mercoledì 14 gennaio 2015

Stregoneria e follia



La psichiatria ufficiale analizza la figura della strega secondo un’ottica patologica, cerca cioè di ricondurre a malattia mentale i comportamenti puniti dall’inquisizione, tramite un’analisi dei documenti storici. Similmente Freud, nel suo saggio su Leonardo Da Vinci, condurrà lo stesso lavoro, ma cogliendo il pericolo insito in un’impresa simile, ovvero rendere patologico tramite la nostra chiave di lettura qualsiasi comportamento che in realtà non sarebbe tale. E’ proprio lo stesso inventore della psicanalisi a metterci in guardia dai rischi logici insiti nel separare troppo nettamente normalità da patologia: “Noi non riteniamo più che salute e malattia, gente normale e nevrotica, siano da distinguersi nettamente l'una dall'altra...". La stregoneria, con l’avvento dell’illuminismo e il tramonto di una società prettamente teologica, verrà interpretata sotto nuova luce con l’opera di Pinel, Esquirol e Charcot. La strega non è più pericolosa perché eretica, ma perché folle, nevrotica, maniacale. Non deve più essere isolata fisicamente e fatalmente dalla società tramite il rogo, ma separata a vita per evitare eventuali rischi alla popolazione considerata normale, tramite il ricovero in una struttura.


Il problema dell’equazione strega=folle proposto dagli storici della psichiatria è che in questo modo non si rende giustizia a coloro che furono torturati e arsi vivi non per ciò che fecero, ma per ciò in cui credettero. Consultando le fonti storiche non si può non rendersi conto che la maggior parte delle vittime dell’inquisizione non avevano niente a che fare con presunte patologie. Ebrei, delinquenti comuni e allevatrici a cui erano nati bambini morti erano tra le vittime preferite dell’inquisizione e le loro confessioni di stregoneria erano sempre estorte tramite tortura. Omettere questi particolari per avvalorare l’idea che tutte le donne accusate di stregoneria fossero delle folli significa forzare la verità ed evitare di riflettere sul ruolo oppressivo degli inquisitori.

Come dichiara Szasz nel suo libro "I manipolatori della pazzia": 



"In breve, possiamo concludere che sebbene la teoria psichiatrica
della stregoneria sia priva di valore ai fini della nostra comprensione
della caccia alle streghe, è preziosa ai fini della nostra
comprensione della psichiatria e del suo concetto base di malattia
mentale. La cosiddetta "malattia mentale" (o "psicopatologia") appare
come il risultato di un particolare tipo di rapporto tra l'oppressore e l'oppresso"


Per quale motivo la psichiatria si rifiuta di riconoscere fra le streghe delle perseguitate e invece preferisce sposare la teoria della malattia mentale? Fare ciò significherebbe ammettere le responsabilità della chiesa nella persecuzione di innocenti, ma soprattutto mettere idealmente sotto processo gli inquisitori, ovvero coloro che possono essere considerati a pieno diritto i precursori del moderno psichiatra. La psichiatria non può accettare che i piani vengano ribaltati: se le streghe furono delle perseguitate, allora la fantomatica malattia mentale non sarebbe da ricercare fra di loro, ma fra i persecutori che detenevano il potere. Nel linguaggio psichiatrico andrebbe perciò a decadere l’accusa di nevrosi e l’accusante stesso sarebbe passibile dell’etichetta di schizofrenico paranoide, una prospettiva ovviamente inaccettabile per gli storici della psichiatria. 

 Veronika


1 commento:

Unknown ha detto...

Accidenti, ottimo lavoro e finalmente qualcuno a aperto gli occhi sulla psichiatria. Mi sento meno solo.