domenica 11 giugno 2017

Caso Mastrogiovanni/ Pubblicate le motivazioni della sentenza


Dopo circa quattro mesi dall'emanazione della sentenza emessa dalla corte d'appello del Tribunale di Salerno per la morte di Francesco Mastrogiovanni, nella quale sono state confermate, seppur dimezzate, le pene per i sei medici del reparto di psichiatria dell'Ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Sa) e sono stati condannati undici dei dodici infermieri loro collaboratori (assolti in prima istanza), sono state rese note le motivazioni della sentenza di secondo grado. Quali sono state le pene comminate e le relative motivazioni?

Le richieste
Nella requisitoria del 10 aprile 2015 il Procuratore Generale Elio Fioretti aveva chiesto pene variabili da cinque anni e quattro mesi a quattro anni sia per i sei medici che per gli undici infermieri. La dr.ssa Maddalena Russo, subentrata nel corso del processo al dr. Fioretti, nella sua brevissima replica ha confermato le richieste del collega, ribadendo la responsabilità anche degli infermieri.

Le condanne
La Corte d'Appello di Salerno, presieduta dal Dott. Michelangelo Russo, nonostante le richieste di inasprimento delle pene avanzate dai due Procuratori Generali ha condannato gli infermieri: Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Nicola Oricchio e Marco Scarano a un anno e tre mesi di reclusione; Maria D'Agostino Cirillo, Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Massimo Minghetti, Raffaele Russo e Antonio Tardio a pene lievissime di un anno e due mesi per aver dato “un contributo materiale consapevole alle condotte dei medici, contribuendo consapevolmente, con comportamento commissivo od omissivo, alla privazione della libertà personale dei pazienti e senza esercitare il potere/dovere di rifiutarsi o comunque di segnalare l'illeicità, connesso alla loro funzione e comunque loro conferito dall'art.51, comma 3 C.P.,”.
Per la prima volta i giudici hanno affermato che non basta ubbidire ad un ordine per non essere ritenuti responsabili di un reato.
Per quanto riguarda i medici Rocco Barone e Raffaele Basso la pena comminata è di due anni; Michele Di Genio, primario, è stato condannato a un anno e undici mesi; Amerigo Mazza e Anna Angela Ruberto ad un anno e dieci mesi; Michele Della Pepa a un anno e un mese per aver messo in atto: “una contenzione disumana”, che non può essere giustificata con finalità di protezione del paziente e appare come una prassi legata a carenze di personale e volontà organizzative. Il fatto che nessuno dei medici l'abbia annotata in cartella clinica dimostra per i giudici la consapevolezza di quanto non vi fosse alcun presupposto per legittimarla. Se le pene previste in primo grado sono state ridotte è solo nel rispetto di criteri di commisurazione della pena, “che non devono tenere conto di fattori emotivi” e in considerazione di un contesto temporale in cui la sensibilità a certi temi era meno avvertita.


Lo sconcerto dei familiari
L'esiguità delle pene e la sospensione per i medici dell'interdizione dai pubblici uffici hanno prodotto nei familiari dell'insegnante un grande sconcerto. Caterina Mastrogiovanni, sorella di Franco, intervistata dal TG3, visibilmente turbata ha dichiarato: “Resto molto delusa, molto delusa soprattutto per il reintegro (del personale sanitario, n.d.a.), mio fratello è stato ammazzato in quel reparto”. Anche Grazia Serra, figlia di Caterina e nipote dell'insegnante cilentano ha dichiarato con forza: “Sono molto preoccupata, è stata sospesa l'interdizione dal lavoro per i medici, noi quello che vogliamo è che non accada mai più e invece questi medici continueranno a lavorare”. Se necessario, continua Grazia, ci rivolgeremo alla Corte Europea per i diritti dell'uomo.

La “Legge Mastrogiovanni”
A seguito dei tanti morti e degli abusi consumati nell'esecuzione dei ricoveri coatti, i Radicali hanno preannunciato che presenteranno, in Parlamento, una proposta di “Legge Mastrogiovanni” che riveda il Trattamento sanitario obbligatorio. Altre battaglie che ci attendono sono quelle per l'introduzione nel codice penale dei reati di tortura e trattamenti degradanti. A chiederlo, tra gli altri, è il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che ha ritenuto insufficienti le misure sinora prese dall'Italia per dare esecuzione alla sentenza di condanna della Corte europea dei diritti umani sul caso Cestaro (irruzione nella scuola Diaz durante il G8 di Genova) emessa il 7 aprile 2015.
Angelo Pagliaro
fonte: http://www.arivista.org

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