che le stesse "aggressioni" denunciate fanno quasi sempre seguito alle continue accuse/offese gratuite che le vengono rivolte o alla minaccia di farla internare.
La presenza delle cartelle cliniche in cui gli psichiatri hanno sancito negli anni che l'aggressività di Teresa sia non solo immotivata, ma probabilmente frutto di una patologia mentale e non legata invece alla sua storia di vita e alle sue relazioni coi familiari, sopravanzano qualsiasi altra valutazione e fanno ritenere superfluo finanche ascoltare la persona interessata.
Anna Carla Valeriano nel suo libro "Malacarne" cita un'annotazione nella cartella clinica in cui un'internata veniva descritta come "incapace di dominarsi e di farsi dominare".
Come si vede: niente è cambiato.

Nessun commento: